In questo articolo, l’economista francese (École des hautes études en sciences sociales – EHEES) illustra l’impraticabilità economico-finanziaria delle retoriche del “più Europa”, evidenziando come le ipotesi di integrazione europea siano pura fantasia non appena si consideri l’entità dei flussi di trasferimento che sarebbero necessari a realizzarla. Non solo, ma l’analisi di Sapir mostra come le sole possibilità di sopravvivenza dei paesi del sud Europa siano nella svalutazione competitiva (uscita dall’euro) o in questi imponenti flussi di trasferimento in grado di ristabilire le condizioni di competività nell’eurozona. Solo per colmare il divario d’istruzione tra Italia e Germania in una singola fascia d’età, ad esempio tra i giovani diciottenni, l’Italia dovrebbe investire il 2% del PIL.
Qui, le opinioni di Sapir e dell’Economist sulla prossima crisi dell’eurozona, quella francese.
Ora sull’ipotesi “Federale” si sprecano fiumi di inchiostro. E’ presentata come “la” soluzione alla crisi dell’euro, le alternative essendo o un drammatico impoverimento dei Paesi “del sud” dell’Euro o un crollo dell’euzona [1] .Alcuni non esitano ad aggiungere che quest’ipotesi era già implicita nelle imperfezioni oggi riconosciute della zona euro [2] . Tuttavia, non sembra che si abbia una reale comprensione di ciò che comporta la formazione di una “Federazione europea”, in particolare dal punto di vista dei flussi di trasferimento.
Per contro, cominciamo a sentirne lo stress, e in particolare l’abbandono della sovranità fiscale. La volontà della Germania di sottoporre i bilanci a una decisione preventiva di Bruxelles, naturalmente, va in questo senso [3] .
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