Un articolo uscito su Wired, presenta l’ultimo affascinante esperimento di meccanica quantistica dedicato alla prova sperimentale del principio di indeterminazione di Heisemberg, secondo il quale lo sguardo dell’osservatore, in particolare l’attività di misurazione, modificano ciò che si sta guardando.
La realtà quantistica, spiega Rovelli intervistato in proposito, è sostanzialmente relazionale: ogni elemento esistente appartiene a due sistemi, non ad uno soltanto.
Prendete unpallone. Da calcio, da basket, da pallamano; non importa. Sparatelo con un cannone e riprendete la scena con telecamere ad altissima definizione. Ora riesaminate il video al computer – vi è concessa tutta la potenza computazionale di cui avete bisogno – e provate a determinare, istante per istante, posizione e velocità del pallone.
Se siete stati abbastanza accurati, riuscirete senza dubbio a portare a termine il processo di misura in modo più che soddisfacente: i numeri che otterrete coincideranno, con ottima approssimazione, con quelli previsti dalle equazioni dei modelli teorici che descrivono il moto del pallone.
E potete star certi che il pallone, con o senza telecamere, avrebbe percorso esattamente la stessa traiettoria con le medesime caratteristiche. In altre parole, e generalizzando: ai sistemi macroscopici poco importa chi li sta osservando, e come lo sta facendo.
Dal 700 all’800, nel passaggio dalla pedagogia illuminista a quella romantica, si verifica una significativa trasformazione degli obiettivi dell’educazione popolare – o della scuola «repubblicana», visto che la scuola della Rivoluzione Francese lo è già.
Mentre la scuola di Condorcet è l’istituzione attraverso la quale la società garantisce al popolo le condizioni di benessere che si devono a un popolo libero, emancipandolo dall’ignoranza e liberandolo dal bisogno, la scuola ottocentesca ripiega sulla filantropia e sull’obiettivo ben più limitato dell’inclusione.
Non si tratta più di rimuovere, attraverso l’istruzione, le condizioni della diseguaglianza, ma di fornire gli strumenti indispensabili per vivere nella condizione che la nascita ha assegnato a ognuno. Vediamo così Pestalozzi soccorrere gli orfani e i figli dei poveri per insegnare loro un lavoro con cui sfamarsi.
Ma dimmi tu! “Ma dimmi tu questi negri
che vengono a prendersi per disperazione
ciò che noi ci prendemmo con la violenza,
la spada e la croce santa,
lasciandoci dietro solo disperazione
Ma dimmi tu questi negri
che hanno cellulari e guardano le nostre donne,
mentre noi da sempre
ci fottiamo le loro
un tanto a botta nelle strade nere delle periferie,
e prendiamo il silicio dalle cave delle loro terre,
e come osano poi questi negri
avere desideri proprio uguali ai nostri
manco fossero umani
Esercitazione transdisciplinare su Platone e la percezione della realtà (tanto dal punto di vista psicologico che sociologico).
Rivedi Matrix, eventualmente rileggendo la sceneggiatura per riflettere sui passaggi più significativi, poi rispondi alle seguenti domande con un testo, una mappa con testi e immagini o una presentazione ppt.
1. Che cos’è Matrix? Analizza il brano seguente e spiegane il significato:
Matrix è ovunque. È intorno a noi. Anche adesso, nella stanza in cui siamo. È quello che vedi quando ti affacci alla finestra, o quando accendi il televisore. L’avverti quando vai al lavoro, quando vai in chiesa, quando paghi le tasse. È il mondo che ti è stato messo davanti agli occhi per nasconderti la verità.
NEO: Quale verità?
MORPHEUS: Che tu sei uno schiavo, Neo. Come tutti gli altri, sei nato in catene, sei nato in una prigione che non ha sbarre, che non ha mura, che non ha odore. Una prigione per la tua mente. Nessuno di noi è in grado, purtroppo, di descrivere Matrix agli altri. Dovrai scoprire con i tuoi occhi che cos’è.
2.Che cos’è la realtà?Rileggi la lezione di psicologia sulla percezione e rifletti sull’inadeguatezza dei sensi a garantirci la corrispondenza delle nostre sensazioni alla realtà, poi commenta il brano seguente:
Che vuol dire reale? Dammi una definizione di reale. Se ti riferisci a quello che percepiamo, a quello che possiamo odorare, toccare e vedere, quel reale sono semplici segnali elettrici interpretati dal cervello. Questo è il mondo che tu conosci. Il mondo com’era alla fine del Ventesimo secolo. E che ora esiste solo in quanto parte di una neuro-simulazione interattiva che noi chiamiamo Matrix. Sei vissuto in un mondo fittizio, Neo. Questo è il mondo che esiste oggi. Benvenuto nella tua desertica nuova realtà.
