Un documento illustrativo del rapporto dei popoli nativi con la natura – celebre e controverso perché secondo alcune fonti non autentico, ma della cui bellezza nessuno dubita – è la lettera che il capo indiano Seattle avrebbe inviato nel 1852 al presidente degli Stati Uniti Franklin Pierce che voleva negoziare con i nativi il possesso della terra.
Quando il Gran Capo di Washington manda a dire che desidera acquistare la nostra terra, egli chiede molto da noi. Il Gran Capo manda a dire che ci riserverà un’area in modo che noi possiamo vivere comodamente. Egli sarà il nostro padre e noi saremo suoi figli.
Così noi considereremo la Vostra offerta di comprare la nostra terra. Ma non sarà facile.
Perché questa terra è sacra per noi. Questa acqua scintillante che scende nei ruscelli e nei fiumi non è solo acqua ma il sangue dei nostri antenati. Se vi vendiamo la terra dovrete ricordare che è sacra, e dovrete insegnareai vostri figli che è sacra, e che ogni immagine spirituale riflessa nella chiara acqua dei laghi parla di avvenimenti e ricordi nella vita del mio popolo.
Il mormorio dell’acqua è la voce del padre di mio padre. I fiumi sono nostri fratelli, spengono la nostra sete. I fiumi trasportano le nostre canoe e alimentano i nostri figli. Se vi vendiamo la nostra terra dovrete ricordarvi e insegnare ai vostri bambini che i fiumi sono nostri fratelli, e vostri, e che dovrete d’ora innanzi riservare ai fiumi tutte le gentilezze che riservereste a ogni fratello.
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