Rai – La storia siamo noi, il racconto di Radiorai3 [Prima parte; Seconda parte; Terza parte; La testimonianza di Pietro Terracini; La testimonianza di Giulia Sermoneta Coen] nel settantaquattresimo anniversario del rastrellamento.
E’ morto all’inizio del mese di ottobre Leone Sabatello, ultimo sopravvissuto della razzia nazista nel ghetto di Roma. Riccardo Pacifici, presidente della Comunità ebraica romana, nel dare la notizia, ha così commentato la triste circostanza:
Leone, che aveva tatuato sul braccio il numero 158621 che gli imposero i nazisti in campo di sterminio, non era mai voluto tornare a visitare Auschwitz e non aveva mai raccontato la sua storia, che si è portato nella tomba. Questa morte pone di nuovo il problema della trasmissione della memoria a mano a mano che scompaiono sia i sopravvissuti sia i carnefici. L’angoscia che proviamo per la morte di Sabatello si sovrappone alla paura che nel tempo si possa modificare la verità di quegli anni bui.
È il 16 ottobre del 1943, il “sabato nero” del ghetto di Roma. Alle 5.15 del mattino le SS invadono le strade del Portico d’ottavia e rastrellano 1024 persone, tra cui oltre 200 bambini. Due giorni dopo, alle 14.05 del 18 ottobre, diciotto vagoni piombati partiranno dalla stazione Tiburtina. Dopo sei giorni arriveranno al campo di concentramento di Auschwitz in territorio polacco. Solo quindici uomini e una donna (Settimia Spizzichino) ritorneranno a casa dalla Polonia. Nessuno dei duecento bambini è mai tornato.
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