Posts tagged ‘Welfare’

10 Febbraio, 2019

Linda Laura Sabbadini, La ricetta di una nuova equità

by gabriella

Tratto da La Stampa del 18 gennaio 2019, p. 23.

Il nostro sistema sanitario ha da poco compiuto 40 anni e ce lo dobbiamo tenere stretto. Sì, perché in termini di risultati, abbiamo valori indiscussi di alto livello, con una speranza di vita tra le più elevate al mondo.

E’ un sistema universalistico il nostro e, in quanto tale, rappresenta una risorsa preziosa per i cittadini perché promuove l’equità.

Ma attenzione, ciò non può semplicemente rimanere sulla carta, sulla sanità dobbiamo investire, non possiamo permetterci di disinvestire, perché anche nella sanità si rispecchiano le disuguaglianze del Paese e, anche se minori rispetto agli altri Paesi europei, non vanno assolutamente sottovalutate.

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16 Gennaio, 2017

La diseguaglianza economica

by gabriella

Alcuni articoli sulle ragioni della diseguaglianza e sull’aumento vertiginoso della concentrazione di ricchezza (e conseguente aumento della povertà) dal 2007 ad oggi. Apre la raccolta Wealth inequality in America, un’illuminante infografica che mostra la difficoltà del pubblico a percepire l’entità della diseguaglianza economica. A seguire un articolo sull’Indice di Gini, uno strumento statistico di misurazione della diseguaglianza.

In coda, una cronaca dell’impoverimento mondiale, realizzata con contributi tratti da quotidiani, rapporti Istat e Oxfam e trasmissioni televisive, organizzati in ordine cronologico: 2009 2013 2014 – 2015 – 2016 – 2017 . Il Corriere del 28 aprile 2017, La concentrazione della ricchezza? Oggi come il Medioevo.

 

Wealth Inequality in America

Un video TDC evidenzia l’enorme distanza tra la differenza di ricchezza reale e quella percepita dagli americani, mostrando come l’opinione pubblica abbia difficoltà a rappresentarsi l’ampiezza della diseguaglianza economica e, conseguentemente, a valutare l’equità delle politiche di distribuzione della ricchezza (fiscalità generale, servizi sociali, ecc.).

https://scuola2030.indire.it/

http://asvis.it/goal10

 

L’indice di Gini

Il coefficiente di Gini, introdotto dallo statistico italiano Corrado Gini[1], è una misura della diseguaglianza di una distribuzione. È spesso usato come indice di concentrazione per misurare la diseguaglianza nella distribuzione del reddito o anche della ricchezza [nell’immagine, la rappresentazione delle diseguaglianze nella distribuzione della ricchezza di tutti i paesi del mondo nel 2009].

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1 Gennaio, 2014

Alessandro De Giorgi, La paura neoliberista. Il governo penale della miseria

by gabriella

carcere

Questo ottimo articolo di Alessandro De Giorgi uscito su Alfabeta2, [n. 30, giugno 2013] fa luce sui meccanismi simbolici e sociologici della cosiddetta governamentalità neoliberale della paura, una razionalità di governo incentrata sulla guerra al nemico pubblico individuato nel marginale e sulla criminalizzazione di massa delle popolazioni urbane segregate, rese economicamente superflue dalla ristrutturazione capitalistica postindustriale.

Il 14 ottobre 1982 Ronald Reagan teneva un importante discorso in cui illustrava la svolta punitiva alla base della nuova politica criminale della sua amministrazione:

«La crescita di una classe criminale senza scrupoli è stata in parte il risultato di una filosofia sociale sbagliata, che in modo utopico considera l’uomo come prodotto del suo ambiente, mentre la trasgressione è vista sempre come conseguenza di condizioni socio-economiche svantaggiate. Questa filosofia predica che dove si verifica un crimine è responsabile la società, non l’individuo. Ma il popolo americano sta finalmente riaffermando alcune verità indiscutibili: il bene e il male esistono, gli individui sono responsabili delle proprie azioni, il male è spesso frutto di una scelta, e la pena deve essere certa e immediata per chi si fa strada a danno degli innocenti».

A trent’anni da quella dichiarazione di guerra alla criminalità la popolazione carceraria degli Usa ha raggiunto la quota di 2,4 milioni di individui confinati in oltre 5000 istituti penali, per un tasso di incarcerazione di 756 soggetti per 100.000abitanti. Nel complesso 7,2 milioni di persone sono sottoposte a controllo penale: il 2,4% della popolazione. Sebbene trascurata dai media e dal dibattito politico, la situazione carceraria statunitense rappresenta una vera e propria emergenza sociale, risultato di quarant’anni di simbiosi tra liberismo economico e governo punitivo della povertà.

