Posts tagged ‘Inquisizione’

17 Febbraio, 2024

Giordano Bruno

by gabriella
bruno

Giordano Bruno (1548 – 1600)

Ci sono infiniti mondi, dunque l’universo è senza centro, senza gerarchia. Le gerarchie terrene che si pretendono specchio delle celesti sono dunque senza fondamento.

L’uomo non è il fine del creato, non essendo diverso dagli altri viventi, se non per la mano e per la sua libertà.

Le ragioni del rogo del 17 febbraio 1600, 424 anni fa.

L’8 Febbraio 1600, dinanzi ai Cardinali inquisitori ed ai consultori Benedetto Mandina, Francesco Pietrasanta e Pietro Millini, Giordano Bruno fu costretto ad ascoltare in ginocchio la sentenza di condanna a morte. Alzatosi, indirizzò agli inquisitori l’ultima ammonizione:

Maiore forsan cum timore sententiam in me fertis quam ego accipiam [Forse tremate più voi nel pronunciare questa sentenza che io nell’ascoltarla].

Dopo aver rifiutato i conforti religiosi e il Crocefisso, il 17 Febbraio, con la lingua in giova – inchiodata ad una tavoletta di legno – perché non potesse accusare i suoi carnefici, fu condotto in Campo de’ Fiori, denudato, legato a un palo e arso vivo; le sue ceneri gettate nel Tevere.

 

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9 Novembre, 2023

Martine Ostorero, La caccia alle streghe. Stigmatizzazione dell’Altro e paura del diavolo

by gabriella
martine ostorero

Martine Ostorero

 «L’immaginario del sabbah è una costruzione colta al servizio della strumentalizzazione delle credenze».

Martine Ostorero

«La tecnica dei semplificatori del mondo, santi inquisitori o cinici demagoghi che siano,
pare essere sempre quella dell’espulsione della paura oltre i confini del gruppo, o almeno ai suoi margini.
Localizzando lì, nel nemico po nello straniero, la colpa della crisi avvertita o temuta,
s’ottiene di dar vita a un ulteriore “luogo comune” sostitutivo o di rinforzo.
Capita così che il nero, l’ebreo, lo zingaro, o come avviene sempre di più, l’immigrato,
assumano il ruolo di pharmakói, di capri espiatori: insieme veleno e antidoto,
responsabili del disordine e, in quanto vittime immolate, propiziatori dell’ordine».

Roberto Escobar, Metamorfosi della paura, 1997

Presentazione della lezione tenuta dalla prof.ssa Martine Ostorero dell’Università di Losanna al seminario del Progetto Pestalozzi sulla Storia della paura, tenuto il 10 maggio 2012 a Losanna.

Il testo, preceduto da una videolezione realizzata sul tema per i miei studenti, si conclude con alcuni documenti storici relativi ai processi per stregoneria tenutisi nel cantone svizzero del Vaud nel XV secolo.

Secondo Martine Ostorero (Univ. Lausanne), la descrizione delle pratiche di demonolatraia e dell’immaginario legato al sabbah (etimo legato, non a caso, alla festività ebraica dello shabbat, sabato) è stata la prima condizione della caccia alle streghe.

La seconda è stata invece la diabolizzazione della magia e di tutte le eresie, azione che si è sviluppata come una costruzione colta al servizio della strumentalizzazione delle credenze. Il momento d’avvio fondamentale della stigmatizzazione delle streghe è la bolla papale del 1325-27 che identifica magia ed eresia, producendo il fondamentale slittamento che porterà all’assimilazione dell’eresia alla stregoneria a cui aderirà lo stesso Tommaso d’Aquino.

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1 Maggio, 2022

Biblioteca Panizzi, Stampa e censura nel 500

by gabriella

Autodafé (dal portoghese “atto di fede”)

L’avvento della stampa mutò in modo radicale rispetto ai secoli precedenti la natura e la dimensione del problema relativo al controllo, sia politico che religioso, della produzione e della circolazione dei libri. L’immissione sul mercato di libri in quantità molto elevata e a prezzi relativamente contenuti consentì una facilità di accesso alla cultura e una diffusione del sapere mai conosciuti prima.

