17 Maggio, 2015
by gabriella
Tratto da L’obbedienza non è più una virtù, [LEF, Firenze, 1965, p. 31] testo polemico con cui don Milani attaccava i topoi ideologici di una cultura benpensante, non democratica e classista. Con la Lettera ai cappellani militari attaccò l’adesione acritica a valori antiumani, decostruendo il concetto di patria e difendendo l’obiezione di coscienza. Ne ricavò una denuncia per apologia di reato. Affidò la sua autodifesa alla Lettera ai giudici, scritta con i ragazzi della scuola di Barbiana.
La mia è una parrocchia di montagna. Quando ci arrivai c’era solo una scuola elementare. Cinque classi in un’aula sola.
I ragazzi uscivano dalla quinta semianalfabeti e andavano a lavorare. Timidi e disprezzati. Decisi allora che avrei speso la mia vita di parroco per
la loro elevazione civile e non solo religiosa. Così da undici anni in qua, la più gran parte del mio ministero consiste in una scuola.
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