In questa intervista ad Alenka Zupančič, pubblicata da Micromega, la filosofa slovena spiega come la radicalità dell’etica kantiana impedisca di «cadere nel deplorevole ritorno contemporaneo all’etica come alibi e sostituto di ogni politica».
Non è quindi la dottrina delle idee regolative e dei postulati della ragion pratica ad alimentare il ritorno a Kant nella scuola di Lubiana: la riflessione più eterodossa e radicale sull’Europa del dopo muro di Slavoj Žižek, lei stessa ed altri.
Luigi Francesco Clemente: In Logiques des Mondes Alain Badiou sostiene che, grazie alla Scuola psicoanalitica di Ljubljana, è stato possibile scoprire un «autre Kant, dramatisé, modernisé, tiré vers la politique contemporaine et les enseignements de Lacan»[1]. Così, si può dire che, insieme a Lacan e Hegel, Kant rappresenti uno dei pensatori di riferimento della Scuola di Ljubljana.
A.Z.: Sì, assolutamente. E si tratta di un Kant molto diverso da quello cui sostenevano di “ritornare” gli avversari politici e filosofici di Badiou (i cosiddetti Nouveaux Philosophes) – e che hanno giocato un ruolo importante nello stesso rifiuto di Kant da parte di Badiou. In larga misura, posso comprendere la sua decisione. Questo tipo di questioni non sono mai puramente accademiche, non si tratta solamente della questione di differenti interpretazioni di Kant, ma anche, e semplicemente, di questo: Per quale motivo filosofico e politico si riscopre questo o quel filosofo classico? Da questo punto di vista, la situazione in Francia era differente da quella in Slovenia, dove il riferimento a Kant stava senza dubbio dalla parte delle “forze progressiste”, per così dire, e non dalla parte delle “forze della reazione”. Per semplificare al massimo le cose, si potrebbe dire che in Francia il “ritorno a Kant” era parte di un abbandono del pensiero radicale – l’“abbandono” che accompagnò e seguì alla caduta del Comunismo –, mentre in Slovenia esso era parte della non compromissione. Kant, insieme a Hegel, è stato un importante punto di riferimento per coloro che, per quanto convinti sostenitori di cambiamenti democratici, non hanno mai abbracciato l’ideologia del “Nessuna Alternativa” [No Alternative]. Vale a dire, l’ideologia che celebra la democrazia capitalista occidentale esistente come l’unico sistema politico possibile, e che denuncia ogni tentativo di pensare un’alternativa come qualcosa di necessariamente votato al terrore.
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