La biblioteca perdurerà: illuminata, solitaria, infinita,
perfettamente immobile, armata di volumi preziosi,
inutile, incorruttibile, segreta. Aggiungo: infinita.
José Luis Borges, Finzioni
Wikisource è molto di più di una biblioteca globale digitale, è una comunità di lettori impegnata a digitalizzare, codificare (cioè inserire tag e riferimenti bibliografici indispensabili per l’utilizzo delle fonti) e rendere accessibili opere letterarie. La wikiguida in italiano sottolinea efficacemente questo aspetto, definendo gli wikisourciani “amanuensi dell’età digitale”.
La definizione, apparentemente enfatica è, in realtà corretta, gli wikisourciani infatti sono i soccorritori dei libri in un’età dominata dal commercio, nella quale i libri pubblicati negli ultimi 70 anni (90 per gli Stati Uniti) sono accessibili solo se posseduti da una Biblioteca vicina o se si ha il denaro sufficiente per acquistarli, mentre quelli pubblicati prima (inclusi classici e grandi opere scientifiche) cioè finiti nel pubblico dominio (public domain) rischiano di diventare permanentemente inaccessibili in quanto privi di distribuzione.
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I bibliofili italiani, ad esempio, sanno bene quanto sia difficile, in questo momento di declino dell’editoria nazionale, seguire un dibattito scientifico, a meno di conoscere un’altra lingua straniera (meglio se un paio) e saper usare le risorse internet. Salvo eccezioni, gli editori italiani infatti non traducono quanto dovrebbero contributi esteri anche fondamentali, ed è triste, visto che fino a vent’anni fa la nostra editoria era celebre per fiuto, cultura e conoscenza dei dibattiti stranieri. Non solo, ma è sempre più difficile anche poter rileggere un classico perchè gli stessi editori che seguono sempre meno le novità scientifiche non li ristampano, preferendo pubblicare modesti instant book o i piatti reportage giornalistici del mainstream nazionale. Un panorama sconfortante, insomma, seppure contrastato eroicamente dai tanti piccoli editori (nonchè librerie) che non si rassegnano e continuano a lottare con i propri bilanci.
Insomma, i lettori appassionati o professionali (come gli insegnanti) sono sempre più spesso costretti ad abbandonare la carta per poter continuare a leggere – nella mia esperienza, il rapporto libro/risorsa digitale è già da una decina d’anni di 1 a 10 – e quando ci riescono è sempre più spesso grazie all’accessibilità e alla gratuità delle risorse digitali, di cui wikisource è un esempio (vale la pena notare che lo stipendio di un insegnante italiano non consente l’acquisto di più di un libro o due al mese, nessuno se c’è il bollo, il tagliando o la riparazione della lavastoviglie, e che l’illuminata politica di promozione dell’ignoranza in atto da qualche anno non prevede nemmeno il rimborso dell’IVA sull’acquisto di strumenti didattici – libri, abbonamenti, pc, scanner, stampanti, proiettori, che portiamo a scuola a nostre spese – benchè permetta alle aziende di detrarre dalle imposte il costo della Ferrari “di rappresentanza” su cui viaggia il figlio del boss).
Arricchire una risorsa bibliografica comune non è comunque solo un bel modo di impiegare il tempo libero per gli appassionati di libri, ma è soprattutto un potente strumento didattico attraverso cui insegnare agli studenti delle superiori che cos’è una fonte e come la si cita, oltre che naturalmente (e se ne ha un bisogno estremo) come si legge un libro.
Quest’anno sto proponendo ai miei studenti di 3° e 4° liceo di realizzare dei Wikiquote (appena li vedrò sicuri nell’utilizzo di questo elementare strumento della famiglia wiki, proporrò di lavorare con Wikisource) su alcuni argomenti delle lezioni di codocenza (che il cosiddetto “riordino” ha cancellato) che vertono sui temi della “felicità” (si vedano i post 1, 2 e 3) e dell’idea di natura umana nella scienza politica moderna (si vedano i post 1 e 2).
Entro dicembre i ragazzi della terza realizzeranno un wikiquote sul film La ricerca della felicità di Gabriele Muccino, mentre gli studenti della quarta lo faranno su Utopia di Thomas More (12 dicembre: abbiamo iniziato a conoscere Wikiquote, aggiornando la voce nel frattempo creata da altri wikiquotiani con le migliori citazioni e dialoghi del film. Entro la fine dell’anno completeremo il lavoro).
Impossibile concludere un post dedicato agli strumenti wiki senza due parole su Wikipedia. Va detto, in proposito, che se fino a cinque o sei anni fa si doveva ancora sottolineare l’affidabilità di questa fonte proprio (e non “nonostante”) perchè aggiornata in tempo reale da milioni di utenti (non necessariamente specialisti), oggi anche i colleghi più scettici invitano i loro studenti a consultarla, vinti probabilmente dalla stessa realtà che ha costretto la più grande e blasonata enciclopedia del mondo (l’Enciclopedia Britannica) a chiudere il proprio sito web per scarsità di accessi. Da tempo, insomma si è capito che per le superiori modalità con cui è costruita (la cooperazione disinteressata e gratuita è più efficiente del mercato) Wikipedia non ha rivali commerciali: la sapienza contenuta in milioni di teste è evidentemente maggiore di quella di poche, per quanto esperte e professionali possano essere. Personalmente, non studio se non davanti allo schermo (con la scrivania piena di libri, giornali e appunti cartacei), consulto, in genere, wikipedia, all’inizio e alla fine di un progetto di lavoro e quando trovo carente o inesatta la o le voci che mi interessano (il che accade raramente) l’aggiorno in quattro click. Giusto stamattina, dopo aver letto un articolo di Le Monde sul nonnismo nell’università francese (che ho deciso di tradurre e incollare nel post “bullismo”, tema a cui all’inizio dell’anno ho dedicato un modulo nelle seconde) ho visionato la voce relativa e, trovandola incompleta, l’ho modificata e linkata al post. Ci ho messo in tutto 10 minuti.
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