31 Gennaio, 2015
by gabriella
Marino Badiale commenta l’idea di società di Franco Bernabé, ex Presidente Telecom, oggi membro dello steering commitee (dirigenza strategica) del gruppo Bilderberg, che prefigura, giustifica, ammette un mondo per pochi e sempre di meno.
Nell’inserto economico del “Fatto Quotidiano” di mercoledì 21 gennaio c’è una intervista a Franco Bernabè, ex presidente telecom, che potete trovare
qui. C’è un passaggio interessante dovuto al fatto che l’intervistatore (Giorgio Meletti) ha uno sprazzo di lucidità, insolito nella categoria dei giornalisti, e riesce a chiarire il senso delle parole dell’intervistato. Il passaggio è il seguente:
F.Bernabè. L’unica cosa che si può e si deve fare è liberare le energie per la creazione di nuove iniziative. La tecnologia ha fatto sì che oggi le soglie di accesso alla creazione di un’impresa si sono molto abbassate. Le opportunità ci sono, anche in Italia, bisogna mettere i giovani in condizione di coglierle.
G.Meletti. Ma l’idea che tutti i giovani debbano farsi la start up non è un po’ come dire loro: arrangiatevi? E se uno per caso non è creativo, non ha l’idea geniale, o semplicemente non vuol vivere con il coltello della competizione tra i denti, deve morire di fame?
FB. L’economista americano Tyler Cowen ha scritto recentemente un libro intitolato Average is over, che letteralmente significa “la media è finita”. Significa che non c’è più spazio per galleggiare, il mondo è diventato terribilmente competitivo per il semplice fatto che in pochi anni la cosiddetta globalizzazione ha messo 500 milioni di europei in gara con tre miliardi di cinesi e indiani. E adesso sta esplodendo l’economia africana. È così, oggi chi non è creativo e competitivo starà molto peggio di chi non lo era trent’anni fa.
GM. Una classe dirigente che dice al popolo che viene diretto “scusate, è andata male, ognuno per sé e Dio per tutti” non è un grande spettacolo.
FB. Sta accadendo così in tutti i Paesi dell’Occidente.
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31 Gennaio, 2015
by gabriella
C’è un quartiere a Los Angeles dove i sogni di Hollywood incontrano la realtà e si infrangono in mille pezzi. Le maschere sorridenti e il trucco del red carpet si dissolvono e svelano il volto più crudele della vita. Siamo a Skid Row, un agglomerato di 50 isolati a due passi dai grattacieli delle banche e dal quartiere finanziario della città. A pochi metri dai lustrini, il lusso e le vite patinate si accalcano uno sull’altro rifugi di cartone, accampamenti, immondizia, miseria.
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29 Gennaio, 2015
by gabriella
Dopo la circolare di fine 2014 con la quale il Miur aveva precisato discipline e modalità delle seconde prove – scienze umane, per il liceo delle scienze umane -, nel pomeriggio è stata diramata la direttiva relativa alle discipline affidate ai membri esterni.
Scienze umane è affidata al commissario interno, Italiano, Inglese e Filosofia al commissario esterno. Come l’anno scorso, il Ministero insiste nel nominare nella Commissione d’esame del Liceo di Scienze Umane, docenti di Filosofia e storia (A037) svalutando esplicitamente il lavoro di integrazione della filosofia e delle scienze umane svolto appunto dai docenti [di Filosofia e Scienze umane (A036)] inseriti nell’organico del Liceo.
Non è certo in questione il valore di questo approccio che è, evidentemente, fondante nel Liceo delle Scienze umane, si tratta invece più banalmente (si fa per dire) di un’esigenza organizzativa indifferente alla qualità, che intende unificare le due cattedre che già assorbono il vastissimo ambito coperto da sette discipline (Pedagogia, Psicologia, Antropologia, Sociologia, Metodologia della ricerca, Filosofia, Storia) per utilizzare i docenti ovunque alla bisogna, senza alcuna considerazione per le loro specificità formative e professionali, cioè per il lavoro di integrazione che hanno alle spalle, indispensabile per insegnare materie diverse in modo significativo e non scolastico. Una piccola anticipazione della distruzione sistematica della qualità dell’insegnamento della minacciata Buona scuola di Renzi.
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27 Gennaio, 2015
by gabriella
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26 Gennaio, 2015
by gabriella
La bandiera kurda issata sulla collina di Kobane
Oggi una fonte siriana indipendente – l’Osservatorio siriano per i diritti umani con sede a Londra – ha comunicato la liberazione di Kobane dopo quattro mesi di assedio dell’ISIS. Le brigate partigiane dell’YPG e YPJ lanciano ora un appello per la ricostruzione della città simbolo dell’autonomia kurda.
Buffo, poetico, avvincente, scanzonato eppure doloroso, il reportage-fumetto dell’assedio di Kobane di Zerocalcare, pubblicato da Internazionale del 16 gennaio.
