Posts tagged ‘Freud’

28 Settembre, 2016

Sigmund Freud, Il sogno dell’iniezione di Irma

by gabriella
freud-1890

Freud nel 1890

L’autoanalisi di un sogno condotta da Freud ne L’interpretazione dei sogni (1900) è la prima applicazione della psicanalisi alla decifrazione del suo significato (il sogno è la soddisfazione allucinatoria di un desiderio) e della sua articolazione in contenuto latente e contenuto manifesto realizzata dal lavoro onirico.

Premessa

Durante l’estate del 1895 avevo curato con la psicoanalisi una gio­vane signora che era in rapporti di amicizia con me e la mia famiglia. Si può prontamente comprendere come una relazione mista di questo genere possa essere fonte di molti turbamenti per un medico e in par­ticolare per uno psicoterapeuta. Mentre l’interesse personale del me­dico è grande, la sua autorità è minore; qualsiasi fallimento sarebbe una minaccia per l’antica amicizia con la famiglia del paziente. Que­sta cura era finita con un successo parziale; la paziente era guarita della sua angoscia isterica, ma non aveva perso tutti i sintomi somati­ci del processo isterico, così le proposi una soluzione che sembrava non voler accettare. Mentre eravamo così in disaccordo, avevamo interrotto la cura per le vacanze estive. Un giorno venne a trovarmi un collega più giovane, uno dei miei più cari amici, che era stato con la mia paziente, Irma, e la sua famiglia nel luogo dove villeggiavano.

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20 Settembre, 2016

Il caso di Elizabeth von R.

by gabriella

elizabeth von rIl caso di Elizabeth von R. è interessante perché è il primo in cui Freud fa a meno dell’ipnosi e perché introduce al caso di Dora il cui approccio da parte di Freud può essere considerato un vero e proprio trattamento psicoanalitico. Tratto da Sublimazioni di Saverio Tomaselli con integrazioni e modifiche.

Freud prese in cura Elisabeth von R. per dei dolori alle gambe che le si erano presentati due anni prima. Anche se nella paziente non emerge il quadro clinico tipico dell’isteria, dopo alcune sedute Freud confermò la diagnosi d’isteria fatta dal collega che gli aveva inviato la paziente. L’anamnesi del caso aveva evidenziato una serie d’eventi dolorosi che la paziente dava l’impressione d’aver assorbito, riuscendo a vivere con sufficiente serenità: la “belle indifference” delle isteriche, aveva pensato Freud.

I motivi che lo avevano spinto a non servirsi dell’ipnosi, risiedevano, tra l’altro, nella convinzione che la paziente era a conoscenza di ciò che aveva determinato la malattia; si trattava, quindi, di convincerla a rivelare questo suo segreto. Ecco come Freud descrive il trattamento:

“Così, in questa prima analisi completa di un’isteria da me intrapresa, arrivai ad un procedimento che in seguito ho eretto a metodo e introdussi deliberatamente un procedimento di svuotamento strato per strato, che ci piaceva paragonare alla tecnica del dissotterrare una città sepolta. Mi facevo, anzitutto, narrare ciò che era noto alla paziente, badando con attenzione ai punti in cui un nesso rimaneva enigmatico, in cui sembrava mancare un anello nella catena delle cause, e penetravo poi negli strati più profondi della memoria, facendo agire in quei punti l’esplorazione ipnotica o una tecnica equivalente”.

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6 Maggio, 2016

Sigmund Freud, L’avvenire di un’illusione. L’illusione di un avvenire

by gabriella
Freud

Sigmund Freud (1856 – 1939)

L’avvenire di un’illusione (1927), è dedicato da Freud al ruolo svolto dalla religione nel mantenimento della convivenza sociale, la civiltà che il padre della psicanalisi vedeva edificata sulla rinuncia alla scarica delle pulsioni sessuali e aggressive.

Disagio civiltàLe forme di religiosità più arcaiche sono ricondotte da Freud a una trasfigurazione delle forze della natura in termini paterni, legata al bisogno di protezione dal rischio dell’annientamento. Il sentimento religioso ha dunque origine nel vissuto di radicale impotenza sperimentato da ognuno durante l’infanzia, significato che emerge esplicitamente nell’immagine del Dio ebraico.

La componente allucinatoria rinvenuta nelle rappresentazioni religiose, del tutto affine alle altre produzioni dell’inconscio quali i sintomi e i sogni, porta lo scienziato a definire la religione «la nevrosi ossessiva universale dell’umanità», la cui carica affettiva rende solida un’eredità arcaica e infantile che l’umanità stenta a lasciarsi alle spalle.

