Archive for ‘Pedagogia’

12 Agosto, 2011

Waiting for Superman, la deriva della scuola americana

by gabriella

E’ già un caso la pellicola diretta da Guggenheim sul sistema educativo Usa. Al centro, l’implacabile e assurda lotteria per accedere all’istruzione di qualità. Solo gli straricchi possono permettersi buone scuole. Un atto d’accusa contro elementari, medie e licei, agli ultimi posti nelle classifiche dei paesi industrializzati

di FEDERICO RAMPINI

NEW YORK “Papà, la lotteria non è quella cosa dove non vince quasi nessuno?” Daisy ha 12 anni, vive a Los Angeles, la sua domanda è angosciosa. Una bambina non può capire che l’iscrizione a scuola è una vera lotteria dove quasi tutti perdono.

Perde anche lei, alla fine. La scena dell’estrazione a sorte, l’assurda lotteria della speranza, apre e chiude il documentario Waiting for Superman. Un film-verità sulla débâcle del sistema scolastico nella nazione più ricca del pianeta. Un terribile atto d’accusa che sta lacerando l’America: elogiato da Barack Obama in tv, criticato da molti commentatori liberal, compreso il New York Times.
Lo ha realizzato Davis Guggenheim, il regista di Una scomoda verità che nel 2006 costrinse l’America a interrogarsi sul cambiamento climatico, vinse due Oscar, valse il Nobel ad Al Gore. Ha fatto centro un’altra volta: il Washington Post prevede che “questo film avrà un impatto almeno eguale al documentario sull’ambiente, a pochi giorni dalla sua uscita sugli schermi è già chiaro che sarà al centro del dibattito nazionale almeno per due anni”.

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4 Agosto, 2011

The Matthew Law

by gabriella

Dal Vangelo secondo Matteo 13,10-17

In quel tempo, si avvicinarono a Gesù i discepoli e gli dissero:

“Perché parli loro in parabole?”

Egli rispose:

“Perché a voi è dato di conoscere i misteri del regno dei cieli, ma a loro non è dato. Così a chi ha sarà dato e sarà nell’abbondanza e a chi non ha sarà tolto anche quello che ha. Per questo parlo loro in parabole: perché pur vedendo non vedono, e pur udendo non odono e non comprendono.

E così si adempie per loro la profezia di Isaia che dice: ‘Voi udrete, ma non comprenderete, guarderete, ma non vedrete. Perché il cuore di questo popolo si è indurito, son diventati duri di orecchi, e hanno chiuso gli occhi, per non vedere con gli occhi, non sentire con gli orecchi e non intendere con il cuore e convertirsi, e io li risani’.

Ma beati i vostri occhi perché vedono e i vostri orecchi perché sentono. In verità vi dico: molti profeti e giusti hanno desiderato vedere ciò che voi vedete, e non lo videro, e ascoltare ciò che voi ascoltate, e non l’udirono!”

Mentre la teologia dibatte il significato delle parole di Gesù, la sociologia americana ha fatto di questo passo evangelico una metafora della conoscenza e dell’acquisizione del sapere: la Matthew Law, appunto, rappresentazione evangelica della Legge di potenza descritta da economisti e sociologi dell’organizzazione (si veda, piuttosto che la voce Wikipedia sulla legge di potenza, quella sulla Pareto ottimalità, più accessibile ai non matematici).

E’ in virtù della “legge di Matteo” che condanna gli have not a restare tali ed anzi a vedersi ulteriormente spogliati di ciò che hanno – mentre regola contemporaneamente l’arricchimento di coloro che hanno – che coloro che si avvicinano alla conoscenza sprovvisti di strumenti per capire, vengono respinti e si allontanano per sempre dalla possibilità di superare il loro stato di povertà culturale, mentre quelli che possiedono tali strumenti se ne servono per diventare sempre più ricchi di sapere. La scuola dovrebbe costruire quel complicato meccanismo di “redistribuzione” culturale, capace di spezzare la legge di Matteo e la scontata binarietà dei suoi esiti.

Torniamo alla risposta di Gesù ai discepoli e confrontiamola con questi frammenti di Eraclito:

Il logos è a tutti comune.

