Felicità e infelicità nella civiltà
All’inizio di Das Unbehagen in der Kultur, Freud riprende le tematiche proprie di un saggio come Die Zukunft einer Illusion, distingue tra le fonti più profonde e quelle più comuni e volgari del sentimento religioso, sottolinea l’infantilismo della forma dominante della religiosità occidentale, col suo affidamento totale alla figura di un Dio Padre onnipotente/provvidente e spiega la fortuna della religione in base al fatto che la vita è troppo dura da sopportare per gli uomini senza le “costruzioni ausiliarie” fornite appunto dalla religione, di cui ha parlato Theodor Fontane (5).
Le religioni dell’umanità, tese a procurarsi a tutti i costi una garanzia di felicità tramite una “trasformazione delirante della realtà”, vanno considerate per Freud “alla stregua di un delirio collettivo”, mai riconosciuto come tale dai “credenti” (UK 217).Vi è pure un contenuto di verità nella religione, ma represso e trasfigurato; per quanto riguarda il cristianesimo; ne L’uomo Mosè e la religione monoteistica (1934-1938) Freud rileva che i cristiani sono
Commenti recenti