Posts tagged ‘INVALSI’

13 Maggio, 2014

Girolamo De Michele, Perché i test a crocette fanno male alla scuola

by gabriella

invalsiDopo la regolamentazione del Sistema Nazionale di Valutazione inflitta alla scuola senza alcun coinvolgimento decisionale degli insegnanti, degli studenti e dei genitori, si avvicina la somministrazione dei test Invalsi (10 maggio per la Primaria, 14 maggio per la Secondaria di primo grado; 16 maggio per la Secondaria Superiore): non è solo una perdita di tempo sottratto al già tagliato orario scolastico, non solo stupidamente innocua e oscenamente costosa, né soltanto spensieratamente vessatoria nei confronti dei ragazzi DSA. Nell’articolo seguente, Girolamo spiega perchè il vantaggio di pochi sta prevalendo sul futuro di molti.

Immaginate di venire a sapere che l’autista dell’autobus, il macchinista del treno della metropolitana o del FrecciaRossa, il pilota dell’aereo su cui state viaggiando, abbia conseguito la patente senza esami e prove pratiche di guida, ma solo con l’esame scritto fatto con una serie di test a risposta multipla e di qualche sessione su un simulatore di guida come quelli che trovate nelle sale giochi. Immaginate di venire a conoscenza del fatto che su quell’autobus, quei treni, quell’aereo non sono stati effettuati dei crash test prima di abilitarli al servizio, e che la garanzia della loro tenuta sia stata ottenuta solo con delle proiezioni computerizzate.

Immaginate di andare a protestare dai dirigenti della rete di trasporto pubblico, dall’amministratore delegato delle ferrovie, dal presidente del consiglio di amministrazione della compagnia aerea, e di sentirvi rispondere che “è così in tutta l’Europa”; che avete ragione, ma “non è il momento di farci dei nemici, bisogna invece farsi furbi”; o che la vostra contrarietà a questi criteri di selezione e misurazione dimostra che “siete difensori di privilegi anacronistici, nemici delle norme di sicurezza e nostalgici del passato”.

Affidereste il futuro vostro e dei vostri cari a questi mezzi, questi conducenti, a questo sistema di trasporto?

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13 Maggio, 2014

Daniele Giglioli, Una risata non li seppellirà

by gabriella

L’amara riflessione di Daniele Giglioli sull’egemonia della demenza valutativa e sul soft fascism che si insinua nelle nostre scuole.

La cultura della valutazione è una forza che si fa ragione, non una ragione che diventa forza.

La cosa più sbagliata da fare è prenderli sottogamba, metterla in burletta, lasciarsi sedurre dall’incredibile mole di pasticci, retromarce, figuracce, ragionamenti sghembi e trattative levantine che hanno accompagnato in questi anni, in Italia, l’introduzione tardiva della cosiddetta «cultura della valutazione»: nell’università, nella scuola, nella pubblica amministrazione. Un paranoico potrebbe perfino pensare a una geniale strategia di comunicazione suggerita da qualche costosissimo spin doctor: non abbiate paura, siamo buffi.

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13 Maggio, 2014

Renato Foschi, Costruire il cittadino desiderabile: le prove INVALSI e la psicopedagogia

by gabriella

social engineeringC’è una pedagogia autoritaria dietro agli INVALSI: non si tratta di misurare competenze, ma di guidare attraverso i test la scelta delle competenze e dei saperi utili alla società di mercato del futuro. Gianni Rodari sarà ancora un autore desiderabile per questa scuola?

Apri, – gridò alla moglie, – in nome della legge.
Ma quale legge? Cosa le vuoi fare, a questa povera bambina?
Domanda piuttosto a lei cos’ha fatto. Domandale dove e come ha perso la scarpina. […]
(…) Nostra figlia è una spia, – esclamò il sor Meletti, buttandosi su una sedia. E agitando la scarpina che teneva in mano aggiunse: – Ne ho le prove. […]
Non c’è dubbio alcuno, – concluse, – nostra figlia lavora per i marziani.

Gianni Rodari, da La torta in cielo

Per una pedagogia a misura di bambino
non che misuri il bambino.

Renato Foschi

Nella introduzione alla terza edizione del suo Metodo, Maria Montessori scrisse che i test psicopedagogici somministrati ai bambini non portavano a riforme educative, ma a riforme degli esami fondate sulla misura delle abilità mentali degli allievi.

