Posts tagged ‘Marx’

5 Settembre, 2012

Umberto Curi, Rivoluzione e riforma

by gabriella

Traggo dalle lezioni del caffé filosofico – ora tutte disponibili su YouTube e in gran parte riedite dalla Biblioteca di Repubblica – la precisazione storiografica di Umberto Curi sui concetti di rivoluzione e riforma. Di seguito, il video dell’intera lezione dedicata al Manifesto del partito comunista, alla visione degli oppressi e dell’oppressione di Marx e ad un profilo privato del filosofo.

Il termine rivoluzione entra nel lessico politico sostanzialmente tra la fine del Seicento e i primi decenni del Settecento con una provenienza molto specifica. Esso infatti non nasce in un contesto politico, ma originariamente in un contesto di carattere scientifico. Com’è noto, De revolutionibus orbium coelestium è il titolo dell’opera di Copernico comparsa nel 1543. Revolutio vuol dire, per l’appunto, la descrizione del movimento ricorsivo di un corpo celeste attorno a un altro corpo.

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6 Luglio, 2012

Tonino Bucci, La crisi dell’intellettuale contemporaneo e il mondo invertito

by gabriella

Vale la pena di soffermarsi su questo articolo di Bucci che, dopo aver esaminato la crisi dell’intellettuale contemporaneo, studia  lo strano potere del falso, dell’inautentico e dell’errore con i quali la filosofia si misura fin da Platone. Perché l’apparenza, tanto più oggi, prevale sulla verità? Perché la menzogna e la credenza persuadono più dell‘epistéme?

Pensa di vedere degli uomini che vi siano dentro fin da fanciulli, incatenati gambe e collo,
sì da dover restare fermi e da poter vedere soltanto in avanti, incapaci, a causa della catena, di volgere attorno il capo.
Platone, La repubblica
Il disagio della cultura è uno dei tratti paradossali della società contemporanea. Il degrado delle istituzioni culturali e le politiche di tagli di bilancio a scuola, università, ricerca, musei, archivi, teatri, cinema ed editoria, è solo un lato del problema. Prima ancora di essere erosa dalle logiche di contabilità dei governi, la cultura è oggi messa a rischio dal venir meno della legittimazione di cui godeva in passato e dal discredito del suo ruolo nella comunità. Tramontata la stagione dell’engagement, da un lato, e dell’universalismo dei valori, dall’altro, il segno più evidente della decadenza culturale è proprio la trasformazione del ruolo degli intellettuali – ammesso che in un tempo di profonda rivoluzione delle professioni cognitive si possa ancora parlare degli intellettuali come di un ceto sociale.
Secondo un’efficace formula di Zygmunt Bauman, l’intellettuale contemporaneo sarebbe passato dalla funzione di legislatore a quella di interprete. Quella figura di intellettuale che in passato, a torto o a ragione, poteva accreditarsi agli occhi della società come portavoce di istanze universali, capace di indicare ideali e modelli per l’avvenire, ha oggi abbandonato il campo a vantaggio di una nuova schiera di professionisti della comunicazione.

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22 Ottobre, 2011

Vladimiro Giacché, La crisi spiegata da Karl Marx

by gabriella

Un mondo spiegato a partire dalla centralità del capitale finanziario che stringe nella sua morsa l’economia. È questa la lettura dominante della crisi, relegata a incidente di percorso del capitalismo. Spiegazione che può essere smontata a partire dagli scritti di Marx dedicati al tema e che sono stati raccolti in un volume da oggi in libreria di cui pubblichiamo brani dell’introduzione.

La spiegazione della crisi attuale come una crisi finanziaria che ha contagiato l’economia reale è oggi largamente prevalente. Si tratta della versione contemporanea della concezione, ben nota a Marx, secondo cui la crisi sarebbe dovuta «all’eccesso di speculazioni e all’abuso del credito». Precisamente questa spiegazione della crisi era stata sostenuta dalla commissione incaricata dalla Camera dei Comuni inglese di redigere un rapporto sulla crisi del 1857. Marx contestava questo punto di vista: «la speculazione di regola si presenta nei periodi in cui la sovrapproduzione è in pieno corso. Essa offre alla sovrapproduzione momentanei canali di sbocco, e proprio per questo accelera lo scoppio della crisi e ne aumenta la virulenza. La crisi stessa scoppia dapprima nel campo della speculazione e solo successivamente passa a quello della produzione. Non la sovrapproduzione, ma la sovraspeculazione, che a sua volta è solo un sintomo della sovrapproduzione, appare perciò agli occhi dell’osservatore superficiale come causa della crisi».

