Archive for ‘Psicologia’

5 Aprile, 2018

La tattica del genio distratto

by gabriella

Dalla distrazione arrogante all’incompetenza strategica all’egocentrismo contemporaneo: l’evoluzione dello stereotipo del genio distratto nello spassoso reportage del filosofo canadese Joseph Heath. Tratto da Internazionale del 3 aprile 2018.

“Lavoro con molti esempi dello stereotipo del professore distratto”,

scriveva tempo fa il filosofo di Toronto Joseph Heath sul blog canadese In due course. Un ex collega, ricordava,

“un venerdì sera mi ha chiamato per chiedermi perché non ero ancora a casa sua. Sua moglie gli aveva affidato il compito di fare gli inviti per la cena, lui se n’era dimenticato e poi si era dimenticato di essersene dimenticato”.

Gli accademici tra i miei lettori capiranno sicuramente di che cosa sto parlando, ma anche tutti gli altri, perché è uno stereotipo che risale a migliaia di anni fa: si racconta che l’astronomo dell’antica Grecia Talete, un giorno cadde in un pozzo perché camminava guardando le stelle. Quelli che hanno sempre la testa tra le nuvole dovrebbero tenerlo presente, ma anche quelli che camminano mentre mandano messaggi dal telefono.

A rendere particolarmente fastidiosa questo tipo di smemoratezza è che non dovrebbe neanche darci fastidio: il professore distratto può non presentarsi a un appuntamento o dimenticare che vi deve dei soldi, ma il mondo

“la trova una cosa adorabile e forse anche un segno di genialità”.

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1 Aprile, 2018

La condizione senile e i suoi stereotipi

by gabriella

Jane Fonda

"Ora che sono proprio nella terza fase della mia vita, ho capito di non essere mai stata più felice". Jane Fonda, 80 anni oggi

Publiée par Freeda sur Vendredi 22 décembre 2017

15 Febbraio, 2018

Daniela Lucangeli, Cervello e mente

by gabriella

21 Gennaio, 2018

Quattro passi nelle Scienze umane con l’esperimento Milgram

by gabriella

Ieri, durante l’open day del nostro Liceo, ci siamo intrattenuti con un gruppo di studenti e genitori sull’obbedienza all’autorità, uno dei temi della psicologia sociale, affrontato nel celebre esperimento di Stanley Milgram del 1961.

Nella lavagna virtuale sottostante i contenuti che abbiamo preso in considerazione: il testo della lezione, la videolezione, il video YouTube con l’esecuzione dei prigionieri, l’ultima lettera al figlio di Rudolf Hoess, il video in inglese con domande di comprensione e il test Kahoot finale.

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20 Gennaio, 2018

Hans Eysenck, Leon Kamin, Il dibattito americano sull’intelligenza

by gabriella

intelligenti si nasce o si diventaIl dibattito su eredità e ambiente nella definizione delle caratteristiche umane è uno dei più sensibili e ricchi di implicazioni socio-politiche delle scienze sociali. Decidere se intelligenti si nasce o si diventa diventa infatti dirimente davanti a scelte fondamentali come quella di educare o meno i bambini con deficit cognitivo, potenziare le strutture educative e scolastiche o tagliare i costi, fissare l’accesso a posizioni e professioni per merito o promuovere forme più evolute di democrazia (secondo comma, art. 3). Il testo che segue è la prefazione stesa da Alberto Angela per presentare al pubblico l’accanito e pluriennale dibattito tra Hans Eysenck e Leon Kamin, due degli studiosi più noti per aver abbracciato in modo radicale le tesi della neuroscienza innatista e del costruttivismo umanista.

Se prendesse piede la convinzione che questi test misurano realmente l’intelligenza,
che costituiscono una sorta di giudizio ultimo sulle capacità del bambino, che rivelano «scientificamente» le sue abilità innate,
sarebbe mille volte meglio se tutti coloro che misurano l’intelligenza sprofondassero nel mar dei Sargassi con tutti i loro questionari.