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25 Gennaio, 2015
by gabriella
Il fotografo Franck Bohbot ha fotograto le più belle e antiche biblioteche del mondo, autentiche cattedrali del sapere, fondamento e simbolo stesso di una civiltà che ha fondato il proprio potere sul sapere.
«La scienza e la potenza umana coincidono, perché l’ignoranza della causa preclude l’effetto»
Francis Bacon, Novum Organum, 1621
Biblioteca Angelica – Roma
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16 Gennaio, 2015
by gabriella
Ciò che ai miei occhi fa notizia della commemorazione di uno dei vignettisti del massacro di Parigi, non è tanto, come titola Repubblica, che a Parigi si canti Bella Ciao, ma che si rovesci integralmente il senso del canto partigiano, ciò che è indicativo dei cambiamenti che si sono fatti strada nelle coscienze dei francesi che si pretendono radicali per essere stati, un tempo, gauchistes.
Nel video seguente, il détournement di Christophe Aleveque mette in scena la grottesca identificazione dell’invasore nazista con l’immigrato islamista e canonizza la morte di Tignous, partigiano per la libertà, come esemplare della lotta per eccellenza contro l’oppressore. Ancora una volta, purtroppo, mi tocca non essere Charlie.
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16 Gennaio, 2015
by gabriella
Denaro e tecnoscienze: lo zeitgeist del XXI secolo
Rimaneggio la bella recensione di Carlo Crosato a Sulla reificazione. Nuove prospettive teoriche (Mimesis, 2013), volume che raccoglie gli studi sul concetto hegeliano e marxiano e la sua evoluzione novecentesca di Lucio Cortella e Alessandro Bellan. Dal Rasoio di Occam.
[…] Alla esplicitazione d[el concetto di reificazione] è consacrato Teorie della reificazione (a cura del recentemente scomparso Alessandro Bellan, edito da Mimesis, nel 2013). L’obiettivo generale del libro, infatti, è chiarire il significato della reificazione, depurarlo da letture fuorvianti e da incomprensioni che lo identificano con altri concetti – quali l’alienazione (altro termine centrale nel pensiero marxiano) e il feticismo (su cui la Scuola di Francoforte ha molto ragionato, specie per voce di Adorno e Horkheimer) –; inquadrare la dinamica reificante all’interno delle relazioni che l’uomo intrattiene con il mondo, precisando in modo quanto più intensivo possibile il campo d’interesse. […]
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15 Gennaio, 2015
by gabriella
Un articolo molto chiaro per capire il ruolo delle norme sul lavoro nel nuovo ciclo di accumulazione neoliberale. Tratto da Micromega.
L’accumulazione originaria
Sul Corriere, dopo aver ricordato che in Italia “il Prodotto interno lordo scende da 13 trimestri”, i due alfieri del liberismo nostrano (Giavazzi e Alesina, NDR) offrono la loro ricetta 2015 per “porre fine alla recessione”. E spiegano: “La riforma del mercato del lavoro non basta. Ci vuole anche più domanda”. Bene. Cioè… insomma: se ci vuole più domanda, allora la riforma del mercato del lavoro non è che “non basta”, è proprio dannosa: deprime la domanda! “Ci vuole più domanda” è come dire che c’è un eccesso di potenziale di offerta. Ma il Jobs Act mira a stimolare ulteriormente questo potenziale; se proprio lo si vuole approvare, adesso, sarebbe meglio che entrasse in vigore quando la domanda si sarà ripresa.
La pauperizzazione contemporanea
Domanda (aggregata) nel linguaggio degli economisti significa spesa, acquisti, e – dal punto di vista delle imprese – vendite. In effetti il grafico dell’Istat sulle vendite delle imprese mostra che la domanda continua a contrarsi: in ottobre il calo a/a è stato -0,8%.
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12 Gennaio, 2015
by gabriella
10 gennaio 2015, la Marche Républicaine
In tutti i servizi fotografici che devono immortalare un’epoca, il cordone dei capi di stato e di governo sembra quello di apertura di una manifestazione moltitudinaria a Parigi dopo gli attentati. La realtà ce li fa vedere opportunamente soli, con qualche portaborse dietro di loro: solo un abile lavoro di prospettiva fotografica e di campo lungo li fa sembrare alla testa del loro popolo, legittimati a governarlo e a guidarlo nella guerra di civiltà.
L’attentato, ha scritto recentemente Augusto Illuminati, ha legittimato
la presenza in prima fila di Netanyahu e Liberman alla Marche républicaine. Al di là delle giuste preoccupazioni per la libertà di espressione e del compianto per le vittime, la campagna #JeSuisCharlie è una formidabile arma di distrazione di massa, quando non di miserabile coscienza tardo-imperiale. Troppi se ne fregiano e fra loro i mandanti delle guerre sbagliate: Irak, Siria, Libia… Non voglio associarmi a semplificazioni. Diffido del fraterno unanimismo repubblicano. Non è il mio hashtag.
Per vedere cosa c’è sotto al proprio naso occorre un grande sforzo.
George Orwell
Grazie ai blog di Mauro Miccolis e Mauro Poggi per avermi ricordato Brecht e Orwell.
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