Posts tagged ‘INVALSI’

13 Maggio, 2014

Giorgio Mascitelli, La scuola della valutazione

by gabriella

The GuardianUna condivisibile riflessione sulla standardizzazione dei saperi e sulle finalità private infiltrate negli obiettivi educativi dettati dalle prove OCSE-PISA e dai test INVALSI: «finale di partita – osserva Mascitelli su Alfabeta2 –  dell’idea di acculturazione e della formazione come processo di emancipazione che ha informato di sé la scuola moderna», cioè della scuola repubblicana nata dalla Rivoluzione francese.

La pubblicazione sul giornale inglese Guardian il 6 maggio scorso di una lettera al direttore del programma PISA dell’OCSE Andreas Schleicher da parte di un gruppo di accademici ed esperti di didattica in prevalenza anglosassoni sui danni prodotti dallo stesso programma al sistema scolastico rappresenta una riflessione e una proposta di dibattito che per la sua ampiezza richiederebbe il rapido sviluppo di quella che, per comodità, potrei chiamare un’opinione pubblica globale.

Gli estensori della lettera criticano la pretesa di ridurre a valutazioni quantitative omogenee sistemi scolastici disomogenei finendo con il produrre risultati falsati, ponendo le scuole e i sistemi scolastici che operano in ambienti sociali sfavorevoli agli ultimi posti e favorendo una didattica tutta rivolta a migliorare la posizione in classifica, che trascura obiettivi fondamentali dell’insegnamento come la formazione culturale e civica dello studente. Un secondo genere di osservazioni non meno importanti è relativo al quadro di legittimità delle prove PISA che sono promosse da un’organizzazione che non ha alcun mandato internazionale, a differenze di Unicef o Unesco, per occuparsi di questioni educative e culturali e alla sua collaborazione per la realizzazione di queste prove con soggetti economici privati che hanno interessi aziendali nel mondo della scuola.

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22 Aprile, 2013

Giovanna Lo Presti, Invalsi. Non è una cosa seria

by gabriella

noinvalsiTraggo da La poesia e lo spirito, questo bell’articolo di Giovanna Lo Presti sulla resistibile operazione INVALSI e le molte ragioni che spingono una didattica seria a rifiutare questi test. 

Collegi Docenti che si rifiutano di somministrare le prove (qui, qui, qui, qui), sindacati che protestano perché si tratta di un incarico aggiuntivo (qui e qui), case editrici che sfornano pubblicazioni per le esercitazioni (qui e qui), scuole che addestrano gli studenti a rispondere ai quiz degli anni precedenti (qui, qui), il Ministero che vuole fare dell’Invalsi un’articolazione del sistema di valutazione per scuole e dirigenti (qui e qui)… Energie e tempo della scuola da mesi rivolte alle prove che si terranno a maggio…

Perché dire “no” alle prove Invalsi? Un buon numero di ragioni ce le fornisce un documento del dicembre 2008, la proposta preparata per l’Invalsi da Ichino, Checchi, Vittadini. Nel documento si mettono in evidenza quali siano le condizioni necessarie per un buon funzionamento del sistema nazionale di valutazione.

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11 Marzo, 2013

Roberto Ciccarelli, Sistema nazionale di S/valutazione

by gabriella

distruzionescuola

Venerdi scorso un governo dimissionario e di minoranza ha approvato il Regolamento sul Sistema Nazionale di Valutazione, un meccanismo che allontana ulteriormente la scuola pubblica italiana dai propri compiti costituzionali attraverso il meccanismo dell’accountability, la responsabilizzazione verso i risultati che toglierà agli studenti più svantaggiati quanto resta.

Insorgono sindacati e studenti: «È il colpo di mano di un governo arrogante e autoritario». La straordinaria vitalità in limine mortis del governo Monti ha partorito un’altra riforma della scuola, calata dall’alto, senza fondi, mirata alla creazione di un sistema della valutazione ispirata all’ideologia dell’accountability, che in italiano si traduce con «rendicontabilità». Ieri il consiglio dei ministri ha approvato il regolamento del Sistema Nazionale di Valutazione (Snv) per le scuole del sistema pubblico nazionale e per le istituzioni formative accreditate dalle regioni.

Il nuovo sistema si basa sull’attività dell’Invalsi (l’Istituto nazionale per la valutazione del sistema di istruzione e formazione), sulla collaborazione dell’Indire (l’Istituto nazionale di documentazione, innovazione e ricerca educativa) e sulla creazione di un «contingente» di ispettori che avranno il ruolo di guidare i nuclei di valutazione esterna. Ad oggi sono oltre 1300 le scuole che lo stanno sperimentando. Una volta concluso, questo processo rivoluzionerà la vita di 9 mila istituti, un milione di dipendenti e 7 milioni di studenti. Il provvedimento, voluto fortemente dal ministro dell’istruzione Francesco Profumo, spingerà gli istituti a stilare un rapporto di autovalutazione seguendo i dati messi a disposizione dal sistema informativo del Miur, dall’Invalsi e dalle stesse scuole. Il suo principio ispiratore mira a sottoporre i docenti e gli studenti, oltre che gli stessi istituti, ad un crescente controllo di valutazione e sanzione della loro «produttività».