Walter Lippmann, 1922

Raramente, nella storia della scienza, ricercatori e stu­diosi si sono scambiati tante accuse e insulti, come è avve­nuto, e sta avvenendo oggi, nel dibattito eredità-ambiente. Conoscendo la tradizionale moderazione del linguag­gio scientifico (anche se spesso le parole mascherano strali sottili e velenosi) può sorprendere il tono assunto da que­sta polemica: tuttavia non è difficile rendersi conto che la questione della componente genetica nell’intelligenza coinvolge, direttamente o indirettamente, tali e tanti aspetti sociali, etici, politici, che il dibattito travalica l’ambito scientifico. 

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15 Novembre, 2017

Le teorie della personalità

by gabriella

γνῶθι σαυτόν

 

Per quanto tu possa camminare, e neppure percorrendo intera la via,
tu potresti mai trovare i confini dell’anima:
così profonda è la sua essenza.

Eraclito

 

Indice

1. Una definizione
2. La personalità (o Io) nella psicanalisi

       2.1 I meccanismi di difesa
2.1.1 La sublimazione
2.1.2 La rimozione
2.1.3 La proiezione
2.1.4 Le formazioni reattive
2.1.5 La razionalizzazione

 

3. La personalità nella psicologia analitica di Jung

3.1 Le componenti dell’identità junghiana
3.2 Lo sviluppo della personalità secondo Jung

 

4. La psicologia dell’Io di Erik Erikson
5. Le teorie socioculturali di Alfred Adler e Karen Horney

5.1 Sé creativo e complesso di inferiorità nella psicologia individuale di Adler
5.2 La teoria della personalità nevrotica in Karen Horney

 

6. La personalità nelle teorie umanistiche

6.1 La teoria dell’autorealizzazione in Maslow
6.2 La teoria del Sé in Rogers

 

7. Le teorie dei tratti

1. Una definizione

La personalità è un’organizzazione più o meno durevole di forze nell’ambito dell’individuo.

Queste forze persistenti della personalità contribuiscono a determinare la risposta in varie situazioni, e a queste si può quindi attribuire in gran parte la coerenza del comportamento, sia esso verbale o corporeo.

Ma il comportamento, per quanto coerente, non è la stessa cosa che la personalità (vedi lo studio di Richard Lapiere sulla percezione americana degli asiatici nel 1934, NDR) la personalità sta dietro al comportamento e all’interno dell’individuo. Le forze della personalità non sono risposte ma disposizioni alla risposta […].

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20 Ottobre, 2017

Il sogno di Jung. La definizione di inconscio collettivo e il distacco da Freud

by gabriella

JungUn sogno introdusse Jung alla definizione della nozione di inconscio collettivo. Avvenne nel momento del distacco da Freud, quando ancora forte era la sua influenza e imminente il distacco. Emerge nel racconto l’idea, già freudiana, che l’attività dell’analista sia simile a quella dell’archeologo: uno scavo e una ricerca tra strati e sedimenti depositati nel tempo; un tempo che per Freud si limitava alla sfera individuale, mentre per Jung abbraccia la storia dell’umanità. Tratto da Ricordi, sogni e riflessioni di Carl Gustav Jung, Milano, BUR, 1992, p. 200-204.

L’anno 1909 fu decisivo per i nostri rapporti. […] Consideravo Freud una personalità più anziana, più esperta e matura, e mi sentivo come un figlio suo. Ma poi capitò qualcosa che inferse un duro colpo alla nostra amicizia. Freud ebbe un sogno, che implicava problemi che non mi sento autorizzato a riferire. Lo interpretai come me­glio potevo, ma aggiunsi che si sarebbe potuto dire molto di più se mi avesse fornito alcuni particolari sulla sua vita privata. A queste parole Freud mi guardò sorpreso, con uno sguardo carico di sospetto, poi disse:

Sigmund Freud«Non posso mettere a repentaglio la mia autorità!»

La perse in quel momento. Quella frase si impresse come un marchio in­delebile nella mia memoria, e in essa vi era già un prean­nuncio della fine della nostra amicizia. Così, Freud po­neva l’autorità personale al di sopra della verità!

Come ho già detto, Freud, o era incapace di interpre­tare i sogni che avevo, o li interpretava solo parzialmente. Erano sogni di contenuto collettivo, con una quantità di materiale simbolico. Uno per me fu particolarmente importante, perché per la prima volta mi indusse al concetto di «inconscio collettivo», e pertanto rappresentò una spe­cie di preludio al mio libro Wandlungen und Symbole der Libido.