Di questi giorni è la polemica sulle prove INVALSI, dal nome dell’ente (Istituto nazionale per la valutazione del sistema educativo di istruzione e di formazione) deputato alla standardizzazione di test destinati agli alunni delle scuole italiane e all’analisi dei risultati. Tali prove di abilità cognitive, in particolare relative all’italiano e alla matematica, iniziano nella seconda elementare e, per follow up successivi, intendono testare le generazioni degli studenti italiani, senza discriminare a livello individuale, [il che non è esatto, visto che sono inclusi anche in prove d’esame, ndr.] con l’intento di fornire la fotografia di come funziona il sistema educativo italiano per poi modificarlo di conseguenza. Tali prove da quest’anno, sono obbligatorie per legge (art. 51 comma 2 del Decreto-Legge 9 febbraio 2012, n. 5 convertito in legge n. 35).

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13 Maggio, 2014

L’imbarazzo dell’INVALSI davanti agli studenti con bisogni educativi speciali

by gabriella

L’imbarazzata precisazione dell’INVALSI sulle modalità di svolgimento delle prove per gli alunni con bisogni educativi speciali, in 7 pagine riesce a dire che i ragazzi con disabilità intellettiva, con limitazioni funzionali o con DSA, possono svolgere le prove con strumenti compensativi, purché non alterino la somministrazione del test al resto della classe. E’ esclusa la presenza dell’insegnante di sostegno (se assegnato) ed è possibile far svolgere le prove in un’altra stanza o in un’altra data.

Si sostiene, inoltre, che per ragioni legate alle peculiarità dei disturbi, le scuole, attraverso i Dirigenti scolastici, potranno decidere se esentare i ragazzi con bisogni educativi speciali dalle prove.

Per chi fosse curioso di leggersi la storia delle battaglie delle associazioni dei genitori con il SNV, si veda l’interessante ricognizione dell’AID del 9 maggio 2010. Balza evidente, in ogni caso, l’ipocrisia di chi non riesce a dichiarare che i test non hanno alcuna finalità educativa e che davanti alle necessità di standardizzazione, i ragazzi disabili o dislessici farebbero meglio a restarsene a casa.

 

Nota sullo svolgimento delle prove del SNV 2011‐2012 per gli allievi con bisogni educativi speciali

1. Premessa
A titolo di premessa generale, si precisa che la presente nota si riferisce solo ed esclusivamente alle prove del Servizio Nazionale di Valutazione (classe II e V scuola primaria, classe I scuola secondaria primo grado, classe II scuola secondaria secondo grado). Per la Prova nazionale prevista nell’ambito dell’Esame di Stato conclusivo del primo ciclo di istruzione, invece, si rinvia a quanto previsto dalla normativa vigente.

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13 Maggio, 2014

Girolamo De Michele, Salvate il soldato Rigoni Stern

by gabriella

Alla vigilia della somministrazione dei quiz Ivalsi nelle scuole italiane Girolamo De Michele è andato a studiare la documentazione delle prove dell’anno scorso [l’intero fascicolo delle prove è scaricabile dal sito dell’INVALSI, quella di italiano per le scuole secondarie è l’Appendice 9]. Ciò che la sua inchiesta mostra con la consueta efficacia, è non soltanto il livello di approssimazione ed ignoranza degli estensori delle prove distribuite dal Servizio Nazionale di Valutazione, ma soprattutto le conseguenze sul piano didattico di cui il riduttivismo quantitativo di questi test è portatore.

Questa inchiesta è quindi rivolta a tutti quei colleghi che credono, o piuttosto sperano, che la valutazione esterna, una valutazione “più oggettiva” e “indipendente” o “meno benevola” della nostra, possa migliorare la didattica e gli apprendimenti nel loro insieme; é rivolta agli studenti perché esaminino le proposte e lo scenario formativo che si sta disegnando sotto i nostri occhi e possano chiedersi (anche perché nessuno gliel’ha ancora chiesto) se risponde ai loro bisogni e ai loro desideri; ed è rivolto ai genitori perché valutino con noi se la scuola che si sta progettando corregge o piuttosto demolisce quel sistema pubblico d’istruzione che è ancora l’unico a costruire inclusione e cittadinanza per i loro figli.

Siamo noi, com’è giusto, a valutare gli INVALSI.

Girolamo De Michele, Salvate il soldato Rigoni Stern

Lo scorso maggio gli studenti del secondo anno di istruzione superiore (licei e istituti tecnici e professionali) sono stati sottoposti alle prove dell’Istituto Nazionale per la Valutazione del Sistema educativo di istruzione e di formazione (INVALSI). Lo scopo di queste prove di “valutazione esterna” in italiano è di “accertare la capacità di comprensione del testo e le conoscenze di base della lingua italiana” (vedremo dopo le finalità più generali dell’INVALSI).

