Cresciuto in biblioteca, appassionato di fumetti, Ray Bradbury aveva un rapporto speciale con i libri e la lettura. E proprio per questo, nel suo capolavoro Fahrenheit 451 (la temperatura alla quale la carta dei libri prende fuoco) aveva immaginato negli anni ’50 un apocalittico futuro senza lettura, in cui i possessori di libri sono dei pazzi e a dominare sono le immagini e la televisione. Un futuro imprecisato, comunque dopo il 1960, non tanto lontano dalla realtà attuale che il visionario scrittore americano, morto la scorsa notte a Los Angeles a 91 anni, voleva forse esorcizzare con quella scena del rogo di libri di Fahrenheit 451 entrata anche nella storia del cinema con il film che nel 1966 Francois Truffaut ha tratto dal romanzo, uscito nel 1953, e in prima edizione italiana nel 1956. […]
Tratto da: http://www3.lastampa.it/cultura/sezioni/articolo/lstp/457206/
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Sandro Moisio, L’autunno del patriarca
E’ scomparso all’età di 91 anni l’ultimo patriarca della fantascienza americana.
Forse Bradbury non avrebbe gradito questa definizione, considerato la sua costante volontà di rivendicare la propria appartenenza, come scrittore, più al genere fantastico che a quello fantascientifico, ma è indubitabile che la sua fama internazionale sia indissolubilmente legata a due opere che hanno segnato, nel bene e nel male, soprattutto la science-fiction.
The Martian Chronicles (1950 – qui l’ebook italiano) e Fahrenheit 451 (1953) hanno contribuito infatti a modificare la percezione della letteratura fantascientifica. Nel primo caso, la tradizionale space-opera avventurosa veniva trasformata in una delicata e nostalgica descrizione della colonizzazione futura e del successivo abbandono del pianeta rosso da parte della specie umana. Mentre nel secondo la tradizione dell’utopia negativa di George Orwell e Aldous Huxley veniva stemperata nelle pagine destinate al più vasto pubblico della letteratura di genere.
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