L’analisi girardiana del meccanismo vittimario parte dall’osservazione del mimetismo umano che spinge gli individui ad agire perché vedono farlo ad un modello.
Al centro del mimetismo c’è il desiderio che è appunto il volere qualcosa perché la vuole l’altro.
Il concetto di desiderio è totalmente diverso da quello di appetito: si vuole qualcosa perché la vuole anche l’altro, è il principio mimetico che muove l’individuo nella sua socialità [ne Le bouch émissaire (1982), trad. it. Il capro espiatorio, Milano, Adelphi, 1987].
Indice
1. Desidero e mimetismo
2. Il meccanismo vittimario
3. La scelta della vittima
4. Il capro espiatorio nel mito e nella religione
4.1 Trasfert di aggressività e trasfert di divinizzazione
4.2 Il cristianesimo e il capro espiatorio
1. Desiderio e mimetismo
Il punto di partenza della spiegazione che Girard offre del meccanismo del capro espiatorio è la dinamica umana del desiderio. L’animale, infatti, agisce secondo appetiti dettati dall’istinto, l’uomo invece osserva e, successivamente, imita.
Nasce così un rapporto triangolare nel quale qualcuno desidera qualcosa perché qualcun altro la possiede. Ciò comporta che le cose che vogliamo avere non le desideriamo per se stesse, ma perché sono possedute dal modello a cui ci omologhiamo.
Se finiamo col desiderare tutti le stesse cose diventiamo, però, rivali e antagonisti. La rivalità mimetica è, dunque, il conflitto antropologico essenziale di cui dà conto anche l’ultimo comandamento che prescrive di non desiderare la donna e i beni del proprio vicino.
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