29 Settembre, 2015
by gabriella
Uno spassoso frammento de L’anello di re Salomone (1949), Milano, Adelphi, 1967, pp. 192-195.
L’etologo, quando è alle prese con gli animali superiori, fa spesso una figura incredibilmente buffa, ed è inevitabile che sia così. Ed è altrettanto inevitabile che egli venga considerato matto dalle persone più o meno immediatamente circostanti. Se non sono stato ancora internato in un manicomio lo devo al fatto che ad Altenberg io godo la fama di persona sicuramente innocua, fama che condivido con l’altro idiota del villaggio.
A giustificazione dei miei concittadini racconterò un paio di aneddoti: una volta stavo cercando di scoprire perché le anitre selvatiche (germani reali), se sono state covate artificialmente, appena uscite dall’uovo si mostrano così paurose e ‘[192] inavvicinabili, a differenza delle oche selvatiche covate nelle stesse condizioni. Queste ultime, infatti, si attaccano senz’altro alla prima persona che incontrano nella vita e la considerano come loro mamma, seguendola fiduciosamente. Invece gli anatroccoli selvatici non ne volevano sapere di me.
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19 Ottobre, 2014
by gabriella
Konrad Lorenz
Gli animali non possiedono un linguaggio nel vero senso della parola, ma ogni individuo appartenente alle specie superiori, e soprattutto alle specie che vivono in società, come ad esempio le taccole o le oche selvatiche, possiede fin dalla nascita tutto un codice di segnali e di movimenti espressivi. E innata è tanto la capacità di emettere tali segnali, quanto quella di «interpretarli correttamente», cioè di rispondervi in modo coerente e propizio ala conservazione della specie.
Queste mie affermazioni, che si fondono su molte osservazioni e molti esperimenti, vengono a ridurre notevolmente la somiglianza che, a una considerazione superficiale dei fatti,, sembra sussistere tra tutti i modi di comunicare degli animali e il linguaggio umano. Questa somiglianza si riduce ancora ulteriormente quando a poco a poco ci si rende conto che in tutte le manifestazioni sonore e mimiche l’animale non ha mai l’intenzione cosciente di influenzare con questi mezzi un suo simile: anche le oche e le anitre selvatiche o le taccole cresciute in isolamento, emettono tali segnali quando si trovano nello stato d’animo corrispondente. Si tratta dunque di un processo coatto e meccanico, che decisamente ha assai poco a che fare con il linguaggio umano.
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10 Maggio, 2014
by gabriella
Traggo da Schoolstorming questo ironico frammento de Il cosiddetto male, centrato sul ruolo dell’abitudine negli animali superiori, dall’oca all’uomo.
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21 Ottobre, 2012
by gabriella
Questo capitolo de L’anello di Re Salomone – sovrano la cui leggenda narra che sapesse parlare agli animali – è dedicato al mio gatto e agli animali che popolano quotidianamente le lezioni di Scienze umane.
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