Posts tagged ‘sessismo’

24 Febbraio, 2024

«Ha fatto anche cose buone»: il culto di Mussolini e le bufale sul fascismo in Italia

by gabriella

culto del duce

Banalizzazione e ignoranza sono, secondo lo Spiegel, i due ingredienti della rimozione collettiva dei crimini fascisti e del conseguente culto di Mussolini.

L’articolo seguente, tradotto da italiadallestero.info, fa luce sull’incredibile persistenza delle falsità sul fascismo davanti a un popolo, quello tedesco, che a differenza del nostro non ha mancato di fare i conti con la storia. In coda l’elenco delle bufale fasciste, la storia di Faccetta nera, il campo di concentramento di Arbe.

 

Indice

1. Hans-Jürgen Schlamp, Il culto di Mussolini in Italia

1.1 «Sei l’unico Dio»
1.2 «Mussolini era un galantuomo»
1.3 Rimozione collettiva del passato
1.4 Un paese più sano grazie alla destra

 

2. I miti del fascismo

2.1 «Devi ringraziare il Duce se esiste la pensione»
2.2 «Il Duce garantì l’assistenza sanitaria a tutti lavoratori»
2.3
«La cassa integrazione guadagni è stata pensata e creata dal Duce»
2.4 «Il Duce ha avviato il progetto della bonifica pontina»
2.5 «Ai tempi del Duce eravamo tutti più ricchi»
2.6 «Il Duce ha fatto costruire grandi strade in Italia»
2.7 «Quando c’era lui i treni arrivavano in orario»
2.8 «Il governo di Mussolini raggiunse il pareggio di bilancio il primo aprile 1924 (e quindi è migliore dei governi attuali)»
2.9  «Mussolini rinunciò al suo stipendio per risanare l’economia e finanziare la guerra»
2.10 «Mussolini non aumentò le tasse»
2.11 Mussolini impose ai membri del governo l’uso delle biciclette facendo risparmiare miliardi al popolo italiano
2.12 I fascisti non hanno mai rubato
2.13 Il Duce è stato l’unico uomo di governo che abbia veramente amato questa nazione

 

3. Squadrismo e violenza politica

3.1 La repressione: dagli omicidi al Tribunale speciale per la difesa dello Stato
3.2 Il confino
3.3 La deportazione
3.4 La guerra

 

4. Il razzismo coloniale: la storia di Faccetta nera

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18 Febbraio, 2017

Senso comune

by gabriella

interrogatorio

«Lei trova affascinanti, sexy gli uomini che indossano una divisa?». «Aveva la biancheria intima?»«Quando era in discoteca ha dato una o due carezze ad un carabiniere?».«Ha un fidanzato?». «Ha insistito silenziosamente, con gesti e parole, perché uno insiste a un no…»«Cosa diceva esattamente la sua amica quando urlava? Erano urla di parole o semplicemente urla di dolore?».Questa potrebbe la sceneggiatura di un film erotico anni Settanta: due donne in libera uscita incontrano due avvenenti carabinieri in cerca di calore femminile.Purtroppo, però, non si tratta di finzione narrativa.Queste sono parte delle 250 domande sottoposte alle due studentesse americane di 20 e 21 anni violentate a settembre scorso da due carabinieri di Firenze, P. Costa e M. Camuffo. 250 domande fatte dai due avvocati della difesa, G. Carta e C. Menichetti, per un totale di 12 ore e 22 minuti di interrogatorio davanti al giudice Mario Profeta, il quale è dovuto intervenire per stabilire l’inammissibilità di numerosi quesiti presentati dai due avvocati.Il tratto voyeuristico e ingiurioso delle domande sollevate è usato per non dover guardare “l’elefante” della violenza avvenuta. I due avvocati preferiscono indagare la presenza o meno di slip, se le due ragazze hanno magari subito il fascino della divisa e se il dissenso si è manifestato in modo abbastanza esplicito, perché d’altronde «uno insiste a un no».Non c’è che dire: la concezione estremamente retrograda della donna si accompagna benissimo alla loro totale mancanza di deontologia professionale.Non ci resta che augurare ai due avvocati di riprendersi e ricordarsi che siamo nel 2018, dal momento che ci fanno venire il dubbio di essere rimasti sintonizzati sul 1918.

Publié par Senso Comune sur dimanche 18 février 2018

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6 Ottobre, 2015

Maria Novella De Luca, La fabbrica del pregiudizio

by gabriella

repubblica

Tratto da La Repubblica del 1 ottobre 2015.

I libri all’indice a Venezia e la campagna contro le unioni civili. Le “scuole di Dio” di Staggia Senese e i manifesti che minacciano la “compravendita dei bambini” nelle strade di Roma. La famiglia naturale contro “l’omosessualismo”, i comuni della Lega che in Lombardia si proclamano de-genderizzati e gli appelli su WhatsApp delle mamme di Brindisi per difendersi dal “genter” pronunciato con la T al posto della D… Le delegazioni di genitori che chiedono ai dirigenti scolastici di proteggere i loro figli dalla “contaminazione” gay, i filmati dei gruppi pro-life che annunciano un’apocalisse dei costumi, l’assessore veneto alle Pari opportunità Elena Donazzan che si scaglia contro i libretti delle giustificazioni perché, ormai da anni, non c’è più la parola mamma o papà.

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