Per verificare queste capacità e conoscenze è stato chiesto agli studenti di leggere dei testi e rispondere a un certo numero di “domande a risposta chiusa”. Uno dei testi era il racconto di Mario Rigoni Stern “Sulle nevi di gennaio”, compreso all’interno della raccolta Aspettando l’alba e altri racconti (Einaudi, Torino 2004, in appendice). Il racconto, originariamente pubblicato su “La Stampa” del 19 gennaio 1994 col titolo “Sul Don, quel lontano inverno”, fa parte del “Ciclo del Don”: e infatti nel Meridiano Rigoni Stern è inserito, dopo i romanzi, tra i racconti della seconda guerra mondiale (alle pp. 859-863].

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13 Maggio, 2014

Matteo Vescovi, Testificare le menti, banalizzare la scuola

by gabriella

Un intervento di Matteo Vescovi sulla relazione valutativa e i test INVALSI uscito su Carmillaonline. In coda l’inchiesta di Silvia Di Fresco sulla chiusura di una piccola scuola e l’esclusione di chi ha di meno nell’Italia dei tecnocrati.

Silvia e Matteo, insieme a Girolamo De Michele miei amici e colleghi, sono diventati un costante punto di riferimento della scuola pubblica italiana più attiva, le penne capaci di esprimere il meglio di ciò che siamo. Hanno già scritto insieme L’arrestabile ascesa della scuola delle competenze e non li ringrazierò mai abbastanza.

I test scolastici sono un mezzo per misurare il grado di banalizzazione. Se lo studente ottiene il punteggio massimo, ciò è segno di una perfetta banalizzazione: lo studente è completamente prevedibile, e quindi può essere ammesso nella società. Non sarà fonte di sorprese, né di problemi.

Heinz Von Foerster

Che dalla voce di un Ministro “tecnico” di un governo “tecnico” non potessero che uscire elogi nei confronti di uno strumento anch’esso “tecnico” di valutazione “oggettiva” degli apprendimenti dei nostri studenti, certo non poteva stupirci. Come non ci ha stupito sentirlo tessere l’elogio di un sistema di valutazione finalmente “moderno” ed europeo che basandosi sulle evidenze di questi test possa fornire ai decisori gli strumenti necessari per conoscere e intervenire nel sistema di istruzione nazionale. Come non ci ha stupito nemmeno la sede squisitamente “tecnica” (un convegno organizzato dalle Fondazioni San Paolo e TreeLLLe) in cui queste affermazioni sono state rilasciate per la prima volta dal Ministro ai mezzi d’informazione.

Cerchiamo, però, di prendere in considerazione anche alcuni aspetti sgradevoli, ma purtroppo necessari quando si ha a che fare con “obsoleti” esseri umani e non con moderne tecnologie d’avanguardia.

Alcune ovvietà sulla relazione valutativa a scuola

Cominciamo esaminando alcuni aspetti generali della relazione valutativa [1]. Aspetti che ogni insegnante conosce bene anche se spesso rimangono sottintesi alla sua attività didattica. È evidente infatti che, prima ancora di qualunque riflessione sugli obiettivi e sulle metodologie, prima ancora delle griglie e delle scale alfanumeriche o delle strategie di correzione che fanno il mestiere dell’insegnare, l’attività di valutare è parte fondamentale della relazione educativa.

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13 Maggio, 2014

Domenico Chiesa, Perchè la valutazione dell’Invalsi può e deve essere sottoposta a critica

by gabriella

Traggo dal blog http://lavagna.wordpress.com un’interessante intervista a Domenico Chiesa, presidente del forum regionale per l’educazione e la scuola del Piemonte, realizzata da Cinzia Giubbini.

Come ogni intervento che cerchi legittimazione nell’ordine del discorso della scuola odierna, anche l’articolo di Chiesa non può che iniziare distinguendosi “dagli approcci ideologici, dalle chiusure e dalle paure” di tutti quelli che dissentono dal Ministero. A parte questa concessione al mainstream ormai rituale, l’intervista chiarisce aspetti importanti della valutazione che per sua natura è guardata dai professori con religiosa deferenza (per molti ormai, valutare, più che insegnare è il core business della professione docente).

di Cinzia Gubbini

Domenico Chiesa è presidente del Forum regionale per l’educazione e la scuola del Piemonte, un’associazione che raccoglie le 13 più importanti associazioni professionali di insegnanti, dirigenti e scuole che operano in regione. Inoltre coordina il servizio della provincia di Torino “laboratorio del biennio”. L’obiettivo è sostenere le scuole superiori nell’assolvimento dell’obbligo scolastico fino a 16 anni, e tra i settori di lavoro c’è quello del fornire strumenti per la documentazione, il monitoraggio e la valutazione degli interventi migliorativi messi in atto nella scuola superiore. E’ con lui che parliamo dei test Invalsi, quest’anno proposti anche nelle scuole superiori e che tante proteste hanno suscitato nel mondo della scuola. Un dibattito interessante quello che si sta sviluppando, macchiato però da chiusure, paure, ideologie contrapposte. La questione della valutazione, invece, è un elemento cruciale per rimettere in moto un processo positivo nella scuola italiana. Ma i limiti dei test Invalsi sono certamente molteplici, e Chiesa propone in questa intervista di aprire un dibattito e una riflessione approfondita su questi limiti proprio per cercare di avviare un ragionamento sulla valutazione scolastica.

