Una traccia del tema di scienze umane sul tema dello sviluppo della personalità, creata da un intervento di Umberto Galimberti e un testo di Jung e impiegata in classe per la simulazione della seconda prova dell’esame di stato.
In coda lo schema dello svolgimento.
Lo sviluppo della personalità
PRIMA PARTE
Il candidato, avvalendosi anche della lettura e dell’analisi dei documenti riportati, illustri il tema dello sviluppo della personalità soffermandosi sui concetti di individuazione e autorealizzazione.
DOCUMENTO 1
“Scopo della psicanalisi è il processo di individuazione che può essere tradotto con una frase emblematica di Nietzsche: diventa ciò che sei, nel senso che nel corso della vita noi continuiamo a seguire modelli, perché si cresce per modelli imitativi: i bambini crescono perché vedono, imitano, ma poi bisogna staccarsi da queste imitazioni e diventare quello che propriamente si è. Una ricognizione di sé: c’è tutta la cultura greca alle spalle di questo concetto. L’oracolo di Delfi diceva gnothi seauton, conosci te stesso e la prima condizione per diventare se stessi è quella di conoscersi: conoscere le proprie potenzialità, la propria areté, dicevano i greci, la propria virtù, la propria capacità, ciò per cui sei nato. E se riesci a far fiorire ciò per cui sei nato, se davvero diventi te stesso al di là dei modelli che vuoi imitare, al di là delle belle cose che ti vengono fatte vedere, raggiungi la felicità. Scopo dell’analisi è diventare se stessi. E per questo però bisogna uscire dai comportamenti collettivi, dice Jung, non bisogna essere come gli altri, non bisogna essere neppure eccessivamente eccentrici, perché non bisogna confondere l’individuazione con l’eccentricità, ma quella di diventare se stessi è la condizione non solo della salute ma addirittura della felicità [Umberto Galimberti sul concetto di individuazione in Jung].
DOCUMENTO 2
“Per evitare equivoci bisogna distinguere tra individualismo e individuazione. L’individualismo è un mettere intenzionalmente in rilievo le proprie presunte caratteristiche in contrasto coi riguardi e gli obblighi collettivi. L’individuazione, invece, è un migliore e più completo adempimento delle finalità collettive dell’uomo, in quanto il tener sufficientemente conto delle caratteristiche dell’individuo lascia sperare una funzione sociale migliore che se le caratteristiche vengono trascurate o represse […]. Il termine individuazione può quindi indicare soltanto un processo psicologico che adempie finalità individuali date, ossia che fa dell’uomo quel determinato essere singolo che è. Individuandosi, l’uomo non diventa “egoista” nel senso usuale della parola, ma si conforma unicamente a una sua peculiarità: il che, come ho detto, è ben diverso dall’egoismo o dall’individualismo” [Jung, 1928, p. 173]
SECONDA PARTE
Il candidato risponda a due dei seguenti quesiti:
- Quali sono gli elementi collettivi che Jung trova espressi nel nostro inconscio?
- In cosa consiste l’autorealizzazione secondo Maslow?
- Illustra le dinamiche del complesso di inferiorità secondo Adler.
- Illustra gli stili relazionali disadattivi degli adulti nevrotici per carenza di sicurezza nell’infanzia.
Svolgimento
Indicazioni per l’esercitazione collettiva in classe:
1. Leggo attentamente l’intera traccia e i documenti per inquadrare il tema. Consulto il dizionario per controllare/approfondire il significato di singoli termini [4 minuti]
2. Rileggo il primo documento e inizio a stendere uno schema come quello sottostante (assegno un titolo al documento e sintetizzo il contenuto in concetti chiave) [5 minuti]
doc. 1: (sviluppo della personalità e autorealizzazione): infanzia/imitazione vs. maturità/scelta e conoscenza di sé
3. Rileggo il secondo documento e schematizzo i contenuti come ho fatto con il primo testo [5 minuti]
doc. 2: (l’individuazione, cioè l’obiettivo dello sviluppo della personalità o autorealizzazione) Individualismo è distinguersi contro l’utilità e gli obblighi collettivi; l’individuazione è invece la realizzazione di se stessi come essere umano, come espressione particolare, speciale dell’umanità a vantaggio di se stessi e del resto della collettività (pensiamo di avere doveri solo verso noi stessi o i nostri genitori? chi dovrebbe guarire le malattie del futuro? risolvere i problemi sociali, salvare il pianeta?).