I testi di Matrix (1999), grande metafora cyberpunk della platonica lotta per la conoscenza e la liberazione.
La lettura prepara all’esercitazione transdisciplinare su Platone e la percezione della realtà (dal punto di vista psicologico e sociologico): Svegliati e segui il coniglio bianco, ragazzo … pensata come compito di realtà, per una terza liceo di Scienze umane.
CYPHER: Sì?
TRINITY: Tutto procede bene?
CYPHER: Non toccava a te darmi il cambio?
TRINITY: Lo so, ma non so stare senza fare niente.
CYPHER: Lui ti piace, ammettilo, ti piace osservarlo.
TRINITY: Non essere ridicolo.
CYPHER: Dovremo sacrificarlo.
TRINITY: Morpheus è convinto che sia l’eletto.
In questo articolo, dedicato alla memoria del 25 aprile, Roberto Scarpinato spiega le ragioni per cui un paese culturalmente arretrato come il nostro, si è dato una Costituzione tra le più avanzate al mondo:
[…] se si pone a confronto l’Italia disegnata dalla Costituzione con l’Italietta reale arretrata e provinciale del tempo (il 20 per cento di analfabeti contro l’1 per cento per cento di Germania e Inghilterra, il 3 per cento degli Stati Uniti, il 4 per cento della Francia),con l’Italia che sino a pochi anni prima aveva inneggiato in massa al Duce salvo poi scoprirsi afascista dopo il disastro bellico, si comprende come tra queste due entità vi fosse lo stesso abisso che esiste tra il dover essere e l’essere.La nostra Costituzione superò noi stessi e la nostra storia, fu un gettare il cuore oltre l’ostacolo, indicando un modello da raggiungere: la costruzione di uno Stato democratico di diritto che superava le possibilità etiche delle culture autoctone delle classi dirigenti e delle masse. Questa è la forza ma nello stesso tempo il peccato originale della Costituzione del 1948 e del suo ethos resistenziale: il peccato di non essere in alcune sue parti vitali e strategiche – a differenza delle Costituzioni statunitense e inglese – quella che gli inglesi chiamano la «legge della terra», cioè l’espressione formale della sostanza culturale di un popolo.
La lezione della storia dimostra come le minoranze progressiste in Italia abbiano sempre avuto vita difficile. Condannate nel corso dei secoli al rogo, al carcere, all’abiura, all’esilio e, nel migliore dei casi, al silenzio e all’irrilevanza sociale, hanno svolto un ruolo spesso determinante per l’evoluzione del paese, ma solo grazie a temporanee crisi di potere delle maggioranze e a contingenti circostanze favorevoli. Così è stato anche per la Resistenza, che ci ha lasciato una preziosissima eredità, la Costituzione, oggi più che mai sotto assedio. Tratto da MicroMega 3/2015 – “Ora e sempre Resistenza” – Almanacco di storia.
La storia ‘lunga’ che costruisce l’identità
L’identità di un popolo non si forma nella sua storia breve ma nel corso della sua storia lunga, allo stesso modo in cui l’identità di un individuo non si struttura negli ultimi anni della sua vita, ma si sedimenta nel corso della sua infanzia e della sua adolescenza, affondando segrete radici nella sua biografia transgenerazionale.
La Resistenza e la Costituzione fanno parte, a mio parere, della storia breve del paese, di una parentesi apertasi nel XX secolo a causa di fattori eccezionali, cessati i quali la storia lunga e con essa la «normalità italiana» hanno ripreso lentamente il sopravvento.
Il disertore, di Boris Vian, fu registrata il giorno dellasconfitta francese di Dien Bien Phu, il 7 maggio 1954.
Una guerra alla fine della quale si contarono cinquemila soldati francesi e ottomila vietnamiti morti in combattimento. I feriti furono il quadruplo [Ho aggiunto i sottotitoli in italiano al video della canzone].
Serge Reggiani (1922 – 2004)
La sua diffusione scatenò violente reazioni da parte delle autorità che ne impedirono la commercializzazione e la bandirono dalla radio (si veda la lettera aperta scritta da Vian al politico Paul Faber).
