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8 Novembre, 2016

Jean-Pierre Vernant, Le origini del pensiero greco

by gabriella

Tratto da Les origines de la pensée grecque (1962) trad. it. Le origini del pensiero greco [Milano, Feltrinelli, 2007, pp. 7-10].

Tentare l’impresa nel settore che avevo l’incarico di esplorare [una storia delle origini del pensiero greco che non superasse, come richiesto dall’editore P.U.F., le cento pagine. Nota mia] implicava una certa imprudenza. Non era forse un po’ troppo azzardato pretendere di delineare in pochi capitoli le origini del pensiero greco, ossia di abbozzare il quadro delle mutazioni intellettuali che si producono tra il XII secolo prima della nostra era, quando crollano i reami micenei, e il V secolo, il momento in cui si colloca il fiorire di una città come Atene? Settecento anni da sorvolare, la massima parte dei quali, dal XII all’VIII secolo, rappresentata dal periodo battezzato dagli storici dell’antichità come “secoli oscuri” giacché, scomparsa in quell’epoca la pratica della scrittura, non disponiamo per conoscerla di nessuna fonte grafica, di nessun testo.

Su un’estensione temporale di questo genere non era dunque possibile procedere come uno storico o un archeologo che mobilitano per la loro indagine tutte le risorse della loro disciplina. Nella forma di un semplice saggio, la cui ambizione non era chiudere il dibattito con una ricerca esaustiva ma rilanciarlo orientando la riflessione su una nuova strada, ho così tentato di ridisegnare le grandi linee di un’evoluzione che, dalla monarchia micenea alla città democratica, ha segnato il declino del mito e l’avvento dei saperi razionali. Di questa rivoluzione intellettuale ho proposto un’interpretazione globale che mi sembrava, nella sua coerenza, conforme ai principali dati di fatto di cui disponiamo.

Qual è, mi sono dunque chiesto, l’origine del pensiero razionale in Occidente? Come è avvenuta la sua nascita nel mondo greco?

Mileto, Agora

Mileto, Agora

Tre aspetti mi sono sembrati caratterizzare, per l’essenziale, il nuovo tipo di riflessione la cui apparizione segna, agli albori del VI secolo, nella colonia greca di Mileto, in Asia Minore, l’inizio della filosofia e delle scienze elleniche. In primo luogo, si costituisce un ambito di pensiero esterno ed estraneo alla religione. I “fisici” della Ionia danno alla genesi del cosmo e dei fenomeni naturali spiegazioni di carattere profano e di tipo assolutamente positivo. Essi ignorano deliberatamente le potenze divine riconosciute dal culto, le pratiche rituali stabilite e i racconti sacri tradizionalmente fissati dai canti di poeti “teologi” come Esiodo.

In secondo luogo, si delinea l’idea di un ordine cosmico che non si fonda più, come nelle teogonie tradizionali, sulla potenza di un dio sovrano, sulla sua monarchia, la sua basileia, ma su una legge immanente all’universo, una regola di ripartizione, nomos, che impone a tutti gli elementi costitutivi della natura un ordine egualitario, in modo che nessuno possa esercitare sugli altri il suo dominio (kratos).

Infine questo pensiero ha un carattere profondamente geometrico. Si tratti di geografia, di astronomia o di cosmologia, esso concepisce e proietta il mondo fisico entro un quadro spaziale che non è più definito dalle qualità religiose del fasto e del nefasto, del celeste o dell’infernale, ma è fatto di relazioni reciproche, simmetriche, reversibili.

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