Nel XXI capitolo di The Grapes of Wrath, 1939 (Furore), la famiglia Jods, cacciata dalla piccola fattoria in Oklahoma dalla banca alla quale non poteva restituire un prestito, arriva in California, dove spera di lavorare nella raccolta della frutta. Durante il drammatico viaggio ha perso tutto, salvo la speranza di ricominciare. Saranno gli uomini del posto, impoveriti e impauriti dalla miseria, a toglierle anche questa in una descrizione classica dell’ostilità montante verso lo straniero.
Lo leggiamo oggi in 3F nel contesto del lavoro in psicologia sociale su stereotipi e pregiudizi verso gli stranieri. Si veda anche l’approfondimento La ricerca del capro espiatorio da Trump a Salvini di Fahrenheit (RadioRai 3) dal minuto 2:26.
E gli occhi dei poveri riflettono, con la tristezza della sconfitta, un crescente furore.
Nei cuori degli umili maturano i frutti del furore e s’avvicina l’epoca della vendemmia.
John Steinbeck, The Grapes of Wrath
Ora gli emigranti sono trasformati in nomadi. Quella gente che aveva vissuto di stenti sui magri prodotti d’un pezzetto di terra, adesso ha l’intero Occidente in cui spaziare. E lo va rovistando da un capo all’altro, e le strade son convertite in fiumane di gente, e gli argini dei corsi d’acqua sono presidiati da falangi di straccioni.
Finché erano rimasti nei loro poderi del Middle West e del South West, erano stati tutti coloni, coloni che l’industria aveva lasciati intatti, contadini che non sentivano il bisogno di ricorrere alle macchine per lavorare la terra, né conoscevano la potenza e il pericolo delle macchine nelle mani di privati. Non si erano assuefatti ai paradossi dell’industria. Vedevano distintamente il lato assurdo e ridicolo della vita industriale.
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