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27 Aprile, 2013

David Harvey, Breve storia del neoliberismo

by gabriella

david-harveyQuesta breve storia del neoliberismo, tratteggiata dal geografo e scienziato sociale David Harvey, può essere letta come una storia non apologetica, dunque critica, della globalizzazione. Il testo, di cui riproduco l’inizio dell’introduzione, è disponibile qui nelle sue parti essenziali.

Molto probabilmente in futuro gli storici guarderanno al biennio tra il 1978 e il 1980 come a un punto di svolta rivoluzionario nella storia sociale ed economica del mondo. Nel 1978 Deng Hsiao Ping compì il primo passo importante verso la liberalizzazione di un’economia governata da comunisti in un paese che ospitava un quinto della popolazione mondiale. La strada intrapresa da Deng avrebbe trasformato la Cina, nell’arco di due decenni, da paese arretrato e chiuso in se stesso a centro aperto del dinamismo capitalista, caratterizzato da tassi di crescita talmente sostenuti da non avere confronti nella storia. Sull’altra sponda del Pacifico, e in circostanze assai diverse, un personaggio allora relativamente oscuro (ma oggi famoso) di nome Paul Volcker assumeva, nel luglio 1979, la guida della Federal Reserve e, nel giro di pochi mesi, modificava radicalmente la politica monetaria. Di lì in avanti la Fed avrebbe condotto la lotta all’inflazione senza alcun riguardo per le conseguenze (in particolare per la disoccupazione).

Dall’altra parte dell’Atlantico Margaret Thatcher era già stata eletta, nel maggio 1979, primo ministro della Gran Bretagna, con il mandato di porre un freno al potere dei sindacati e mettere fine alla deprimente stagnazione inflazionistica che aveva soffocato il paese nel decennio precedente. Poi, nel 1980, Ronald Reagan fu eletto presidente degli Stati Uniti e, in virtù della sua capacità comunicativa e del suo carisma personale, avviò il paese verso una rivitalizzazione dell’economia fondata da un lato sul sostegno alle manovre compiute da Volcker alla Fed e dall’altro sulla sua [10] personale miscela di politiche finalizzate a contenere i sindacati, a deregolamentare l’industria, l’agricoltura e lo sfruttamento delle risorse, e a liberare le potenzialità della finanza a livello nazionale e sullo scenario mondiale.

Da questi vari epicentri si sono diramati e diffusi gli impulsi rivoluzionari che hanno trasformato l’immagine del mondo intorno a noi. Mutamenti di questa portata ed estensione non si verificano accidentalmente; dunque è legittimo cercare di capire grazie a quali strumenti e attraverso quali percorsi la nuova configurazione economica – spesso indicata con il termine generico di «globalizzazione» -sia scaturita da quella precedente.


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