Un modulo di otto lezioni dedicato alla nascita e alla specificità della società moderna (o industriale, o capitalistica), concepite come una storia economica[ruolo delle tecnologie e delle leggi del mercato, passaggio da un’economia di sussistenza a un’economia di produzione], una storia sociale [nascita del proletariato urbano e della povertà come condizione sociale], una storia culturale [crisi dell’autorità, rivoluzione scientifica, astronomica, politica] e una storia politica [nascita dello stato moderno e definizione moderna dei concetti di libertà, uguaglianza, tolleranza, laicità, sovranità popolare, cittadinanza].
2.1 Dall’economia di autoconsumo all’economia di produzione 2.2Lo sfruttamento intensivo delle risorse della terra e l’aziendalizzazione delle fattorie
Se la stampa è lo strumento, per eccellenza, dell’informazione e, per questo, il mezzo principale di costruzione dell’opinione pubblica nel XIX secolo, il cinema è la forma più diffusa di racconto ed è dunque veicolo di modelli culturali e luogo di creazione dell’immaginario sociale, con un’influenza ancora più profonda sui suoi pubblici.
Come mostrano le cattedrali gotiche, l’immagine è sempre stata il mezzo di comunicazione diretto al popolo analfabeta. Il suo potere comunicativo e seduttivoè quindi storicamente noto. Il cinema però unisce immagine e movimento, moltiplicando il potere seduttivo di questa forma di narrazione e facendoneuna forma di spettacolo.
Joseph Goebbels, Ministro della Propaganda della Germania nazista
Le origini, gli strumenti e le strategie della manipolazione persuasoriaa fini politici, le sue applicazioni nel fascismo e nel nazismo e le sue affinità e differenze con la pubblicità e il marketing [il pdf per la stampa è in coda al testo].
L’etimologia del termine propagandatrae origine dalla Sacra Congregatio de Propaganda Fide, istituita dalla Chiesa Cattolica nel 1622 al fine di combattere il protestantesimo e diffondere la fede cattolica.
Creato alla fine del ‘700 dal francese “propagande”, il termine è stato usato estensivamente dal secolo successivo per indicare le attività nate per gli stessi scopi.
Intervistato sul legame tra immigrazione e meningite, il primario di Malattie Infettive dell’Ospedale San Raffaele di Milano, Adriano Lazzarin ha osservato che :
tra le ondate migratorie e i casi di meningite registrati in Italia non c’è nessun collegamento per due motivi: prima di tutto, perché in Africa è diffuso il meningococco di tipo A, mentre da noi si sono verificati finora soltanto casi di infezione riconducibili ai ceppi B e C. Bisogna poi considerare – continua Lazzarin – che il meningococco non lo “importiamo” dall’Africa, ma è già presente in Italia: secondo l’Istituto Superiore di Sanità nel nostro paese ci sono tra i 5 e i 10 milioni di portatori sani di meningococco. Quindi è molto più probabile essere contagiati da un italiano piuttosto che da un migrante.
Il post, riferisce Repubblica, ha già ottenuto 6mila like e oltre 9mila condivisioni e continuerà a circolare perché alla segnalazione del contenuto per la rimozione (“Il post insulta o attacca qualcuno in base a religione, etnia o orientamento sessuale”), il sito ha risposto che foto e messaggio “rispettano gli Standard della comunità” (sic).
Riprendo da storiadigitale.it i manifesti della Democrazia Cristiana per la campagna elettorale del 1948.
Si tratta di manifesti prodotti dalla Spes e promossi dai cosiddetti comitati civici, creati solamente nel febbraio del 1948, a pochi mesi dalle elezioni, ma che riuscirono a produrre ugualmente un volume di propaganda notevole.
Il fondatore dei comitati civici fu Luigi Gedda, personaggio legato agli ambienti della Chiesa e che dalla Chiesa, direttamente dalla persona del Papa Pio XII aveva ottenuto di fondare i comitati civici allo scopo di far fronte alla organizzazione capillare del Partito Comunista Italiano. E’ fondamentale ricordare che la struttura messa in opera da Gedda, servì a dare voce alle altre associazioni cattoliche che non potevano fare politica dovendo attenersi alle norme concordatarie del 1929 che proibivano alla Chiesa di fare propaganda. Oltre ai cinquanta manifesti citati vi fu una grande produzione di volantinaggio e la stampa di un periodico in 250.000 copie denominato il “Collegamento” e che ebbe grande diffusione nel Paese.
La discografia degli anni ’30 di Rodolfo De Angelis riassume i topoi più significativi della cultura fascista che una propaganda fatta anche di canzonette attivava e faceva circolare. Così, in Una volta non c’era Mussolini va in scena il disprezzo fascista per la discussione e la negoziazione liberale e il culto del duce decisore.
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