La Repubblica riguarda tutti i popoli come fratelli: rispetta ogni nazionalità: propugna l’italiana.
Il 17 marzo del 1861 Vittorio Emanuele II veniva proclamato re d’Italia. Il compimento dell’unità rappresentava il successo, fino a non molto tempo prima improbabile per quanto sperato, del movimento nazionale; ma suggellava anche la vittoria di una precisa componente del movimento, quella monarchico-sabauda su quella repubblicano-democratica. Anche da un punto di vista simbolico Vittorio Emanuele continuava a chiamarsi “Secondo”, come se nulla fosse mutato rispetto a quando c’era ancora il Regno di Sardegna (qualche decennio prima, per fare un esempio contrario, Ferdinando IV di Borbone era diventato Ferdinando I salendo sul trono del Regno delle Due Sicilie dopo l’unificazione post-Restaurazione dei due regni di Napoli e di Sicilia). La costituzione del nuovo Stato era quella in vigore in Piemonte, lo Statuto albertino (che dava diritto di voto a circa il 2% della popolazione). Ed infatti la legislatura che si apriva dopo le prime elezioni politiche generali tenutesi il 27 gennaio e il 3 febbraio 1861 era l’ottava, non la prima, come sarebbe stato normale in presenza del “nuovo Parlamento”.
Ci vorrà ancora qualche anno prima che l’ufficialità del nuovo Stato rendesse omaggio anche all’“altro Risorgimento”, quello di Garibaldi e di Mazzini. Una delle date “spartiacque” può essere individuata nel 1896, quando Francesco Crispi inaugurò al Gianicolo la statua equestre di Garibaldi, monumento all’«amico fedele e devoto di Vittorio Emanuele». «In questi due nomi, e in quello di Giuseppe Mazzini», dichiarò l’allora presidente del Consiglio, «si compendia la storia del Risorgimento nazionale». A poche decine di metri dal luogo dove ancora sorge la statua, e da dove si gode una vista mozzafiato sul centro di Roma, c’è anche quella di Anita Garibaldi, opera dello scultore Mario Rutelli (bisnonno dell’ex sindaco). Dalla parte opposta, a Porta San Pancrazio, c’è il piccolo “Museo della Repubblica Romana e della Memoria garibaldina”, dedicato a una delle pagine più intense, drammatiche e commoventi del nostro XIX secolo.
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