Oltre ogni limite

Per Marx i motivi per cui le crisi si presentano come crisi creditizie e monetarie sono senz’altro radicati in alcune caratteristiche di fondo del funzionamento dell’economia capitalistica. Ma le crisi non sono in primo luogo creditizie e monetarie: alla loro base si trova la sovrapproduzione di capitale e di merci. Il fatto è che per Marx il credito è uno dei principali strumenti attraverso cui il capitale tenta di superare i propri limiti. Infatti, grazie al credito i «limiti del consumo vengono allargati dalla intensificazione del processo di riproduzione, che da un lato accresce il consumo di reddito da parte degli operai e dei capitalisti, d’altro lato si identifica con l’intensificazione del consumo produttivo». Inoltre il credito «spinge la produzione capitalistica al di là dei suoi limiti» anche nel senso di porre a disposizione della produzione «tutto il capitale disponibile e anche potenziale della società, nella misura in cui esso non è stato già attivamente investito».

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16 Ottobre, 2011

Capitale e vizi capitali

by gabriella

Una delle cose che colpisce chi legge della protesta degli Occupy Wall Street è che questi giovani americani dicono di essere stanchi dell‘”avidità” dei banchieri. Ora, l'”avidità” è un vizio, una qualità umana della quale sarebbe portatrice l’1% ricco degli esseri umani. Ma come fanno le azioni di questa infima minoranza a condizionare la vita del 99%? E’ qualche secolo che i ricchi hanno inventato un sistema di regole che lavora per produrre questi risultati. Marx lo chiamò “capitale”, oggi lo chiamiamo “sistema di mercato” o di “libero scambio”.

Nell’interpretazione di Gordon Gekko (Wall Street, 1987): “è tutta questione di soldi ragazzo, il resto è conversazione”. “Il più ricco 1% del paese possiede la metà della ricchezza del paese: 5 trilioni di dollari […] C’è il 90% degli americani che non possiede niente o quasi, io non creo niente, io posseggo e noi facciamo le regole, le notizie, le guerre, la pace, le carestie, le sommosse, il prezzo di uno spillo, tiriamo fuori conigli dal cilindro mentre gli altri seduti si domandano come accidenti abbiamo fatto, non sarai tanto ingenuo da credere che noi viviamo in una democrazia, è vero Buddy? E’ il libero mercato”.

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Forse è questo “capitale” a impoverire il mondo, non i “vizi capitali“. Scambiare il Leviathano con un gruppetto di cattivi soggetti è un errore da matita rossa.

4 Settembre, 2011

Salvatore Natoli, Lavoro e operosità. Scuola e senso del dovere

by gabriella

Ieri sera (3 settembre 2011) Salvatore Natoli ha tenuto una lezione magistrale all’Oicos festival di Assisi e Bastia (PG) sul tema dell’agire (il titolo del suo discorso era Il buon uso del mondo. Agire nell’età del rischio).

La sua riflessione si è incentrata sul ruolo dell’azione e del lavoro nella costruzione di soggettività, a partire dall’equivoco di fondo in cui si muove la nostra società nella quale alla perdita di senso del lavoro (non lavoro per me e per un’utilità che mi è subito evidente, ma per “altro”, un altro eternamente mediato dal denato e dalla divisione sociale dei compiti) si lega, per reazione, l‘incremento dell’operosità (quella “motilità” che secondo Natoli scambiamo per attività) e del sanzionamento dell’inefficienza.

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13 Luglio, 2011

Alberto Burgio, Vladimiro Giacché, Scusi, ma quello non è il capitalismo?

by gabriella

In questi giorni è di gran moda tributare onori al vecchio Marx. La crisi del capitalismo incoraggia le palinodie. Ancora ieri era un reperto fossile, oggi è la mascotte di banchieri e economisti di radicata (e in realtà incrollabile) fede liberista. Lasciamo andare ogni considerazione sulla scarsa decenza di tanti improvvisi ripensamenti. Proviamo piuttosto a divertirci un po’ immaginando lo spasso che procurerebbero a Marx tutti questi discorsi e quanto sta accadendo in queste turbolente settimane. A Marx e non soltanto a lui.

C’è un altro grande vecchio, di cui nessuno parla, che si sta godendo una tardiva ma non imprevista rivincita. Un vecchio molto caro all’autore del Capitale. Insomma, questa crisi è un momento di riscatto anche per Hegel, il grande maestro di Marx. Attenti a quei due.

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