«L’insieme è così manifestamente infantile, così irrealistico, da rendere doloroso,
a un animo amico dell’umanità, pensare che la grande maggioranza dei mortali
non sarà mai capace
di sollevarsi al di sopra di questa concezione della vita».

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6 Maggio, 2016

Il significato filosofico della psicanalisi

by gabriella
Salpêtrière

Pierre André Brouillet, Charcot spiega agli studenti il caso di Blanche Wittman, 1887

La rilevanza della psicoanalisi per la filosofia e le scienze umane consiste in una nuova definizione dell’uomo come soggetto, in una reinterpretazione della sintomatologia psicopatologica individuale e sociale, e infine in una revisione della stessa pratica terapeutica e medica in generale.

La psicoanalisi freudiana definisce il soggetto come elemento parziale del sistema psichico (in quanto connesso ad altre istanze quali l’Es e il super-Io), derivato e non originario (nasce infatti per differenziazione di uno strato dell’Es). La sintomatologia psicopatologica costituisce l’aspetto essenziale che testimonia precarietà e limitatezza del soggetto cosciente, il quale, lungi dall’essere padrone della propria consapevolezza ed espressività, è attraversato dalle manifestazioni dell’inconscio (lapsus, atti mancati, sogni, associazioni verbali ecc.).

La stessa concezione di normalità psicologica ed esistenziale viene messa in questione da queste tesi: l’anormalità psichica, infatti, non si configura più come una malattia di origine biologica o cerebrale, bensì come un disturbo nella realizzazione della personalità cosciente, che è sempre, in generale, un processo drammatico, difficile e angoscioso. Da ciò si ricava in primo luogo il costitutivo stato di sofferenza psichica dell’umanità, cosicché a rigore non esistono una normalità perfetta e un’integrazione definitiva del singolo nel contesto affettivo e sociale: si ricordino, al proposito, le tesi freudiane sulla “nevrosi dell’umanità” e sul “disagio della civiltà”.

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6 Maggio, 2016

Cornelius Castoriadis, L’individuo privatizzato. Psicanalisi e immaginazione radicale del soggetto.

by gabriella

kastoriadisNei due testi che seguono, L’individu privatisé  – un intervento tenuto dal filosofo alcuni mesi prima di morire [qui il sito a lui dedicato] – e Psicanalisi e immaginazione radicale del soggetto – intervista rilasciata a Sergio Benvenuto il 7 maggio 1994, Castoriadis illustra i concetti di autonomia, libertà e democrazia alla luce del compito emancipativo del soggetto assegnato da Freud alla psicanalisi – e dai greci alla paideia.

 

L’individuo privatizzato [Tolosa, 22 marzo 1997]

La filosofia non è tale quando non esprime un pensiero autonomo. Cosa significa autonomo? Il termine “autos- nomos”,“che si dà la sua propria legge”, ha in filosofia un significato chiaro: darsi la propria legge vuol dire porre domande, e non accettare nessuna autorità; neppure quella del proprio pensiero anteriore.

Ma qui tocchiamo un punto dolente, poiché quasi sempre i filosofi costruiscono sistemi chiusi come un uovo (si veda Spinoza, si veda soprattutto Hegel, e in qualche misura anche Aristotele), o restano attaccati a talune forme che hanno creato, e che non riescono a rimettere in questione. Gli esempi contrari sono pochi: uno è Platone; un altro, anche se nel campo della psicanalisi e non della filosofia, è Freud. L’autonomia del pensiero è l’interrogazione illimitata, che non si ferma davanti a nulla e rimette costantemente in discussione se stessa. Non è però un’interrogazione vuota, che non avrebbe alcun significato: perché abbia un senso, occorre aver già posto un certo numero di termini come provvisoriamente incontestabili; altrimenti quel che rimane non è un’interrogazione filosofica, ma un semplice punto interrogativo. L’interrogazione filosofica è articolata, salvo a riconsiderare gli stessi termini a partire dai quali si è articolata.

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3 Marzo, 2016

Umberto Galimberti, Vanagloria

by gabriella

9 Luglio, 2015

Zygmunt Bauman, Il disagio della postmodernità

by gabriella
Freud nel suo studio

Freud nel suo studio

L’introduzione di Bauman a La società dell’incertezza, Bologna, Il Mulino, 1999, pp. 7-25.