Le straordinarie potenzialità dell’uso della nuova tecnologia furono ben presto rese evidenti dalla rapida diffusione della Riforma protestante.

Tra il 1517 e il 1530 gli scritti di Lutero furono divulgati in oltre trecentomila copie: un evento storicamente senza precedenti. Lo stesso Lutero definì la stampa

“l’atto di grazia più alto di Dio”,

mentre uno scrittore protestante, l’inglese John Foxe, scriveva:

“Quante saranno le tipografie nel mondo, tanti saranno i fortilizi contrapposti a Castel Sant’Angelo, cosicchè o il papa dovrà abolire il sapere e la stampa oppure la stampa avrà infine ragione di lui”.

Per arginare gli effetti della Riforma e per combattere la diffusione delle teorie ereticali, la Chiesa cattolica mise in campo una vasta azione di difesa dell’ortodossia con la riaffermazione, attraverso il Concilio di Trento, dei dogmi messi in discussione dal protestantesimo, con la persecuzione degli eretici e con il controllo e la censura della produzione libraria.

Nel 1542 papa Paolo III istituiva la Congregazione della Sacra Romana e Universale Inquisizione o Sant’Uffizio, il tribunale preposto alla repressione dell’eresia, mentre risale al 1559 il primo indice dei libri proibiti.

La sua struttura, che sarà ripresa dagli indici successivi fino alla metà del Seicento, si articola in tre classi: la prima comprende gli autori dei quali si proibisce la lettura di tutte le opere; nella seconda sono raccolti 126 titoli di 117 autori, 332 opere anonime, una lista di Bibbie vietate e un elenco di 61 tipografi la cui produzione è interamente proibita; la terza comprende intere categorie di libri, come quelli senza data e luogo di pubblicazione o ancora le opere di astrologia e magia.

Per leggere le Bibbie e i Nuovi Testamenti in volgare, infine, si rendeva obbligatoria un’apposita licenza del Sant’Uffizio che in nessun caso veniva rilasciata alle donne o a chi non conoscesse il latino.

L’estremo rigore e la severità di questo primo indice provocarono vivaci reazioni e proteste, tanto che il nuovo papa, Pio IV, nel 1564 promulgava un altro indice più moderato e tollerante, corredato da dieci regole rivolte a conferire maggiore organicità e razionalità all’azione di controllo e censura. Con la regola decima veniva ribadito l’obbligo di sottoporre ogni manoscritto da stampare all’esame delle autorità ecclesiastiche per ottenerne l’autorizzazione alla pubblicazione (“imprimatur”), mentre la regola ottava consentiva la pratica dell’espurgazione, ammettendo la possibilità che un’opera proibita fosse rimessa in circolazione dopo essere stata corretta con l’eliminazione delle parti incriminate.

Tra le oltre seimila edizioni del Cinquecento conservate nel ricco patrimonio della Biblioteca Panizzi, sono stati selezionati alcuni volumi che recano le tracce più vistose degli interventi di espurgazione e che documentano nel modo più diretto l’impatto che la censura ecclesiastica ha esercitato nei confronti della stampa nel secolo della Controriforma.

11 Giugno, 2013

Autodafé

by gabriella
Pedro Berruguete, San Domenico presiede a un autodafé, 1450 ca

Pedro Berruguete, San Domenico presiede a un autodafé, 1450 ca

L’Inquisizione spagnola

L’Inquisizione spagnola ebbe una nascita e uno sviluppo del tutto particolari, perché mentre le sue equivalenti monastico-papale e romana, dipendevano direttamente dal pontefice questa, nata nel 1478 per disposizione di Sisto IV, come quella portoghese, istituita nel 1547, era soggetta allo stato, vale a dire ai re cattolici.

