Le Thesen über Feuerbach, un testo tanto breve quanto denso, furono scritte da Marx nel marzo del 1845. Rimasero tuttavia a lungo inedite finchè non furono pubblicate, postume, nella Neue Zeit (1886) da Engels che le riprodusse in appendice al suo Ludwig Feuerbach e il punto di approdo della filosofia classica tedesca (1888).
I
Il difetto principale di ogni materialismo fino ad oggi, compreso quello di Feuerbach, è che l’oggetto, il reale, il sensibile è concepito solo sotto la forma di oggetto o di intuizione; ma non come attività umana sensibile, come attività pratica, non soggettivamente. E’ accaduto quindi che il lato attivo è stato sviluppato dall’idealismo in contrasto col materialismo, ma solo in modo astratto, poiché naturalmente l’idealismo ignora l’attività reale, sensibile come tale. Feuerbach vuole oggetti sensibili realmente distinti dagli oggetti del pensiero; ma egli non concepisce l’attività umana stessa come attività oggettiva. Perciò nell’Essenza del cristianesimo egli considera come schiettamente umano solo il modo di procedere teorico, mentre la pratica è concepita e fissata da lui soltanto nella sua raffigurazione sordidamente giudaica. Pertanto egli non concepisce l’importanza dell’attività “rivoluzionaria”, dell’attività pratico-critica.
Questo bel saggio di Felice Cimatti – incluso nel testo collettaneo Il transindividuale, appena uscito per Mimesis (pp. 253-271) – è dedicato a una teoria della mente che si avvale degli strumenti messi a punto da Marx e Vygotskij per mettere a fuoco i limiti e le aporie dell’individualismo cognitivo e del biologicismo delle neuroscienze.
Se per Marx, l’individuo è «l’insieme dei rapporti sociali», per Vygotskij
«la mente individuale è il punto di arrivo di un processo di emancipazione dalle condizioni naturali, ma anche da tutte le relazioni storico-sociali che si presentano di fronte all’individuo come se fossero naturali».
L’individuo non è dunque la premessa della relazione, ma il suo effetto.
Indice
1. «La coscienza è un rapporto sociale» 2. Vygotskij e la relazione individuo-società 3.Dal transindividuale all’individuo 4.Il ‘pensiero verbale’ 5.Individuazione e transindividuale
«è immediatamente una cosa sola con la sua attività vitale. Non si distingue da essa. È quella stessa [attività vitale]» Marx, Manoscrittieconomico-filosofici del 1844.
Le tre figlie di Marx erano particolarmente appassionate di una sorta di gioco di società, pare molto diffuso nell’età vittoriana, che consisteva nella formulazione di alcune domande che avrebbero dovuto far emergere la personalità dell’interrogato.
Tratto da U. Curi, Marx e la rivoluzione, 8. Capire la filosofia. La filosofia raccontata dai filosofi. La biblioteca di Repubblica, 2011.
Le domande che le figlie rivolgevano a Marx riguardano anche aspetti davvero minori, secondari nella vita dell’autore:
La virtù che preferisci? La semplicità
La qualità che preferisci in un uomo? La forza
La qualità che preferisci in una donna? La debolezza
La tua caratteristica principale? La determinazione
La tua idea della felicità? Lottare
La tua idea dell’infelicità? La sottomissione
Il difetto che scusi di più? La credulità
Il difetto che detesti di più? Il servilismo
La tua occupazione preferita? Razzolare tra i libri
Il tuo poeta preferito? Shakespeare, Eschilo, Goethe
Il tuo eroe preferito? Spartaco, Keplero
Il tuo piatto preferito? Il pesce
Il tuo motto preferito? De omnibus disputandum(occorre discutere e dubitare di tutto)
La tua massima preferita? Nihil humani a me alienum puto (Terenzio, Heautontimoroumenos “niente di ciò che è umano mi è estraneo”).
Traggo da Consecutio temporum questa bella ricostruzione degli interessi che Marx e Ruge [e Feuerbach] condensarono intorno alla pubblicazione a Parigi del primo [ed unico] numero degli Annali franco-tedeschi, dedicati alla ricerca dei mezzi necessari alla realizzazione pratica della filosofia, il compito che Marx le darà nell’undicesima tesi su Feuerbach.