4. Mi chiedo qual è l’elemento di collegamento tra i due documenti
elemento di collegamento tra doc. 1 e 2: non bisogna confondere l’individuazione con l’eccentricità, cioè l’individuazione con l’individualismo. L’individualismo è l’espressione naturale della scoperta dell’io durante l’infanzia, cioè di essere unici, distinti dagli altri; l’individuazione è il diventarlo durante la maturità.
Alla fine della prima mezz’ora, avrò uno schema di questo tipo:
6. Inizio a stendere il tema, sviluppando gli appunti inseriti nello schema
Una possibile stesura
PREMESSA (Lo sviluppo della personalità): Nella riflessione dedicata da Umberto Galimberti al concetto di individuazione, spicca l’opposizione tra un necessario percorso di crescita per imitazione e la ricerca dell’autorealizzazione come espressione di un potenziale da portare alla luce.
I bambini crescono per imitazione di modelli, osserva lo psicologo, ma nel momento in cui si abbandona l’infanzia, occorre rivolgersi a sé e trovare autonomamente la strada della propria areté, la realizzazione di ciò che un essere umano è capace di essere, di una o più qualità nelle quali può eccellere.
Abbandonare i modelli correnti significa, infatti, non tanto sforzarsi di distinguersi dagli altri, esigenza naturale durante l’infanzia, ma scegliere quale uomo o donna si vuole essere, senza cedere a condizionamenti o suggestioni, osservando il mondo e cercando le risposte in se stessi. Entrare nella maturità, richiede quindi di affrontare un percorso di conoscenza di sé che ha per scopo la costruzione di se stessi come uomo, come donna con il meglio che c’è in noi.
SVOLGIMENTO (l’obiettivo dell’individuazione, la meta dello sviluppo della personalità): Jung, infatti, evidenzia che l’individuazione non ha nulla di egocentrico o individualistico, anzi, si concretizza nello sforzo di integrare armonicamente l’altro, l’eredità della specie che parla in noi dall’inconscio, con la nostra specificità, quell’insieme unico di elementi che ci contraddistingue (identità). Il Sé, infatti, non è l’Io, ma l’insieme delle esperienze personali e collettive che ogni singolo individuo deve incontrare, conoscere, armonizzare, riconoscendole come proprie e fondendole in un profilo unico: l’Io respinge l’Altro, il Sé lo riconosce al proprio interno.
(Un esempio, un’applicazione) La scelta del lavoro da fare da grandi è un tipico banco di prova dell’individuazione: una società individualista e sempre meno capace di guidare i suoi membri più giovani alla conquista di sé, spinge bambini e ragazzi a considerare elementi di scarso valore, come il successo, il prestigio, il denaro, legati ad o all’altra professione, raramente li confronta con obiettivi più vasti, come la ricerca di qualcosa che serve, la conquista di un mondo più giusto .. così facendo, sembra facilitare loro la conquista della felicità, mentre al contrario, li espone al vuoto di senso, all’aridità, alla solitudine.
Proseguire (ad esempio), parlando dell’ombra e dei meccanismi di difesa dell’Io che già Freud ci aveva insegnato a riconoscere e a controllare e con una riflessione su ciò che ostacola l’individuazione e la realizzazione di personalità sane ed equilibrate (Jung, Adler, Horney, Erikson, Maslow, Rogers).
CONCLUSIONI. Nelle conclusioni riprendo le tesi che ho sostenuto, mi accerto che siano coerenti e le richiamo sinteticamente.
RILETTURA E CORREZIONE: Rileggo più volte il mio testo per migliorarlo sotto ogni aspetto: lo faccio una prima volta per trovare lacune e incompletezze della trattazione, per dare ordine agli argomenti, per completare e riorganizzare le cose che ho scritto; una seconda volta con distacco, come se si avesse davanti il testo di un estraneo, per cercare difetti di contenuto e correggerli; una terza volta per cercare errori ortografici, il mancato accordo di soggetto e verbo, il filo del discorso che si perde, ecc.; un’ultima volta per migliorare la scelta dei vocaboli e delle espressioni usate (con l’aiuto del dizionario). Il tutto con la necessaria concentrazione.
In sintesi, per stendere un buon testo, servono almeno due riletture di controllo dei contenuti e due di controllo dell’espressione. Così come a leggere si impara, anche a ri-leggere si impara: all’inizio non ci accorgiamo dei difetti del nostro testo e lo lasciamo com’era, appena diventiamo più esperti, impariamo a cambiare i termini, integrare i contenuti, migliorare l’espressione, completare i ragionamenti ..
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