Alle celebre affermazione del sofista secondo il quale la giustizia è la legge con la quale i forti impongono il loro vantaggio, Socrate obietta che la giustizia è piuttosto l’utile del più debole che uomini giusti sono disposti a perseguire.
Questi non cercano onori e fama, ma accettano di guidare lo stato «per non incorrere nel tremendo castigo di essere governati da chi è peggiore di loro».
La Repubblica di Platone nel bell’allestimento teatrale di Claudio Longhi messo in scena dalla Fondazione San Carlo di Modena il 7 e 9 febbraio 2014. Al minuto 22:15 lo scontro tra Socrate e Trasimaco davanti a Polemarco, l’ingenuo figlio del padrone di casa, Cefalo e l’affermazione del sofista, a conoscenza dei meccanismi del potere, che «la giustizia è l’utile del più forte».
Trasimaco: Credi davvero, Socrate, che i pastori mirino al bene delle pecore e dei buoi? Che li nutrano e li ingrassino e li curino per uno scopo diverso da quello dei padroni e del loro proprio? E allo stesso modo pensi che i governanti ignorino il loro profitto? La giustizia! La giustizia è un bene utile a chi è più forte e governa, ma è un danno per chi obbedisce e serve. I sudditi fanno il bene del padrone e lo rendono felice servendolo, ma non riusciranno mai a rendere felici loro stessi. La tirannide porta via i beni altrui, sacri, profani, pubblici, privati. A coloro che si macchiano di simili misfatti di solito si dà il nome di sacrileghi, di schiavisti, di rapinatori, di ladri … e invece quando uno, oltre che delle sostanze dei loro cittadini, si impadronisce anche delle loro persone e se ne serve come di schiavi facendosi tiranno, ecco che viene dato il nome di felice e beato, nonostante abbia realizzato l’ingiustizia assoluta. Ecco, l’ingiustizia è assai più degna di un uomo libero di quanto lo sia la giustizia.
Socrate: L’ingiustizia è assai più degna di un uomo libero di quanto lo sia la giustizia? Trasimaco, adesso dovrai verificare con noi se le cose gravi che hai appena detto sono vere oppure no. Per mio conto te lo dico subito: io non ci credo che l’ingiustizia dia più profitto della giustizia. Tu pensi di riuscire a convincermi del contrario? […] Tu mi sembri convinto che i governanti, tutti i governanti, anche quelli nel vero senso della parola, governino perché vogliono governare.
Trasimaco: Non è che sono convinto, per Zeus, è evidente!
Socrate: Ma tu chiamerai mercenaria l’arte medica, se il medico per il suo lavoro percepisce un salario? Il vantagio economico di cui godono gli artigiani quano ricevono un pagamento per il loro lavoro, non deriva dalla loro arte in sé, deriva dal fatto che insieme alla loro arte, esercitano anche un’arte mercenaria il cui utile è creare un profitto, ma l’arte in sé non persegue quell’utile materiale: l’utile del medico deve essere l’utile del malato, non può essere l’utile suo proprio, de vero medico, intendo. Un artigiano, dopo un po’, se lavora soltanto per la propria arte, cosa fa? Muore, non può più lavorare. Ecco, questo succede per l’arte e succede anche per il vero governo. Il vero governo non può perseguire l’utile materiale del più forte, deve perseguire l’utile materiale del più debole, del suddito. E l’uomo giusto che a questa cosa ci crede, proprio perché è giusto, non lo fa per il bene della propria tasca, lo fa per non incappare in un tremendo castigo, un castigo terribile nel quale fiisce per incorrere se non accetta di governare.
Trasimaco: Di quale castigo parli, Socrate?
Socrate: L’ambizione di denaro e di onori è detta ed è una vergogna, quindi ammettiamo che non sarà per il denaro e per gli onori che il giusto acconsente a governare. Ed eccolo: il motivo per cui un uomo buono talvolta si decide a governare è che non vuole incappare nel castigo peggiore, cioè la consapevolezza di essere governato da chi è peggiore di lui. Questo è l’unico motivo per cui a volte capita che al governo ci vada un galantuomo. In una società veramente perbene, però, penso che si farebbe a gara per schivare le responsabilità di governo, almeno quanto adesso si fa a gara per accedervi, e allora si capirebbe pefettamente che l’utile del vero uomo di governo non può che essere l’utile del suddito e non il suo proprio. E detto tutto questo, tu Trasimaco, però, continuerai a pensare che l’ingiustizia dia più profitto della giustizia.
Trasimaco: La giustizia è solo una nobile semplicità di carattere.
Socrate: L’ingiustizia come la chiamerai? Malizia?
Trasimaco: Avedutezza.
Socrate: E a questa avvedutezza attribuirai la virtù, la sapienza.
Trasimaco: Indovini perfettamente.
Socrate: Tu adesso non stai scherzando vero? Mi stai dicendo proprio la tua vera opinione ..
Trasimaco: Che ti importa se è vera o no? Pensa a confutarmi.
Socrate: Secondo te, un uomo giusto si darà mai da fare per soverchiare un altro uomo giusto come lui?
Trasimaco: Non lo consente la sua semplicità di carattere.
Socrate: E’ vero, però vorrà soverchiare l’uomo ingiusto.
Trasimaco: Oh, si si lo vorrà, ma non ne sarà capace.
Socrate: Non ti sto chiedendo questo, ti sto chiedendo cosa vuole il giusto. Il giusto non vuole soverchiare il suo simile, ma vuole soverchiare l’ingiusto. E’ così?
Trasimaco: Si, è così.
Socrate: E l’ingiusto, invece, cos’è che vuole?
Trasimaco: Ah, l’ingiusto, lui vuole soverchiare tutti.
Socrate: Certo, però soverchiando tutti, l’ingiusto soverchierà anche altri ingiusti come lui.
Trasimaco: Certo
Socrate: Dunque il giusto è colui che non soverchia mai il suo simile, l’ingiusto è colui che soverchia sia il suo simile che colui che gli è dissimile, però tu dici che l’ingiusto è intelligente, sapiente e buono e il giusto non è né questo, né quello.
Trasimaco: Si
Socrate: Trasimaco, il vero scienziato non vorrà fare e dire ciò che fanno e dicono i veri scienziati come lui? Se vorrà soverchiare qualcosa vorrà soverchiare l’ignoranza.
Trasimaco: Si, probabilmente è così.
Socrate: Mentre invece l’ignorante non è colui che tipicamente vuole soverchiare tutti, sia chi è come lui, sia gli scienziati?
Trasimaco: E’ probabile anche questo
Socrate: E lo scienziato è sapiente, no? E sapiente è uguale a buono.
Trasimaco: Lo ammetto
Socrate: Dunque, chi è sapiente e buono come lo scienziato non vuole soverchiare il suo simile, vuole soverchiare soltanto ciò che gli è dissimile, mentre è il cattivo e l’incolto è colui che vuel soverchiare tutti. Tu hai appena ammesso cheil giusto è colui che non vuole soverchiare chi gli è simile. Quindi chi è che somiglia di più a chi è buono? Il giusto, dunque la giustizia coinciderà con la virtù e la sapienza, non l’ingiustizia come hai appena detto tu. E adesso verificahiamo un’altra cosa, Trasimaco, se il saggio vive meglio e più felice dell’ingiusto. Una cosa importante eh, perché qui si va della norma che nella vita si vuole adottare.
[Prosegue al minuto 38:35]
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