E così ho finito con il nostro compito comune, ossia l’analisi del filisteo e del suo Stato. Non dirà che ho troppa fiducia nel presente; e se tuttavia non dubito di esso è solo perché la sua situazione disperata mi riempie di speranza. Non parlo affatto dell’incapacità dei signori e dell’indolenza dei servi e dei sudditi, i quali lasciano che tutto vada come piace a Dio; anche se le due cose insieme basterebbero già a provocare una catastrofe. Richiamo la sua attenzione sul fatto che i nemici del filisteismo, ossia tutti coloro che pensano e soffrono, sono giunti a un’intesa per la quale in passato mancavano loro i mezzi; e che persino il sistema passivo di riproduzione degli antichi sudditi arruola ogni giorno nuove reclute al servizio della nuova umanità […] Da parte nostra dobbiamo portare completamente alla luce del giorno il vecchio mondo e creare positivamente il nuovo mondo. Quanto più a lungo gli eventi lasceranno all’umanità che pensa tempo per riflettere e all’umanità che soffre tempo per unirsi, tanto più perfetto verrà al mondo il frutto che il presente porta in grembo.
La riforma della coscienza consiste solo nel rendere il mondo consapevole di se stesso, nel ridestarlo dal suo ripiegamento trasognato, nello spiegargli le sue proprie azioni. Come per la critica della religione di Feuerbach, il nostro scopo non è altro che condurre alla forma umana autocosciente tutte le questioni religiose e politiche.
Karl Marx
Nel marzo 1844 apparve l’unico numero della rivista che Marx, allora deciso a prendere in teoria ed in pratica la massima distanza dalla Germania, aveva fondato a Parigi con Arnold Ruge. Questa pubblicazione comprendeva tre contributi firmati da Marx: uno scambio di lettere con Arnold Ruge, l’articolo su La questione Ebraica (in risposta ad un articolo pubblicato sotto lo stesso titolo da Bruno Bauer) e un’Introduzione alla critica della filosofia del diritto pubblico, redatta a partire del commentario dei passi della terza parte dei Lineamenti della filosofia del diritto di Hegel consacrati allo Stato costituzionale, commentario che Marx – che aveva senza dubbio intrapreso questo lavoro nel 1842 – aveva abbozzato a Kreuznach nel 1843, ma lasciato incompiuto.
«Non esiste né un Dio né il diavolo, perché se ci fosse un Dio gli chiederei di lanciare un fulmine sull’ingiusto ed iniquo Parlamento; se ci fosse un diavolo gli chiederei di inghiottirlo sotto terra; ma, poiché non esiste né l’uno né l’altro, non ne farò nulla».
Due (tre, con quella di Vanini) delle più intransigenti negazioni dell’esistenza di Dio e dell’immortalità dell’anima.
“Trovo che sia valsa la pena di viverla, e la rivivrei con gioia se me ne fosse offerta la possibilità”.
Questa vita, prosegue Russell, è stata dominata “da tre passioni semplici, ma di una forza irresistibile: la sete dell’amore, la ricerca della conoscenza, e una immensa pietà per le sofferenze umane” [Autobiografia, 1962]
Ha scritto ancora (in “Il mio credo”, 1925): “Non sono in grado di dimostrare che il mio punto di vista sulla via retta sia giusto; posso soltanto formulare la mia opinione, sperando che sia condivisa da molti. Il mio pensiero è questo: la vita retta è quella ispirata dall’amore e guidata dalla conoscenza. Conoscenza e amore non hanno confini, cosicchè una vita, per quanto retta, è sempre suscettibile di miglioramento. L’amore senza la conoscenza, o la conoscenza senza l’amore, non possono maturare una vita retta […]. Benchè amore e conoscenza siano necessari, l’amore è, in un certo senso, più fondamentale, perché spinge l’intelligenza a scoprire sempre nuovi modi di giovare ai propri simili”.
Una lettera aperta firmata da centinaia di ricercatori ed esperti di intelligenza artificiale chiede alle nazioni del mondo di bandire l’utilizzo bellico dell’intelligenza artificiale. Tratto da Wired.
Per Stephen Hawking,
“gli esseri umani che sono limitati da una lenta evoluzione biologica, non potrebbero più competere con le macchine intelligenti, e ne sarebbero sopraffatti”.
Un allarme inquietante che arriva da uno dei più importanti fisici teorici della Storia della Scienza tra XX e XXI secolo, Stephen Hawking, lo scopritore dei Buchi Neri. Nel corso di un programma scientifico andato in onda sulla BBC martedì (dicembre 2014) Hawking ha messo in guardia sui pericoli dell’Intelligenza Artificiale, con parole dirette e previsioni molto pessimistiche.
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