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26 Ottobre, 2013

Fabrizio Gatti, Senza Welfare

by gabriella

invaliditàIn questa inchiesta di Fabrizio Gatti per L’Espresso del 25 ottobre, le storie di donne, uomini, bambini invalidi abbandonati a famiglie che non hanno i mezzi per curarli. In nome del fiscal compact, del pareggio di bilancio e dell’avanzo primario.

«Il mio bimbo si chiama Loris, scusi se ho scritto Lollo nell’email, ma era il nome che lui diceva quando gli veniva chiesto come ti chiami», rivela il suo papà: «Sì, il mio bimbo, fino a quel giorno che vorrei cancellare e cioè il 23 aprile 2012, stava benissimo. Era un bimbo sanissimo di due anni e mezzo. Poi un’emorragia al cervelletto e il mondo cambia, la vita diventa difficile e tutti ti chiudono le porte».

Ma uno Stato può chiudere le porte e sacrificare i suoi cittadini più deboli? L’Italia, anche quella dei pregiudicati che frodano il fisco e pretendono di continuare a sedersi in Parlamento, la risposta se l’è già data. Chiara e tonda: un sì, netto e drammatico. Non siamo ancora all’eutanasia imposta alla Grecia dall’Unione Europea per non far crollare l’euro. Ma non siamo lontani: anzi, con i recenti tagli alla spesa sociale le persone non autosufficienti sono già state sacrificate. In nome del fiscal compact, il patto di bilancio europeo. Con tutte le sue conseguenze.

Basta ascoltare i racconti dei lettori che hanno partecipato a questa inchiesta dell’Espresso. E guardare il nostro Paese dagli occhi di piccoli e adulti che per vivere, studiare, lavorare hanno bisogno di aiuto. Al punto che Lollo, sopravvissuto all’emorragia, adesso non può accedere alla riabilitazione di cui ha bisogno. Mentre a Milano e in altre città ci sono bambini che frequentano la scuola dell’obbligo soltanto per 11 ore la settimana, dopo che il ministero ha ridotto le spese per gli insegnanti di sostegno. E altri ragazzi proprio in questi giorni rischiano di dover rinunciare agli studi perché i Comuni non pagano più il trasporto e i bus di linea sonoi barriere archiettoniche con le ruote. Oppure bisogna osservare l’Italia dalle finestre di donne e uomini invalidi che, prigionieri dei loro appartamenti, sopravvivono a fatica visto che l’Inps a ogni verifica sospende l’assegno anche per diciotto mesi.

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29 Dicembre, 2012

1982, in Inghilterra si progetta lo smantellamento del welfare

by gabriella

ThatcherDocumenti ufficiali di Downing Street, da poco resi pubblici, rivelano il piano di Margaret Thatcher per cancellare lo stato sociale, al quale il premier britannico avrebbe rinunciato per l’opposizione del suo stesso esecutivo che lo considerava eccessivamente radicale. Un articolo del Guardian, tradotto da Voci dall’estero,  rilegge la vicenda, concludendo che le condizioni assenti trent’anni fa potrebbero oggi essersi realizzate.

Come mostrano le nuove rivelazioni dei documenti di Downing Street, recentemente pubblicati, nel 1982, Margaret Thatcher e il suo ministro Howe misero a punto un piano politicamente micidiale per smantellare il Welfare State, dal quale il premier britannico prese le distanze dopo ciò che è stato descritto come una sommossa nel suo stesso gabinetto di governo. Le proposte considerate dal suo gabinetto comprendevano l’istruzione scolastica a pagamento e un massiccio ridimensionamento degli altri servizi pubblici. “Questo, naturalmente, significherebbe la fine del Servizio Sanitario Nazionale”, dichiarava il memorandum riservato per il governo redatto dal Central Policy Review Staff nel settembre del 1982, desecretato venerdì dalla National Archives, dopo che sono trascorsi 30 anni.

Nigel Lawson, l’allora segretario all’energia, disse che il rapporto del thinktank ufficiale sulle opzioni per la spesa pubblica a lungo termine provocò “la cosa più simile a una rivolta che sia mai avvenuta nella storia dell’amministrazione Thatcher”. Nelle sue memorie, la Thatcher dice: “Quando vidi questo documento, rimasi inorridita. Feci notare che quasi certamente sarebbe trapelato, dando un’impressione totalmente falsa … Era una vera sciocchezza”, affermando quindi che le proposte non furono mai seriamente considerate né da lei né dai suoi ministri.

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