Una mappa per evitare le semplificazioni giornalistiche e le proposte di regolamentazione degli ignoranti (autorevoli e non) e comprendere che il Surface web, il Deep web e il Dark web sono tre modalità d’accesso diverse a contenuti online, non la linea di confine tra il bene e il male, l’anonimo e il tracciabile, il legale e l’illegale.
Pubblicato su StartupItalia e segnalato dall’instancabile Gianfranco Marini. Rinvio invece ad un altro articolo, scritto tre anni fa in occasione del trasferimento dei contenuti dal blog gratuito scienzeumanegiudici.wordpress.com (subdominio WordPress) a questo, chi volesse approfondire la strana storia di Internet, vale a dire la sua nascita universitaria, non atomica né aziendale, e le ragioni per cui la rete deve restare libera, non commerciale, anonima.
Il web non è solo quello che conosciamo e usiamo ogni giorno. Quando parliamo di web in genere ci riferiamo ai siti web del nostro giornale preferito, dell’università, dei motori di ricerca, ai blog e ai social network. Ma questo è soltanto il surface web, il web di superficie. Il surface web è la punta dell’iceberg di tutti questi servizi che emergendo da Internet, chiamiamo genericamente WEB. Sotto al web di superficie c’è il Deep Web.
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