Di questo logos che è sempre gli uomini non hanno intelligenza, sia prima di averlo ascoltato, sia dopo averlo ascoltato. Benchè infatti tutte le cose accadano secondo questo logos, essi assomigliano a persone inesperte, pur provandosi in parole e in opere tali quali sono quelle che io spiego, disntinguendo secondo natura ciascuna cosa e dicendo com’è. Ma agli altri uomini rimane celato ciò che fanno da svegli, allo stesso modo che non sono coscienti di ciò che fanno dormendo.

E’ necessario che coloro che parlano adoperando la mente si basino su ciò che è a tutti comune, come la città sulla legge e in modo ancora più saldo.

25 Luglio, 2011

‘Na bbira e ‘n calippo: la Treccani e il “restricted code” delle coatte di Ostia

by gabriella

Lo spot della Treccani gioca argutamente con il codice limitato delle coatte di Ostia con risultato spassoso.


Il contrasto tra codici (socio)linguistici è messo in risalto in modo ancora più esplicito dalla troupe di SkyTg24 con la sottotitolazione in italiano standard (codice esteso) del restricted code di Deborah e Romina, più note come le “coatte di Ostia”, cioè le ragazze de “‘n calippo e ‘na bbira” (per approfondire si veda la parte dedicata a Basil Bernstein de La parola ci fa uguali 2):

Il codice esteso

22 Luglio, 2011

Eric Fromm su Summerhill

by gabriella

L‘introduzione di Eric Fromm a Alexander Neill, Un’esperienza educativa rivoluzionaria, Milano, Rizzoli, 1972.

Nel diciottesimo secolo i pensatori progressisti fecero circolare le idee di libertà, democrazia e autodeterminazione e, a cominciare dalla prima metà del novecento, queste idee cominciarono ad entrare in campo pedagogico. Il principio basilare sotteso al concetto di autodeterminazione è di sostituire la libertà all’autorità, di educare il fanciullo senza ricorrere alla forza facendo appello alla sua curiosità e ai suoi desideri istintivi interessandolo così al mondo che lo circonda. Questo atteggiamento segnò l’inizio dell’educazione progressista e fu un importante passo in avanti nello sviluppo della civiltà.

I risultati di questo nuovo metodo si rivelarono però deludenti. Nei confronti dell’educazione progressista, negli ultimi anni ha preso corpo un crescente processo di reazione. Oggi molte persone ritengono che la teoria stessa sia sbagliata e da togliere di mezzo. Sta così prendendo piede un movimento molto forte che sostiene la necessità di un’accentuazione della disciplina, e al limite, la reintroduzione delle punizioni corporali nell’ambito delle scuole di stato. Forse il fattore più importante che ha reso possibile questo processo di reazione, è il notevole successo conseguito dai metodi educativi in uso nell’Unione Sovietica. Qui i vecchi metodi vengono applicati in pieno; e i risultati, per quanto riguarda la quantità di nozioni apprese, sembrano indicare il vantaggio di un ritorno ai vecchi metodi disciplinari a spese delle libertà del fanciullo.

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14 Luglio, 2011

Remo Bodei, Socrate, il filosofo e la città

by gabriella

Socrate

Che io possa essere visto come un dono del dio alla città, potrete dedurlo anche dal fatto quasi inumano che ho trascurato tutti i miei interessi e ormai da tanti anni lascio che vengano trascurati gli affari di casa mia, mentre da sempre mi occupo dei vostri, avvicinandovi singolarmente per indurvi, come un padre o un fratello maggiore, a coltivare la virtù.

Se guadagnassi qualcosa, elargendo i miei consigli dietro ricompensa, sarebbe comprensibile: ma potete constatare voi stessi che i miei accusatori, in generale, così spudorati nelle loro accuse, non hanno potuto permettersi l’impudenza di produrre un solo testimone del fatto che abbia mai ricevuto o preteso compensi.

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2 Giugno, 2011

Marco Lodoli, Chi ha i soldi il futuro se lo compra o si prepara a “meritarselo”

by gabriella

Per decenni le aule sono state il luogo di incontro e di avvicinamento tra ceti diversi. Oggi le cose sono cambiate radicalmente: sotto il velo della “meritocrazia” il nostro Paese è tornato ad essere classista in modo feroce.