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21 Ottobre, 2012

Marina Boscaino, Gli insegnanti pronti a proteste eclatanti (mentre arriva l’insegnante Direttore d’orchestra)

by gabriella

Leggo dal sito della FLC-CGIL l’analisi di Marina Boscaino dei provvedimenti sulla scuola in cantiere con il DDL di stabilità. Dopo una descrizione realistica del risveglio dell’insegnante medio registrato in questi giorni, l’autrice dedica poche parole alla prossima misura già annunciata dal Ministro: l’insegnante direttore d’orchestra, della quale non ho ancora letto interpretazioni convincenti. A chi si chieda cosa intendesse dire il Ministro, suggerisco di guardare al mix “contenuti editoriali per la LIM” da un lato, “test INVALSI” dall’altro: quando la burocratizzazione del lavoro insegnante sarà ultimata e con lei la completa banalizzazione della scuola, gli insegnanti potranno lavorare senza stancarsi per ben più di 24 ore; il nostro cesserà di essere un lavoro di costruzione dell’intelligenza al servizio di un paese, per diventare un meccanismo di certificazione di conformità ad un sistema e di contestuale scarto degli inidonei.

Si tratta del più grave attacco alla scuola repubblicana e alla libertà d’insegnamento dal dopoguerra ad oggi, davanti al quale l’aumento in sé dell’orario di cattedra appare quasi un dettaglio insignificante.

«Le attività del docente nella scuola del futuro saranno diversificate,  perché  il  docente  diventerà un direttore d’orchestra in  un  sistema  molto  più  complesso. Ci vorrà maggiore flessibilità, ci potrebbero essere persone  che lavoreranno  un po’ meno e altre un po’ più».

«Il Paese va allenato. Dobbiamo usare un po’ di bastone e un po’ di carota e qualche volta dobbiamo utilizzare un po’ di più il bastone e un po’ meno la carota. In altri momenti bisogna dare più carote, ma mai troppe».

Il progetto e la sofisticata visione del mondo del Ministro dell’Istruzione, Francesco Profumo

Gli insegnanti, il cui orario settimanale è andato via via aumentando, sono diventati delle “macchine per vendere fiato”. Ma “la merce fiato” perde in qualità tutto ciò che guadagna in quantità. Chi ha vissuto nella scuola sa che non si può vendere impunemente fiato per 20 ore alla…settimana. La scuola a volerla fare sul serio logora. E se si supera una certa soglia nasce una “complicità dolorosa ma fatale tra insegnanti e studenti a far passare il tempo”. La scuola si trasforma in un ufficio, o in una caserma, col fine di tenere a bada per un certo numero di ore i giovani; perde ogni fine formativo.

Gli esiti, nell’articolo di Luigi Einaudi, Corriere della Sera del 21 aprile 1913

«L’inferno dei viventi non è qualcosa che sarà; se ce n’è uno, è quello che è già qui, l’inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme. Due modi ci sono per non soffrirne. Il primo riesce facile a molti: accettare l’inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all’inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio».

         Le ragioni per batterci, in Italo Calvino, Le città invisibili, 1972

«Per la sua legge il popolo ha da combattere
come per le sue mura».

e la guida filosofica all’azione: Eraclito, fr. 44

Sembra che tutti – davvero – dovranno  fare i conti con gli insegnanti. Sorprendenti disagio e mobilitazione in questi giorni: coinvolto anche chi finora ha reagito ai precedenti provvedimenti con inerzia. Tutti, e non solo deputati e senatori del Pd, che stanno ricevendo piogge di  e-mail con domande nette: fino a quanto sono disponibili a dire no a un aumento autoritario del  nostro orario di lezione? Per la cronaca:  dopo 5 giorni di invii, pochissime sono le risposte, attentamente monitorate: i nostri voti non saranno, questa  volta,  a  scatola  chiusa. Tutti,  perché  il  dissenso  è  trasversale  e  la  questione  delle  24 ore sta  finalmente facendo emergere  anche l’altra  insidia che minaccia oggi la democrazia nella scuola: la pdl 953, controriforma  degli  organi  collegiali.

