L’esercitazione sull’uso pubblico della paura della 3F del nostro liceo [a.s. 2015/16]. L’articolo contiene: 1. la progettazione della webquest e del lavoro di gruppo; 2. il testo della lezione; 3. le elaborazioni degli studenti (per ora quelle dei primi due gruppi: un video e un testo).
La progettazione della Webquest
A cosa serve la paura? Perché unisce i gruppi e le collettività? Come vengono individuati i nemici e perché proprio certi gruppi diventano il bersaglio? Perché forze religiose e politiche instillano angoscia nella gente?
Obiettivi: Sviluppare uno sguardo sociologico sul tema della paura. Saper rispondere alle domande di lavoro: perché «la paura è motore di coesione sociale e di rappresentazione del mondo»; come religiosi e politici instillano «formazioni dossastiche dell’angoscia» e perché la paura produce «una costruzione sociale dell’altro – streghe, eretici, ebrei, comunisti, mendicanti – funzionale alla costruzione della propria identità».
Prodotto: testo scritto o prodotto multimediale presentato dagli studenti sui temi della caccia alle streghe e della stigmatizzazione dei poveri.
Tempi: 2 settimane
Organizzazione
- Illustrazione del materiale di lavoro, fornitura di audiolezioni su alcune sezioni del testo
- Divisione della classe in 2 gruppi: gruppo A – Storia della caccia alle streghe e della paura per l’eretico; gruppo B – Storia della stigmatizzazione dei mendicanti e della paura dei poveri.
- Entrambi i gruppi leggeranno i testi di Julien Wicki (Si può fare la storia di un’emozione?), Charles Heimberg (La paura nella storia) e Pierre-Philippe Bugnard (Dalle paure escatologiche alle paure contemporanee), dividendosi in sottogruppi di 3/4 studenti.
- Ogni gruppo studierà poi il testo scelto tra: Ostorero per la caccia alle streghe, Tabin per quella dei mendicanti.
Realizzazione
- Ogni gruppo si dividerà i compiti, leggerà i testi, deciderà il prodotto da realizzare (relazione con glossario, ppt, video o mappa) e selezionerà i materiali necessari per la presentazione di gruppo entro martedì 22 dicembre 2015.
- Ogni componente del gruppo dovrà essere in grado di illustrare il tema prescelto e rispondere alle domande dell’altro gruppo.
- La valutazione riguarderà il contributo individuale al lavoro di gruppo e il grado di comprensione raggiunto intorno al tema della paura come idea politica.
PRESENTAZIONE
- Le presentazioni saranno organizzate in Aula Video nella seconda settimana di gennaio.
GRUPPI
Caccia alle streghe
Sottogruppo 1: Sara G.; Giulia S
Sottogruppo 2: Sofia J., Lorenzo C., Gregorio B.
Sottogruppo 3: Chiara G., Laura B., Emma C.
Sottogruppo 4: Giulia B; Mariangela G.
Sottogruppo 5: Elisabetta C., Veronica V., Agnese C.
Stigmatizzazione dei poveri
Sottogruppo 6: Daniele C, Luca V.
Sottogruppo 7: Lucia F, Vanessa C.
I lavori degli studenti sulla caccia alle streghe
Sottogruppo 1
Sottogruppo 2
Come inizio è necessario capire cosa sia la paura. La paura è lo strumento biologico dell’uomo, la paura ci mette in allarme nelle situazioni pericolose.
Dobbiamo però distinguere le paure reali da quelle fittizie, dossastiche, create ad un fine preciso. Per l’uomo infatti la paura è anche motore di coesione sociale, permette ad una comunità di compattarsi, per fronteggiare un problema, producendo una costruzione dell’altro che ha la funzione di costruire una realtà individuale. Spesso le paure dossastiche sono instillate da chi governa e controlla la popolazione,o per un fine proprio,o per nascondere e sfogare un’angoscia vissuta nella quotidianità costruendo un oggetto di timore su cui scaricare i sentimenti di rabbia e ostilità; in effetti la popolazione risponde ad un’angoscia reale, presente nel proprio quotidiano, liberandosene, fabbricando una specifica paura, alla quale verrà attribuita la colpa di tutto ciò che crea disagio e malessere.
