Posts tagged ‘Prometeo’

2 Febbraio, 2023

Platone, Il Protagora

by gabriella

Themis

Ci fu un tempo in cui esistevano gli dei, ma non le stirpi mortali. Quando giunse anche per queste il momento fatale della nascita, gli dèi le plasmarono nel cuore della terra, mescolando terra, fuoco e tutto ciò che si amalgama con terra e fuoco; ordinarono poi a Prometeo e a Epimeteo di dare con misura e distribuire in modo opportuno a ciascuno le facoltà naturali.

Il furto del fuoco da parte di Prometeo procurò agli uomini il sapere tecnico e la capacità di produrre cultura, separandosi dal resto del mondo animale, la giustizia fu invece un dono degli dèi, preoccupati che senza di essa l’umanità potesse estinguersi a causa della violenza reciproca.

 

Indice

1. Platone, Protagora 320c-324a [temi della giustizia, dell’uguaglianza e dell’educazione alla virtù]
2. Sintesi dell’intero dialogo


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13 Settembre, 2021

Prometeo, la condizione umana

by gabriella

La storia di Prometeo raccontata da Jean-Pierre Vernant nel capitolo Il mondo degli umani [L’univers, les dieux, les hommes. Récits grecs des origines (1999), trad it. L’universo, gli dèi, gli uomini. Il racconto del mito, Torino, Einaudi, 2000, pp. 53-61] e Platone [Protagora,320c-324a].

prometheusIndice

1. Il mondo degli umani

1.1 Prometeo l’astuto
1.2 Il bue sacrificale e la differenza tra uomini e dèi
1.3 La vendetta di Zeus e il fuoco divino

2. Platone, Protagora

 

Com’è nato il mondo? All’inizio c’era Urano, figlio e sposo di Gea, la terra. I loro figli erano imprigionati da Urano nel ventre della madre perché il padre temeva di essere spodestato.  Ma la madre Gea, non sopportando più l’oppressione costruì una falce con la quale il titano Crono evirò il padre.

Nel regno di Crono, il titano di unisce a sua sorella Rea. I due generarono alcuni dei, tra i quali Zeus, ma Crono divorava i suoi figli a causa degli stessi timori del padre. Uno di loro però, Zeus, fu nascosto al padre e crebbe lontano. Una volta adulto sconfisse il padre e lo costrinse a rigurgitare tutti i suoi figli, dèi e titani. Comincia allora una guerra tra dèi e titani che durerà dieci anni per decidere quale posto abbia ognuno e chi comanderà. Vinceranno di dèi olimpici e il loro capo, Zeus, che dopo la guerra spartisce gli onori tra tutti gli esseri viventi.

 

1. Il mondo degli umani

1.1 Prometeo l’astuto

Come ripartire sorti e onori fra gli dèi e gli uomini ? Qui l’uso di una violenza pura e semplice non è più concepibi­le. Gli esseri umani sono talmente deboli che basta un sem­plice buffetto per annientarli, mentre gli immortali, da par­te loro, non possono accordarsi con i mortali come se fos­sero loro pari.

Si impone allora una soluzione che non risulti né da un sovrappiù di forza né da un accordo fra pari. Per realizzarla, con mezzi necessariamente ibridi e di­storti, Zeus si rivolge a un personaggio chiamato Prome­teo, un essere tanto singolare e bizzarro quanto lo sarà l’e­spediente da lui escogitato per decidere e risolvere la contesa.

Perché è Prometeo il prescelto del caso? Perché nel mondo divino gode di uno statuto ambiguo, mal defi­nito, paradossale. Viene chiamato Titano, mentre è in realtà il figlio di Giapeto che è fratello di Crono. E’ dun­que il padre a essere un Titano. Prometeo non lo è in ve­rità del tutto, senza per questo essere neppure un Olim­pico, poiché non appartiene alla stessa discendenza. La sua natura è titanica, come quella del fratello Atlante, che sarà ugualmente punito da Zeus.

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19 Giugno, 2020

Umberto Curi, Il volto della Gorgone

by gabriella

Su QuestoTrentino è uscito un bell’estratto dell’introduzione di Umberto Curi al volume collettaneo Il volto della Gorgone. La morte e i suoi significati [Mondadori, Milano, 2001].