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23 Marzo, 2012

Girolamo De Michele, Per difendere la scuola. L’unica cosa decente che ci resta da fare.

by gabriella

1. Nel maggio 1967, quando viene pubblicata la Lettera a una professoressa, quasi due terzi degli italianiil 63%, per l’esattezza – non è in grado di riassumere un articolo di giornale dopo averlo letto, e più della metà – il 52% – è incapace di applicare nella realtà quotidiana le nozioni di base della matematica. La capacità di comprendere un testo complesso – un romanzo, un articolo di approfondimento corredato da tabelle e cifre – era limitata all’1.9% della popolazione, compresa quella scolarizzata. Mi sembra un quadro eloquente di cos’era l’analfabetismo ai tempi di quella scuola pre-sessantottarda tanto citata oggi, come esempio positivo.

Nei 30 anni che sono seguiti al fatale 1968, la percentuale di analfabeti di ritorno è scesa a poco più del 20% degli scolarizzati, e quella di cittadini attivi, dotati degli indispensabili strumenti per comprendere il mondo ed essere attivi nell’esercizio dei diritti, è salita al di sopra del 10%. Lo ricordo a chi si riempie la bocca con il mantra degli insegnanti che non vogliono farsi valutare: sono questi dati il vero test di valutazione della scuola. E ricordo che stiamo parlando non di risultati rilevati all’uscita dalla scuola, ma di competenze e capacità che si sedimentano nella società attraverso gli anni. Questa è la colpa della scuola italiana: aver combattuto la battaglia di don Milani contro una scuola di classe, cinghia di trasmissione e di assoggettamento del potere e del sapere dominanti. Quando la scuola italiana ha cominciato a scalfire questo dispositivo, sono iniziati gli attacchi alla scuola pubblica.

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1 Febbraio, 2012

Silvia di Fresco, Matteo Vescovi, L’arrestabile ascesa della scuola delle competenze. Alcune riflessioni sui cambiamenti in atto nel sistema scolastico italiano

by gabriella

Un’ottima ricognizione degli antefatti, delle mistificazioni e degli scopi inconfessabili di vent’anni di programmatico declino scolastico italiano. Bello anche il titolo che mi fa venire in mente la brechtiana “resistibile ascesa” di Hitler e la necessità che gli insegnanti italiani escano dal torpore inconsapevole che li ha avvinti e rifiutino di collaborare alla “soluzione finale”.

State pur tranquilli
ci saranno sempre
più poveri e più ricchi
ma tutti più imbecilli

G. Gaber, La razza in estinzione

1. Società della conoscenza/società del controllo di Silvia Di Fresco

Sulle pagine della rivista «L’ospite ingrato» dedicata al tema della conoscenza, Sergio Bologna1, dopo aver sottolineato l’inefficacia dell’attuale sistema formativo, concludeva il suo articolo chiedendosi quale possa essere il futuro degli studi umanistici in un contesto in cui il lavoro, e il suo linguaggio, sono altamente dominati dalla tecnologia.

Il problema ovviamente non riguarda solo l’Italia e non coinvolge solo aspetti interni alla didattica, ma riguarda il modello di società che saremo in grado di immaginare per risolvere i giganteschi problemi ecologici e sociali che il pianeta si trova ad affrontare. È quella che recentemente Martha Nussbaum ha definito come «crisi dei saperi socratici» [Internazionale, 870, pp. 36-42], cioè di quei saperi che sviluppano competenze non misurabili come la capacità di confrontarsi e mettersi in discussione, di assumere il punto di vista dell’altro, di produrre soluzioni innovative (e non esecutive) rispetto ai contesti in cui sorgono i nostri problemi.

Saperi che rappresentano le finalità di un’educazione rivolta alla costruzione di una comunità democratica, all’interno della quale l’insegnamento di materie letterarie e scientifiche va salvaguardato rispetto a un’educazione schiacciata sui saperi tecnici e specialistici. Sostiene la Nussbaum che tali insegnamenti hanno persino una finalità economicistica indiretta in quanto

l’innovazione richiede intelligenze flessibili, aperte, creative. La letteratura e le arti stimolano queste facoltà. Quando mancano, la cultura aziendale perde colpi in fretta2.

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23 Agosto, 2011

Michael Wesch, La scuola nella società informazionale

by gabriella

Sulle vere domande che la scuola e gli insegnanti del XXI secolo dovrebbero farsi, vale a dire, cosa deve essere la scuola in una società informazionale, come insegnare a leggere la realtà in un mondo in sovraccarico informativo, come intercettare i gusti e le passioni dei nostri studenti e via dicendo, mi è invece stato utile un post inviato da Michael Wesch (Kansas State University) alla mailing list dell’Institute for Distributed Creativity (distributedcreativity.org) (ho aggiunto io il neretto, per facilitare la lettura). Il video seguente ne anticipa alcune:

[youtube=http://www.youtube.com/watch?v=jrXpitAlva0]

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