 

Marco Lodoli, La lotta di classe si sposta tra i banchi

Per alcuni decenni la scuola è servita anche ad avvicinare le classi sociali: nelle aule convergevano interessi e aspettative, si respirava la stessa cultura, si creavano possibilità per tutti. In fondo al viale si immaginava un mondo senza crudeli differenze, senza meschinità e ingiustizie. La conoscenza era garanzia di crescita intellettuale, e anche sociale ed economica. Chi studiava si sarebbe affermato, o quantomeno avrebbe fatto un passo in avanti rispetto ai padri. Tante volte abbiamo sentito quelle storie un po’ retoriche ma autentiche: il padre tranviere che piangeva e rideva il giorno della laurea in medicina del suo figliolo, la madre che aveva faticato tanto per tirare su quattro figli, che ora sono tutti dottori.

Oggi le cose sono cambiate radicalmente. Chi viaggia in prima classe non permette nemmeno che al treno sia agganciata la seconda o la terza: vuole viaggiare solo con i suoi simili, con i meritevoli, gli eccellenti, i vincenti.

A me professò ‘sto discorso del merito mi fa rodere. La meritocrazia, la meritocrazia… ma che significa? E chi non merita? E noi altri che stamo indietro, noi che non je la famo, noi non contiamo niente?

Questo mi dice Antonia e neanche mi guarda quando parla, guarda fuori, verso i palazzoni di questo quartiere di periferia, verso quei prati dove ancora le pecore pascolano tra gli acquedotti romani e il cemento. Qui la divina provvidenza del merito non passa, non illumina, non salva quasi nessuno.

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2 Giugno, 2011

Bruner, Sulla (impossibile) neutralità dell’educazione

by gabriella

Jerome BrunerIl mezzo di scambio mediante il quale l’educazione si compie – il linguaggio – non può mai essere neutrale: esso impone un punto di vista non solo sul mondo a cui si riferisce, ma anche all’impiego della mente nei confronti del mondo. Il linguaggio trasmette necessariamente una prospettiva dalla quale vedere le cose ed un atteggiamento verso ciò che vediamo.

Il linguaggio dell’educazione, se vuole essere uno stimolo alla riflessione e alla creazione di cultura, non può essere il considdetto linguaggio incontaminato dei dati e dell’oggettività. Esso deve esprimere una posizione e sollecitare la contrapposizione. E in questo processo deve fare spazio alla riflessione.

26 Maggio, 2011

Agogé ἀγωγή

by gabriella

agogéTraggo da Studia Humanitatis questo articolo sulle forme di educazione arcaica della Grecia antica e le sue azioni di puro disciplinamento.

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26 Maggio, 2011

La ribellione del monte Itome

by gabriella

GreecemapLa terza guerra messenica e la rivolta degli schiavi iloti.

A Sparta vigeva una rigida separazione tra gli spartiati, l’oligarchia nobile dei guerrieri proprietari della terra e le altre classi. All’ultimo posto della gerarchia sociale erano gli Iloti. Discendenti dalle antiche popolazioni che abitavano la Laconia e la Messenia prima dell’arrivo dei Dori, antenati degli Spartani. In particolare, secondo Eforo di Cuma, gli iloti sarebbero gli eredi di quegli autoctoni che non si erano voluti arrendere all’invasione dorica e che avevano resistito alla loro occupazione del Peloponneso.

Gli iloti divennero così schiavi di proprietà dello stato, obbligati ad occuparsi dei lavori più faticosi ed umilianti mentre i loro padroni si dedicavano alla guerra. E proprio in uno dei passaggi fondamentali nel percorso di formazione dei giovani spartiati, la Krypteia, gli schiavi erano vittime sacrificali. Ogni anno al loro insediamento, gli Efori, la suprema magistratura di Sparta, dichiaravano di nuovo formalmente guerra agli Iloti, legalizzandone l’uccisione. Gli spartiati che si erano distinti nell’agogé, erano mandati fuori della città, senza cibo né armi, per dare la caccia agli Iloti e mostrare la propria virilità.

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