14 Luglio, 2015
by gabriella
Approssimativamente sono almeno 10 mila trilioni, si sono sviluppate 100 milioni di anni fa. La loro forza? Una natura “veramente” sociale. Tratto da La Stampa del 14 luglio 2015.
Tre milioni di anni fa. Un’astronave con a bordo una missione di scienziati extraterrestri plana sulla Terra. Sono venuti per saggiare le forme di vita presenti sul pianeta. Osservano api, termiti e formiche tagliafoglie, tra le specie più evolute del sistema ecologico terrestre. Nel diario di bordo scrivono:
«Verosimilmente non accadrà niente di particolare importanza da qui a migliaia di millenni futuri. Gli insetti sono il culmine dell’evoluzione e gli invertebrati domineranno anche nei prossimi cento mega-anni».
Così immagina Edward O. Wilson, studioso di formiche, padre della sociobiologia, l’ipotetica visita degli extraterrestri ben addentro ai rudimenti della teoria darwiniana e tuttavia privi di immaginazione. Wilson vuole dirci che non solo gli insetti, e in particolare le formiche, non si sono evolute molto nel corso degli ultimi milioni di anni, ma nessuno poteva prevedere l’arrivo dell’Homo Sapiens.
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21 Maggio, 2013
by gabriella
Un bel saggio di Marco Maurizi, L’animale dialettico, sul rapporto uomo/natura, uomo/animale nella Scuola di Francoforte. Considerando la trattazione del passaggio dalle società di caccia e raccolta alle società stanziali e del prezzo che l’uomo paga in quella costruzione violenta de Sé chiamata educazione, questo articolo completa e spiega il precedente di Jared Diamond sulla sicurezza e socialità dei bambini delle società tradizionali.
L’affermazione del Sé è determinata dalla negazione dell’altro-da-sé e questo processo – che accompagna e sostiene, a un tempo, il processo di civilizzazione in senso ontogenetico e filogenetico – deve essere letto come trionfo e fallimento della cultura. Laddove questa infatti riesce ad estirpare ogni ricordo della natura da cui proviene, la cultura trionfa. Ma proprio in quanto rimuove – in senso psicoanalitico – il ricordo di ciò che essa, nonostante tutto, ancora è, fallisce il suo scopo: la costruzione di una società “umana”, laddove l’umano ha qui il senso di “civile”, cioè “non bestiale”.
Marco Maurizi
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6 Luglio, 2011
by gabriella
Thomas Hobbes
Auguste Comte
La spinta alla cooperazione nasce da un interesse egoistico. Per questo bisogna prendere le distanze da una metodologia di indagine della realtà che rimuove la centralità dell’individuo nella costruzione dei legami sociali. E’ quanto sostiene Giovanni Jervis nel suo ultimo libro «Individualismo e cooperazione». Ma così facendo l’autore cancella il carattere storico degli stessi concetti. Tratto da Il Manifesto, 27 febbraio 2003.
E’ stata la teoria dei giochi a fornire a biologi e psicologi la «cassetta degli attrezzi» necessaria per stilizzare le forme più semplici della competizione e della cooperazione. Il rapporto tra individui è da allora visto come il confronto tra «razionalità limitate» alla ricerca della migliore strategia per affrontare una situazione «incerta».
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