I principali dilemmi metodologici della ricerca sociale: la realtà sociale va semplicemente studiata o la sociologia deve contribuire a cambiarla? La sociologia può mettersi al servizio delle concrete domande dell’industria o deve limitarsi alla fare ricerca teorica? E deve avvalersi di metodi qualitativi o quantitativi?
Nel novecento si è sviluppato un ampio dibattito sul ruolo dello scienziato sociale e della sociologia nell’arena pubblica e sui metodi da preferire nella costruzione del sapere sociologico. Le principali opzioni si sono aggregate intorno alla coppia neutralità vs intervento nelle politiche sociali; ricerca teorica vs ricerca empirica; ricerca qualitativa vs ricerca qualitativa.
Neutralità vs intervento
Con che coraggio posso perdere il mio tempo a conoscere il segreto delle stelle,
quando davanti agli occhi ho sempre presente o la morte o la schiavitù?
Agitato dall’ambizione, dalla cupidigia, dalla temerarietà, dalla superstizione,
e avendo dentro di me altri simili nemici della vita, mi metterò a pensare al moto del mondo?
Anassagora, A Pitagora [Michel de Montaigne, Essays, 26].
Nei Quaderni dal carcere, Antonio Gramsci aveva delineato l’identità e il ruolo di un intellettuale di tipo nuovo, l’intellettuale organico, proveniente dalla classe lavoratrice e ad essa legato dal compito di costruirne attivamente l’emancipazione. In questo che può essere considerato il prototipo dell’intellettuale impegnato in politica, Gramsci vedeva il superamento della distinzione tra homo faber e homo sapiens e la creazione di un’intellettualità diffusa capace di determinare cambiamenti sociali attraverso una nuova egemonia – concetto dalla lunga gestazione da Rousseau a Marx.
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