Significativo del clima di ostilità e censura che circondava la canzone è la modifica della strofa finale in senso pacifista:
“Prevenez vos gendarmes que je n’aurai pas d’armes et qu’ils pourront tirer” [avverta i suoi gendarmi che non avrò armi e che potranno tirare]. Nella versione originale della canzone, infatti, dopo «avverta i suoi gendarmi», il testo proseguiva con «Que je tiendrai une arme et que je sais tirer», vale a dire «che sarò armato e so tirare».
Nella memorabile interpretazione di Serge Reggiani la canzone è preceduta dal preludio Dormeur de valle, scritto da un sedicenne Arthur Rimbaud già in stato di grazia.
A partire da Rousseau, Pestalozzi, Fröbel e Maria Montessori, le scienze dell’educazione scoprono l’infanzia, riconoscendo i suoi caratteri specifici e abbandonando l’idea tradizionale del bambino come «adulto incompiuto». La loro nascita coincide con l’inizio dello studio dei dinamismi psico-evolutivi dell’infanzia, dai tempi, ai ritmi e agli stili d’apprendimento.
Nel testo seguente, una carrellata di visioni dell′infanzia, da quelle di Fröbel, Montessori e le Agazzi a Piaget, Vygotskij, Bruner, Gardner, ed altri.
Indice
1. Fröbel 2.Maria Montessori 3. Rosa e Carolina Agazzi 4. Lo sguardo psicopedagogico
4.1Il bambino cognitivo di Jean Piaget 4.2Il bambino sociale di Vygotskij 4.3 Il bambino costruzionista di Bruner 4.4Il bambino multimodale di Gardner 4.5Il bambino “ambiguo” di Freud 4.6Il bambino secondo la psicologia umanistica
5.Lo sguardo socio-pedagogico
5.1 Il bambino “socializzato”di Durkheim e Parsons 5.2 Il contributo dell’interazionismo simbolico: George Herbert Mead ed Herbert Blumer 5.3La sociologia fenomenologica: Alfred Schütz
1. Fröbel
Friedrich Fröbel (1782 – 1852)
Friedrich Fröbel è il fondatore della scuola dell’infanzia(kindergarten)moderna, un’istituzione educativa dedicata ai bambini in età prescolare con una struttura, delle finalità e una metodologia proprie. Fondamentali sono le sue riflessioni sul ruolo del gioco nello sviluppo psico-fisico infantile.
Fröbel è un pensatore importante perché comprende che l’infanzia ha bisogno di mezzi e spazi propri e che l’apprendimento della letto-scrittura non deve essere anticipato.
Lo sviluppo delle organizzazioni è il meccanismo principale in base al quale in una società altamente differenziata è possibile realizzare i propri progetti e raggiungere degli obiettivi che vanno al di là degli individui.
Talcott Parsons
Indice
1. Natura, finalità e sviluppo delle organizzazioni 2. La teoria classica dell’organizzazione
2.1Lo Scientific Management 2.2 La «scuola delle relazioni umane»
3.L’analisi weberiana e dei teorici del conflitto 4. L’organizzazione come sistema
1.Natura, finalità e sviluppo delle organizzazioni
Le organizzazioni sono entità strutturate che mobilitano individui, risorse e tecnologie al servizio di uno scopo perseguito razionalmente. Sono organizzazioni i partiti politici, le chiese, gli ospedali, le aziende, le cooperative e le associazioni del terzo settore ecc..
Sala d’aspetto di un ospedale
La moltiplicazione delle organizzazioni, legata alla razionalizzazione delle attività finalizzate al raggiungimento di scopi sociali, è un fenomeno tipico della modernizzazione.
Max Weber (1864-1920)
Weber lo chiamò burocratizzazione, guardando con angoscia alla spersonalizzazione e alla perdita d’anima della società moderna investita dai processi di razionalizzazione, nella quale ogni utilità umana viene ormai perseguita attraverso le procedure e la standardizzazione della «gabbia d’acciaio» del capitalismo.
La nascita dell’anima nella tradizione occidentale.
Indice
1. La nozione di anima è greca. La tradizione giudaico-cristiana non la conosce 2.La comparsa dell’anima con Platone 3. L’uomo nell’epoca tragica dei greci 4. L’oltrepassamento cristiano del tragico e la nascita dell’Occidente
1.La nozione di anima è greca. La tradizione giudaico-cristiana non la conosce
Purtroppo noi veniamo da una tradizione che ci ha abituato a pensare che siamo composti da anima e corpo e questa persuasione non ci ha ancora abbandonato. Vedremo il vantaggio di pensarci in questa maniera. Ma da dove viene questo dualismo, questo modo di pensarci così lacerato?
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