Il pensiero educativo in Tommaso d’Aquino

by gabriella

Tommaso d’Aquino (1225 – 1274)

La filosofia educativa del domenicano Tommaso d’Aquino (1224-1274) nasce dalla sua adesione all’aristotelismo e da un profondo ripensamento della pedagogia agostiniana.

Il massimo contributo del filosofo, tra i massimi pensatori della scolastica, è stato il tentativo di superare il contrasto tra il contenuto della Rivelazione cristiana e la ragione umana alla quale Tommaso si accinge assimilando entro il quadro della visione cristiana del mondo il pensiero di Aristotele, considerato l’espressione più alta della razionalità umana.

 

Indice

1. Il recupero di Aristotele
2. La filosofia dell’educazione
3. La filosofia politica

 

1. Il recupero di Aristotele

Il recupero delle opere di Aristotele inizia nel XII secolo attraverso la traduzione in latino dall’arabo e, in minor misura, dal greco, delle opere degli autori antichi.

Tale attività di studio e traduzione dura circa un secolo, ostacolata sia da fattori materiali, come la mancanza del supporto cartaceo (papiro) per le copie e, soprattutto, la rarità della conoscenza del greco antico che ideologici, come il rischio di introdurre nella cultura europea tesi incompatibili con il cristianesimo: di qui il bando dei teologi della Sorbona, la massina autorità scientifica dell’epoca che inserirono i testi di Aristotele negli elenchi dei libri proibiti.

Alla valorizzazione del pensiero di Aristotele e alla sua conciliazione con la cultura filosofica tardo-medievale dà un contributo fondamentale Tommaso d’Aquino che ne recepisce e discute le tesi nella sua opera maggiore, la Summa theologiae (o Summa teologica) scritta negli ultimi anni di vita, tra il 1265 e il 1274.

 

2. La filosofia dell’educazione

Se Agostino aveva pensato la problematicità della relazione pedagogica e l’aveva risolta nella dottrina dell’illuminazione, Tommaso al contrario fa propria una visione funzionale e gerarchica del rapporto maestro-allievo.

L’educazione si riduce così al rapporto tra i due soggetti, mediato dai dati culturali che vengono trasmessi nell’unica direzione possibile per l’aquinate, cioè dal maestro, detentore dell’auctoritas, cioè la scienza in atto, allallievo, portatore di una disposizione o facoltà di apprendimento che configura un sapere in potenza.

Si definisce in questo modo, una concezione gerarchica e trasmissiva dell’educazione – cioè esattamente quella possibilità che Agostino aveva negatoche tende a confondersi con l’istruzione.

 

2. La filosofia politica

Paolo di Tarso (4 – 64 o 67)

Aurelio Agostino (354 – 430)

Dal punto di vista della filosofia politica, per Tommaso, come già in Paolo di Tarso e Agostino, il potere deriva da Dio (omnis potestas a Deo) ma la base della sua legittimazione non si fonda sulla sua origine, quanto sui fini che esso persegue.

Il potere è dunque legittimo in quanto persegue il bene comune che si specifica nell’ordine e nella giustizia.

Un monarca o un governo non sono legittimi dunque perché ricevono il potere attraverso la mediazione del papa, cioè del rappresentante in terra di Dio, ma se realizzano il bene comune fondato sul patto (il contratto) che viene presupposto tra governanti e governati.

L’origine concreta dello stato risiede dunque in un patto dei popoli, cioè una moltitudine di uomini liberi, con i propri rappresentanti.

La società politica richiede infatti l’auctoritasuna forma di potere che si esercita sugli uomini liberi, diversa dal dominium che si esercita sugli schiavi – poiché rappresenta l’istanza del bene comune, ma che impera – come si conviene a uomini liberi (Cicerone) – attraverso la legge, non arbitrariamente.

Superando la diffidenza agostiniana verso il mondo, Tommaso distingue le società politiche in buone o cattive a seconda del loro perseguimento del benessere generale.

Il criterio di giudizio è dunque etico, non risiede nel numero di persone che detiene il potere.

Si avrà perciò un buon regime quando in monarchia, aristocrazia o politia pochi o tutti comandano in vista del bene comune, cattivi regimi, tirannia, oligarchia, olocrazia (cioè “governo dei peggiori”), quando chi comanda, comanda per il proprio interesse anziché per il benessere generale.

Tommaso

È per questa ragione che Tommaso giunge a riconoscere – in accordo con Giovanni di Salisbury per il quale era addirittura doveroso il rovesciamento e l’uccisione del tiranno – il diritto di resistenza, cioè a riconoscere – agostinianamente – che leggi inique rispetto all’ordine naturale «non obbligano in coscienza» e leggi inique nell’ordine spirituale «non debbono in alcun modo essere osservate».

La sedizione è ancora un peccato mortale, ma la resistenza ad un potere tirannico non deve essere considerata sedizione, a meno che il disordine provocato dalla ribellione sia più dannoso per la società di quello generato dalla stessa tirannia.

Nel brano sottostante, tratto dalla Summa theologiae, Tommaso illustra i concetti di dominio e della diversa autorità che si esercita sull‘uomo libero e sul servo.

Esercitazione

1. Trova nel testo l’argomentazione con cui Tommaso distingue tra il potere (dominio) che si esercita sugli uomini liberi e quello che si esercita sugli schiavi (servi) e indicane la fondamentale differenza.

2. Trova nel testo il passo in cui Tommaso sostiene che la superiorità di chi comanda deve essere esercitata nell’interesse degli altri e copialo nella tua risposta.

3. Perché la legge ha fondamento nella natura secondo Cicerone, qui richiamato da Tommaso?

Dal Commento alle Sentenze di Pietro Lombardo è invece tratto questo passo sul diritto di resistenza nei confronti del potere tirannico.Tommaso2_0001

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Le cinque vie e la dimostrazione dell’esistenza di Dio

 

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