Ero in una casa sconosciuta a due piani. Era “la mia casa”. Mi trovavo al piano superiore, dove c’era una specie di salotto ammobiliato con bei mobili antichi di stile rococò. Alle pareti erano appesi antichi quadri di valore. Mi sorprendevo che questa dovesse essere la mia casa, e pensavo: “Non è male!” Ma allora mi veniva in mente di non sapere che aspetto avesse il piano inferiore. Scendevo le scale, e raggiungevo il piano terreno.

Tutto era molto più antico, e capivo che questa parte della casa doveva risalire circa al XV o al XVI secolo. L’arredamento era medioevale, e i pavimenti erano di mattoni rossi. Tutto era piuttosto buio. Andavo da una stanza all’altra, pensando: “Ora veramente devo esplorare tutta la casa!” Giungevo dinanzi ad una pesante porta, e l’aprivo: scoprivo una scala di pietra che conduceva in cantina. Scendevo, e mi trovavo in una stanza con un bel soffitto a volta, eccezionalmente antica.

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25 Settembre, 2017

Thibauld Prévost, Perché i meno capaci tendono a sopravvalutarsi

by gabriella

L’effetto eccesso di fiducia

Un famoso fenomeno psicologico, l’effetto Dunning-Kruger, porta i più ignoranti e meno capaci a credersi migliori degli altri.  Ciò significa che, all’inizio di un percorso di formazione, è comune la tendenza alla sopravvalutazione delle proprie capacità e competenze; fenomeno che diminuisce e tende alla normalizzazione con l’aumentare delle esperienze e delle capacità cognitive.

In contesti di apprendimento possono quindi verificarsi discrepanze tra l’immagine di sé e i risultati  ottenuti, con carico di frustrazioni e ansia sulle quali può innestarsi la sindrome da impotenza appresa e lo sviluppo dell’aggressività verso compagni e insegnanti.

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25 Settembre, 2017

Autostima e autoefficacia

by gabriella

Sul concetto di autostima, c’è ancora tanta confusione. Quante volte facciamo dipendere il nostro valore da quello che otteniamo o da quello che possediamo?

Otteniamo una promozione, o un bel voto a scuola (nel caso degli studenti) ed ecco che ci sentiamo bene, siamo felici, e l’asticella del nostro valore personale sale. Ci sentiamo meritevoli di amore e di attenzione.

Facciamo un errore, veniamo ripresi o si prende un brutto voto a scuola? Ecco che ci sentiamo tristi, sfiduciati e l’asticella del nostro valore personale scende. Sentiamo di “non essere abbastanza”, “di non valere niente”.

Autostima è, come dice la parola stessa, la stima che proviene da noi stessi e non da altri. E’ il valore che diamo a noi stessi e non dipende dai risultati che otteniamo, né dagli oggetti che possediamo. E’ il valore incondizionato di noi stessi per il semplice fatto che siamo esseri umani e facciamo esperienza del mondo giorno dopo giorno, facendo errori. L’autostima è relativa alla sfera dell’essere e non dipende da condizioni esterne.

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5 Settembre, 2017

La conquista dell’identità

by gabriella

Alla ricerca dell’identità dalla psicologia alla sociologia, con un ampio stralcio dell’intervento di Giovanni Jervis per l’Enciclopedia Multimediale delle Scienze Filosofiche e una conclusione basata su un libro di Ulrich Beck.

 

 

Giovanni Jervis, Che cos’è l’identità?

JERVIS: Mi chiamo Giovanni Jervis e sono sia psichiatra, sia psicologo. Insegno Psicologia dinamica all’Università di Roma: con il termine Psicologia dinamica si indica quel ramo della disciplina che si occupa dei problemi affettivi ed emozionali. In realtà mi sono anche interessato alla Psicologia sociale e ho scritto un paio di libri sul tema dell’identità, ovvero sull’argomento di cui discuteremo oggi. La Psicologia sociale si trova all’incrocio fra la psicologia degli affetti e delle emozioni – la psicologia individuale – e gli aspetti più interpersonali della vita quotidiana. Vediamo insieme una breve scheda filmata che ci introdurrà all’argomento.

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