La scopo principale della Santa Inquisizione era di combattere gli ebrei e i musulmani presenti sia nel territorio spagnolo che nelle Nuove Terre, perché questi ultimi, già cristianizzati – conversos y moriscos –, erano accusati di ritornare segretamente a seguire il loro credo nativo. Ben presto, l’Inquisizione si indirizzò verso la repressione dei culti protestanti ed eretici in generale. Divenne inoltre uno strumento politico della monarchia per indebolire il potere dei nobili e dei ricchi commercianti che, perseguitati, venivano privati dei loro beni.

Figura simbolo di questo periodo è il domenicano Tomàs de Torquemada (1420-1498), confessore di Isabella I di Castiglia e Ferdinando II il Cattolico, ed era tanto drastico che si dovette invitare Roma a intervenire per cercare di frenare gli eccessi. Torquemada, nominato da papa Sisto IV primo inquisitore generale di Castiglia nel 1483, riorganizzò la struttura logistica dell’Inquisizione in tal modo che in quindici anni della sua gestione si celebrarono circa 100.000 processi con 2.000 condanne a morte. Tanta era l’autonomia spagnola che ebbe la facoltà di preparare un suo Indice, la lista di libri proibiti perché considerati pericolosi per la fede e per la morale, istituita ufficialmente sotto il pontificato di papa Paolo IV, nel 1559.

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12 Agosto, 2011

Paolo Veronese, La cena di San Gregorio Magno

by gabriella

Paolo_veronese,_cena_di_s._gregorio_magno

Nui pittori si pigliamo licenzia che si pigliano i poeti e i matti

Paolo Veronese, 1573

Dopo averla vista al Santuario di Monte Berico a Vicenza, con una classe, nell’aprile 2010, sono andata a cercare qualche riferimento su quest’opera che raffigura un’ultima cena nella quale i temi religiosi sono declinati secondo la sensibilità cinquecentesca: Gesù ascolta con deferenza i discorsi del saggio cardinale, il contesto è quello di una corte in cui i nobili elargiscono elemosina ai poveri ecc. Ecco cosa ho scoperto:

Paolo Veronese fu processato dall’Inquisizione per certe eccessive licenze nella rappresentazione degli eventi sacri. Al centro della disquisizione, la vastissima e spettacolare tela raffigurante la Cena in casa di Levi (immagine sottostante), nella quale si vedono gli avvenimenti sacri trasferiti audacemente in un’ambientazione contemporanea, cioè cinquecentesca, sia dal punto di vista architettonico che da quello degli abiti dei protagonisti.

Paolo Veronese, Cena a casa di Levi, 1573

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23 Giugno, 2011

Ilaria Amato, Chi sono le streghe oggi?

by gabriella

Omeopate, ginecologhe, lifecoach, agronome… sono molte le professioni attualmente in voga che nel Quattrocento avrebbero portato una donna sul rogo. Roberto Borin, autore del libro Viaggio nei borghi delle streghe ricorda quella strage silenziosa tutta al femminile. Tratto da Repubblica del 20 aprile 2011.

Rasate, affamate, torturate e arse vive. La colpa? Una sola: essere streghe. Una vera e propria “pulizia etnica” tra il Quattrocento e il Seicento, costrinse all’estinzione le detentrici di un sapere tutto femminile [la giornalista usa il termine “pulizia etnica” in modo non scientifico, per segnalare che venne colpito il “gruppo” delle donne che possedevano un sapere incompatibile con quelli ufficiali, NOTA DELLA PROF]. I numeri parlano di una cifra non inferiore alle 100mila donne uccise, ma ci sono anche teorie che parlano di dati superiori al milione [in realtà, si ritiene che complessivamente i roghi dell’Inquisizione abbiano ucciso circa un milione di persone, NOTA DELLA PROF]. Il motivo era semplice: quelle che venivano considerate streghe erano donne che si erano tramandate di madre in figlia una conoscenza approfondita delle erbe e dei cicli della natura, del corpo umano e, non da ultimo dei riti pagani pre-cristiani di Iside e Diana. La colpa di queste donne è che non si riconoscevano nell’ufficialità “intoccabile” di scienza e religione e perseguivano vie alternative.

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