Nel 1929 comparve a Vienna Das Unbehagen in der Kultur, un saggio che inizialmente doveva essere intitolato Das Unglück in der Kultur. Il suo autore era Sigmund Freud. In italiano l’opera è nota come Il disagio della civiltà (Torino, Boringhieri, 1978). La stimolante e provocante lettura freudiana delle pratiche della modernità entrò nella coscienza collettiva e finì per strutturare profondamente il modo di valutare le conseguenze (intenzionali e non) dell’avventura moderna. Anche se Freud aveva preferito parlare di Kultur o di «civiltà», sappiamo ora che il libro riguarda la storia della modernità; solo la società moderna era in grado di pensare se stessa come fermento «culturale» o «civilizzatore» e di agire sulla base di questa autocomprensione producendo gli esiti che Freud si proponeva di indagare; per questo motivo, l’espressione «civiltà moderna» è pleonastica.

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30 Aprile, 2015

Gianni Vattimo, La scuola del sospetto

by gabriella
13 Settembre, 2013

Massimo Recalcati, L’uomo senza inconscio

by gabriella

uomo senza inconscioL’introduzione e i primi due capitoli [I. Estinzione dell’inconscio? Una recente mutazione antropologica; II. Evaporazione del Padre e discorso del capitalista] de L’uomo senza inconscio. Figure della nuova clinica psicanalitica [Milano, Raffaello Cortina, 2010]. Con esercitazione in coda.

Introduzione

I. Estinzione dell’inconscio? 1.1 Il deserto cresce; 1.2 Il soggetto dell’inconscio; 1.3 Una mutazione antropologica: estinzione dell’inconscio; 1.4 Clinica del vuoto; 1.5 Il fondo psicotico della nuova psicopatologia; 1.6 Le identificazioni solide; 1.7 Il nuovo principio di prestazione.

II. Evaporazione del Padre e discorso del capitalista 2.1 Il discorso del capitalista come distruzione dei legami; 2.2 L’insoddisfazione come prodotto del discorso del capitalista; 2.3 Il narcinismo ipermoderno; 2.4 Evaporazione del Padre, universalismo e nuove segregazioni; 2.5 Cosa resta del padre; 2.6 L’epoca della precarietà e le patologie del legame; 2.7 Legami alla deriva; 2.8 Il rischio del legame.

 

Schema del testo esaminato

L'uomo senza inconscio

 

Introduzione

È un errore considerare il soggetto dell’inconscio come un dato di natura, o peggio come un’essenza sovrastorica immune dalle trasformazioni sociali. E un errore anche pensare che la sua esistenza sia garantita in quanto espressione ontologica della realtà umana. Di conseguenza è, a mio giudizio, un grave errore non contemplare la possibilità disastrosa che il soggetto dell’inconscio possa declinare, eclissarsi, persino estinguersi.

LacanAnche per questa ragione Jacques Lacan [1901-1981] ha sempre insistito sulla necessità di evitare di attribuire all’inconscio uno statuto ontologico mostrandone invece la valenza eminentemente etica o, come si esprime in apertura del Seminario XI, “preontologica” [J. Lacan, Il seminario, Libro XI]. Perché il soggetto dell’inconscio preservi la sua forma specifica di esistenza è necessario che la psicoanalisi installi la condizione della sua operatività. Non c’è soggetto possibile dell’inconscio se non attraverso l’esperienza della psicoanalisi. Per questa ragione Lacan poteva affermare, non senza un certo gusto per il paradosso, che lo psicoanalista è parte integrante del concetto di inconscio.

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1 Luglio, 2013

Fabio Milazzo, Il dibattito sul nuovo realismo

by gabriella

Da Haecceit@s.

Il dibattito, che oggi si struttura intorno ad un Manifesto[2] affonda le proprie radici nella “svolta post-ermeneutica” di Maurizio Ferraris  avvenuta ormai più di un decennio fa quando, riprendendo e sviluppando le analisi realistiche di Paolo Bozzi[3], decise di criticare il soggettivismo e il relativismo dell’ermeneutica a favore di un più rassicurante realismo che riconosce nella realtà esterna il mondo quale èper essenza diremmo- al di là delle interpretazioni attraverso le quali lo denotiamo di senso[4].

Anselmo d'AostaIl Realismo classico della filosofia, quello di Anselmo d’Aosta e di Guglielmo di Champeaux[5], anche nella versione moderata di Tommaso d’Aquino, prevede l’esistenza di una realtà esterna al soggetto conoscente indipendente dal processo conoscitivo del soggetto stesso. In altre parole, e radicalizzando la questione: il mare che vedo fuori dalla mia finestra è blu e le foglie della palma sono di un verde che vira verso il giallo “secco” tipico della stagione calda che “sta per arrivare”[6].

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