Quali sono secondo lei i limiti principali dei test proposti dall’Invalsi? A mio avviso il problema principale è che la valutazione non può mai essere slegata da uno scopo specifico. Se voglio valutare qualcosa devo sapere cosa voglio valutare e dotarmi degli strumenti coerenti. La valutazione, insomma, non può essere uno scopo in sé. Per questo motivo non può essere valutata indipendentemente dallo scopo.

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13 Maggio, 2014

Carlo Salmaso, I test INVALSI sono anonimi?

by gabriella

Mi permetto di entrare nel merito di uno degli aspetti più controversi legati allo svolgimento dei test Invalsi, aspetto che negli ultimi giorni è tornato prepotentemente alla ribalta in alcuni interventi sia di chi risulta favorevole alla somministrazione delle prove, sia di chi le ritiene inutili e dannose.

Cercherò quindi di rispondere alla domanda: i test Invalsi sono anonimi? Secondo me questo non è vero.

Per provare a spiegarvi il perché, ripropongo alcuni estratti del Manuale dati di contesto dell’Invalsi per le segreterie delle scuole, edizione 2011 (qui trovate il volumetto in versione integrale).

Il codice alunno (codice SIDI) è un codice univoco assegnato dal sistema SIDI del MIUR a ciascun allievo presente nell’Anagrafe Nazionale degli Alunni.

L’inserimento del codice alunno (codice SIDI) è molto importante poiché consentirà già dall’anno prossimo alle segreterie di evitare di inserire nel sistema INVALSI i dati trasmessi a partire da questo anno scolastico.

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13 Maggio, 2014

Adriana Presentini, La riflessione filosofica dei bambini all’indomani del test INVALSI su “La saggezza del moscerino”

by gabriella

invalsi_no7 maggio 2010. Prima conversazione: “La sapienza del moscerino”

I bambini, divisi in coppie, hanno riletto il testo ed elaborato le seguenti domande:

Lorenzo e Alessio (Tirex):
– Come mai il moscerino vuole essere più intelligente delle formiche?
Andrei S. e Chakira (Tigri dai denti a sciabola):
– Come mai le formiche non vedono la chiocciola?
– Come mai il moscerino ha visto la chiocciola?
Riccardo e Rawene (Draghi):

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13 Maggio, 2014

La sperimentazione filosofica di una maestra alla prova dell’INVALSI

by gabriella

Adriana Presentini, La forza del moscerino. Una favola morale… con più punti di vista.

«ad una domanda di senso, o valoriale, non c’è mai una e una sola risposta [..] la risposta giusta lo è nella misura di una condivisione su base dialogica, oltre ad essere ‘verità provvisoria’ del gruppo, sempre suscettibile di essere di nuovo oggetto di indagine e discussione».

Adriana Presentini

La storia

Sara la formica e le sue sorelle tornavano a casa dopo una lunga giornata di lavoro. Sara spingeva un chicco di grano, Mara una briciola di pane e Lara, la più forte, una spiga d’orzo tutta intera.
Arrivarono all’entrata del formicaio, ma lì trovarono una sorpresa: l’ingresso era ostruito da una pietra grigia, enorme e liscia. Sara girò intorno al grande sasso per cercare un buchetto da cui entrare, ma fu tutto inutile: non c’era nemmeno un passaggio piccolo piccolo! La pietra copriva perfettamente l’entrata.

Le tre sorelle si misero a spingere la pietra con tutte le loro forze, ma il sasso non si spostò nemmeno di un pochino così. Spinsero da destra, da sinistra, da dietro, da davanti, di lato, di traverso… Ma la pietra liscia era troppo pesante e non si mosse di un millimetro. Le formiche erano sudate e stanche, mentre l’entrata della loro casa era sempre chiusa.

In quel momento un ronzio leggero fece alzare la testa alle tre sorelle. Era un moscerino, che si fermò proprio in cima al sasso.

“Posso aiutarvi?” chiese.

“Non credo” rispose Sara.

“Se non riusciamo a spostare questo sasso noi tre robuste formiche, non vedo che cosa potrebbe fare un esserino deboluccio come te!”

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