Ma tutto ciò perché accade?
La paura è motore di coesione sociale perché permette ad una comunità di motivare i problemi colpevolizzando qualcuno al di fuori di loro, tirandosene fuori. Soprattutto nei momenti di crisi la società è più malleabile e politici e religiosi aumentano la credibilità del timore con parole ed immaginazioni arricchite, scritte, documentate e dimostrate sotto la loro lente, riuscendo a creare una vera e propria credenza.
La società si compatta, si unisce per contrastare il nemico, gli individui si puliscono la coscienza, sapendo di non essere loro i colpevoli della situazione.. é un meccanismo di difesa per discolparsi.
Troviamo questa situazione in praticamente tutta la storia dell’uomo. Nella storia,il cambiamento della società va a pari passo con il cambiamento della paura temuta in un certo periodo. Le paure reali sono nascoste,occultate dalle paure fittizie, costruite socialmente
Nella storia della nostra civiltà è molto presente la creazione di paure escatologiche di tipo religioso, volte a fini ultimi dell’esistenza umana e del creato. Bugnard ha studiato e confrontato le grandi paure escatologiche dell’anno mille e le paure moderne.
La paura escatologica più significativa dell’anno mille è sicuramente la paura del giudizio divino, il terrore dell’inferno, dello sconto dei peccati commessi, provocata dalla Chiesa e dalla sua capacità di costruire e diffondere una credenza. La paura di qualcosa di perfetto, in un periodo in cui non esisteva sicurezza per i beni terreni, appariva “salvifica” e puntava a particolari scopi politico- religiosi.
La caccia alle streghe
Secondo Martine Ostorero il sabbah delle streghe è costruito come un contro-chiesa.
La sua esistenza configura una possibilità di decolpevolizzazione della popolazione nei confronti di ciò che di male accade nella comunità. La Santa Inquisizione perciò poteva “sentirsi giustificata” in quanto in vista di un pericolo a cui rispondere.
La costruzione del sabbah era stata fatta accuratamente per essere diventata così credibile. Le streghe, le donne in particolare, più accusabili perché viste come più propense alla creazione del male, vengono mirate dalla Chiesa e la comunità accetta e combatte assieme ad essa scaricando le frustrazioni nelle presunte streghe.
“L’Inquisizione cattolica aveva pubblicato il libro che era probabilmente l’opera più sporca di sangue della storia umana: il malleus malleficarum- il martello delle streghe- aveva indottrinato il mondo sul “pericolo delle donne che pensano liberamente” e insegnato al clero come individuarle, torturarle, distruggerle. La categoria delle cosiddette “streghe”-definite così dalla Chiesa, comprendeva le donne istruite, le sacerdotesse, le zingare, le amanti della natura, le erboriste e molte donne “legate in modo sospetto al mondo naturale”. Anche le levatrici erano uccise per la loro pratica eretica di servirsi di conoscenze mediche per alleviare i dolori del parto, una sofferenza, proclamava la Chiesa, che era la giusta punizione di Dio perché Eva aveva voluto assaggiare il frutto della conoscenza, con il conseguente peccato originale. In 300 anni di caccia alle streghe, la Chiesa aveva bruciato sul rogo la sorprendente cifra di 5 milioni di donne.” Dan Brown, Il codice Da Vinci. [attenzione a tenere distinti letteratura e scienza, romanzo e storia, nota della prof.]
La distruzione delle streghe infatti veniva affrontata dal processo inquisitorio in modo che non venisse data la possibilità ad alcuno di dimostrare la sua non colpevolezza. L’interrogatorio consisteva in una serie di domande alla quale si poteva rispondere solo si o no; il materiale ricavato veniva tradotto in volgare e diffuso tra il popolo così che fosse provata la presenza della stregoneria. Con il processo inquisitorio la Chiesa distrusse ciò che essa stessa ideò e “costruì”.
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