Stralcio da un articolo di repubblica.it la notizia della protesta studentesca in corso in Ungheria da una settimana.
Migliaia di studenti stanno protestando a Budapest, davanti ai palazzi del governo e alcuni di loro verso il Palazzo della Radio, per il diritto allo studio e il ripristino delle libertà fondamentali.
Le manifestazioni degli studenti si protraggono quotidianamente da quando il governo ha annunciato di voler ridurre drasticamente le borse di studio (già fatto anche da noi) e aumentare le tasse universitarie (già fatto anche da noi). Il che in un paese a basso reddito medio significa riservare l’accesso all’università ai soli benestanti (ovviamente, come da noi). Il governo magiaro ha peraltro già dimezzato il numero delle università in contrasto con la politica di promozione culturale del resto della Mitteleuropa (Germania, Polonia, Repubblica cèca per esempio) e dei paesi scandinavi (è in corso anche da noi).
La protesta è partita dalla Eotvoes Lorand Egyetem, la più prestigiosa delle università della capitale, legata ai migliori atenei del mondo. Gli studenti però sono aiutati solo dalla rete e dai blog, i media ufficiali tacciono (anche i nostri). Dopo un incontro con studenti filogovernativi, Orbàn ha proposto un compromesso rifiutato dai giovani: studi gratis ma se v’impegnate a lavorare poi in patria. Assurdo, vista l’altissima disoccupazione giovanile e l’alta domanda di forza lavoro qualificata poliglotta in Germania e altrove (ecco un aspetto originale: ai nostri studenti si chiede invece di lasciare l’Italia e cercare occupazione lontano da mammà, come ha affermato simpaticamente il ministro Cancellieri).Tutto può accadere, la polizia è presente in forza ma non è intervenuta (qui, in effetti, i governi “autocratici” potrebbero prendere lezioni d’efficienza da quelli “democratici”). Intanto i responsabili di politica culturale del governo, a cominciare dal potente Gyorgy Fekete, sparano a zero sui grandi intellettuali che criticano la ‘riforma’universitaria. E in un nuovo atto di normalizzazione Attila Vidnyanszky, vicinissimo al partito al potere, è stato nominato direttore del teatro nazionale nonostante proteste e indignazione e opinioni contrarie di tutto il Gotha della cultura ungherese (noi abbiamo la Melandri al Maxxi).
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