Secondo il mito, Zeus, appena assurto al trono degli dèi, disprezzò il genere umano, che avrebbe voluto distruggere sostituendolo con una nuova razza. Solo Prometeo, stirpe divina, osò ribellarsi e per evitare agli uomini lo sterminio portò loro il dono del fuoco.

Insegnò inoltre a lavorare la terra, a raccogliere i prodotti, ad avere la meglio sulle fiere, a domare le bestie selvatiche, a costruire case, a solcare i mari e a inventare ogni espediente utile alla sopravvivenza. Certo fu questa la spiegazione che gli uomini si dettero quando ebbero la consapevolezza della loro condizione rispetto a quella degli altri animali, che non costruivano attrezzi e vivevano ‘naturalmente’.

temporalità dell’esserci

Nello stesso tempo gli uomini si accorsero che vi era un limite invalicabile qualunque cosa facessero: la morte, di cui erano consapevoli a differenza degli altri animali.

Reso “pantoporos” (in grado di trovare ogni soluzione) dal possesso della techne, a lui regalata dal gesto sacrilego di Prometeo, a nulla serve all’uomo la capacità di escogitare strumenti e artifici di fronte all’ineluttabile morte. Irrimediabilmente “aporos” resta l’uomo in presenza dell’Ade (Curi, pag. 9), perché la vista della Gorgone lo paralizza.

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2 Maggio, 2017

Nietzsche, Il dionisiaco

by gabriella

DionisoLa visione greca della vita e il dionisiaco ne La filosofia nell’epoca tragica dei greci, da Studia Humanitatis.

Ciò che è dionisiaco viene contrapposto nel pensiero come un ordine superiore del mondo a un ordine volgare e dappoco: il Greco voleva una fuga assoluta da questo mondo della colpa e del destino. Difficilmente si dava pace con un mondo dopo la morte: la sua brama andava più in alto, al di là degli dèi; egli negava l’esistenza assieme al suo variopinto, luccicante rispecchiamento negli dèi. Nella consapevolezza del risveglio dall’ebbrezza, egli vede ovunque l’atrocità o l’assurdità dell’esistenza umana. Ciò gli dà la nausea. Ora egli comprende la sapienza del dio silvano.

Friedrich Niezsche

I Greci, che esprimono e al tempo stesso nascondono la dottrina segreta della loro visione del mondo nei loro dèi, hanno stabilito come duplice fonte della loro arte due divinità Apollo e Dioniso. Questi nomi rappresentano nel dominio dell’arte dei contrari stilistici, che incedono l’uno accanto all’altro quasi sempre in lotta tra loro, e appaiono fusi una volta soltanto, quando culmina la «volontà» ellenica, nell’opera d’arte della tragedia attica.dioniso

In due stati, difatti, l’uomo raggiunge il sentimento estatico dell’esistenza, nel sogno e nell’ebbrezza. La bella illusione del mondo del sogno dove ogni uomo è artista pieno, è madre di ogni arte figurativa e altresì come vedremo, di una metà importante della poesia.

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26 Giugno, 2013

Roberto Escobar, L’autocostruzione umana

by gabriella
Jan_Cossiers, Prometheus

Jan_Cossiers, Prometheus

Un’altra interpretazione del mito di Prometeo e del processo di ominazione che esplora la costruzione greca (esiodea) dell’immagine dell’uomo, a metà tra il divino e l’animale e confluisce nella genesi di cultura di Nietzsche e Gehlen. Tratto da Metamorfosi della paura, Il Mulino, 1997.

 

Il genio della specie

Prometeo – il Protanthropos, l’uomo primordiale celeste che s’eleva sopra i piccoli uomini primordiali terrestri, «ma nello stesso tempo prende partito per loro» [Kerényi, Miti e misteri, Garzanti, 1986, I, p. 292] – è l’immagine che, della condizione umana, si fa il realismo greco. In essa, nella sua conoscenza del reale, appunto, è implicita in primo luogo la conoscenza del non-umano, di quel che è odioso agli uomini, e contro cui occorre prendere posizione. Sul versante opposto, sul versante di tutto quello che schiaccia l’uomo e ne contrasta lo sforzo laborioso, sta un’altra immagine: l’immagine di Zeus. A lui – che sta al di sopra di chi sta sopra -, il Protanthropos deve contendere la possibilità stessa di sopravvivere, facendosi ladro necessario del divino, ossia del non-umano. Il furto del fuoco, soprattutto, rivela la natura di tale necessità.

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28 Gennaio, 2013

Giulio Giorello, Prometeo e la tecnica nella versione giapponese dei manga e degli anime

by gabriella

Il mito di Prometeo come potente leva di comprensione non solo nelle epoche passate, ma anche nella nostra. Secondo Giorello, pubblicato oggi dal Rasoio di Occam, il senso di questo mito riemerge nel destino dei personaggi dei cicli di fumetti (manga) e dei film di animazione (anime). Ma, si chiede il filosofo, manga e anime del nuovo Giappone possono dare indicazioni efficaci nella ricerca di antidoti alla componente distruttiva del prometeismo dell’Occidente?

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Ricordate Genesi 1,26? «Poi Dio disse: “Facciamo l’uomo a nostra immagine, conforme alla nostra somiglianza, ed abbia dominio sui pesci del mare, sugli uccelli del cielo, sul bestiame, su tutta la terra e su tutti i rettili che strisciano sulla terra”». Comunque si attenui nelle nuove versioni della Bibbia quell’allusione al dominio della creatura umana sulla natura, resta che quel mandato divino (basato sulla «immagine e somiglianza» con il Signore) separa Homo sapiens da ogni altro organismo vivente. E se gli odierni teologi tendono a interpretare quel dominio come un’assunzione di responsabilità piuttosto che un potere assoluto, ben strana appare quella divina provvidenza che ha affidato il nostro Globo alle mani dei discendenti di Eva e di Adamo, i quali si sono rivelati capaci nel corso della storia di tante e tali violenze sull’ambiente: è un po’ come voler affidare alla responsabilità del (Real) Collegio delle Fanciulle a… Jack lo Squartatore.

mangascienzaLe narrazioni della Bibbia sono miti, anch’essi pieni di fascino e di mistero non meno che i loro corrispondenti nella cultura greca e latina. In questo libro, Fabio Bartoli valorizza soprattutto la vicenda di Prometeo, il dio spodestato e condannato per aver troppo amato le creature umane, donando loro non solo il fuoco (cioè tecnica ed energia) ma anche l’arte dei numeri (ossia matematica e scienza) e «cieche aspettative» (ovvero l’ignoranza del giorno della propria morte). E chi sono i moderni Prometeo? Nella immaginosa rappresentazione di William Blake, quel ruolo è affidato a Isaac Newton, vero e proprio titano della scienza che quasi confonde le sue membra con le rocce di un’ardua montagna, mentre è intento a mettere su carta calcoli e schemi delle orbite dei pianeti; per Immanuel Kant toccava all’americano Benjamin Franklin il compito di controllare i fuochi venuti dal cielo (cioè i fulmini), non più saette di Zeus ma fisiche manifestazioni dell’elettricità; per Percy Bysshe Shelley le catene di Prometeo venivano spezzate ogni volta che tecnologia e scienza erano messe al servizio della libertà e dell’uguaglianza, mentre la sua consorte Mary già disegnava nel Frankenstein il ritratto di un creatore terrificato a tal punto dalla propria «creazione» da dimenticare qualsiasi responsabilità nei suoi confronti.

Basterebbero questi brevi accenni alle trasformazioni di Prometeo nella nostra cultura a indicare come il mito non si riduca a un residuo di epoche non ancora rischiarate dalla luce del progresso, ma costituisca ancor oggi una potente leva non solo di emozione ma di comprensione, soprattutto là ove Prometeo «scatenato» appare come un benefattore davvero bizzarro (il primo santo laico del calendario, come amava dire Karl Marx), giacché i suoi doni appaiono gravidi di minaccia. «Vivono nel terrore gli scienziati / e la mente europea s’arresta», leggiamo nel frammento dal CXV dei Cantos di Ezra Pound: il poeta vergò queste parole in quello stesso 1952 cui risalgono i primi test sulla bomba all’idrogeno, ovvero la «superbomba» la cui potenza distruttiva doveva – stando ai suoi stessi progettatori – far impallidire quella degli ordigni atomici scagliati dall’aviazione militare USA sulle città giapponesi di Hiroshima e Nagasaki. Si tende troppo spesso a dimenticare che la seconda Guerra Mondiale è stata pure la prima guerra atomica della storia. In uno dei più intelligenti film di Orson Welles, la trasposizione cinematografica del Processo di Kafka, alla grottesca uccisione del protagonista un fungo atomico si leva all’orizzonte.

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