9 Febbraio, 2019

Francesco Fronterotta, Politica e utopia. La Repubblica di Platone nel XX secolo

by gabriella

Platone (427 – 447 a.C.)

Da più fronti, quello popperiano e la filosofia della differenza, per citarne solo alcuni, il 900 è stato fortemente critico verso il progetto platonico tratteggiato nella Repubblica.

I suoi difensori hanno invocato il carattere utopico della sua politica, pochi invece insistono sulla sua “normatività”. Tratto da Micromega.

La Repubblica di Platone non cessa di suscitare, fra i filosofi e i commentatori, un dibattito intenso e controverso, tanto dal punto di vista del progetto etico e politico che disegna, quanto sul piano delle implicazioni psicologiche, epistemologiche e ontologiche connesse alla definizione del sapere dei filosofi che, secondo Platone, devono essere collocati alla guida di tale progetto.

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9 Febbraio, 2019

10 febbraio, il giorno di quale ricordo?

by gabriella

Alcuni lavori storici e interviste sui fatti commemorati da quello che è stato istituito come “giorno del ricordo”, un ricordo sempre parziale e personale, più che una memoria fatta di ricostruzione e comprensione.

Il primo è una ricostruzione storica del prof. Raoul Pupo (Università di Trieste). A seguire la decostruzione delle falsificazioni del triestino Lorenzo Filipaz che affronta  ventiquattro concetti chiave del modo di raccontare le foibe e l’esodo giuliano-dalmata; l’altro, curato dal blog didattico avanguardiedellastoria, raccoglie documenti testuali e audiovisivi per una lezione sui fatti di guerra del confine orientale.

In coda due interviste a Boris Pahor e Claudia Cernigoi.

 

Indice

1. Lorenzo Filipaz, #Foibe o #esodo

1.1 Cosa si commemora veramente nel «Giorno del Ricordo»?
1.2 L’irredentismo non è forse solo un ideale o un’innocua nostalgia?
1.3 Perché la «Giornata della memoria» va bene e il «Giorno del ricordo» no?
1.4 Dovremmo ritornare a non parlarne, continuando il “silenzio assordante”?
1.5 E allora le foibe???
1.6 Ma… l’esodo non fu una fuga dalle foibe?
1.7 Cosa cambia tra “foibe istriane” e “foibe giuliane”?
1.8 Ma… non furono infoibati decine di migliaia di italiani?
1.9 Il numero è così importante?
1.10 Ma, aldilà del numero, in Istria non furono infoibati «solo perché italiani»?
1.11 Gli istriani italofoni erano dunque tutti fascisti?
1.12 E’ vero che furono epurati anche antifascisti italiani?
1.13 Che senso ha distinguere gli infoibati dai morti nei campi di prigionia jugoslavi?
1.14 Non fu espansionismo slavo? E l’annessione dell’Istria e la «corsa per Trieste» come si spiegano?
1.15 Ma il regime Jugoslavo non voleva «sbarazzarsi degli italiani»? L’ha ammesso anche Gilas!
1.16 Per quale ragione il regime jugoslavo avrebbe voluto trattenere gli italiani?
1.17 Ma l’Italia non aveva interesse a mantenere gli italiani nella Zona B?
1.18 E quanti furono gli esuli?
1.19 Perché si sente ripetere la cifra di 350.000?
1.20 Ma che siano stati 250.000 o 350.000 cosa cambia?
1.21
 Perché le associazioni degli esuli sarebbero così nazionaliste?
1.22 Quindi gli esuli furono obbligati ad essere nazionalisti?
1.23 Ma gli esuli esistono ancora? Quali e quanti soci ormai contano le loro associazioni?
1.24 Cosa leggere per capire l’esodo?

 

2. AVANGUARDIEDELLASTORIA, Il giorno di quale ricordo?

2.1 Una doverosa premessa
2.2 I materiali

 

3. Incontro con Boris Pahor

4. Intervista a Claudia Cernigoi, Foibe tra storia e mito

 

1. Lorenzo Filipaz, L’esodo istriano, le foibe

«Il vero guaio è che gli sciocchi la violentano, la vita, specie quella altrui, illusi di togliere la complicazione.»
Giulio Angioni, Gabbiani sul Carso

Febbraio: Come ogni anno mi preparo alla valanga di imposture che si accompagna al cosiddetto Giorno del Ricordo. Capi di stato, di governo e di partito di qualsivoglia colore faranno a gara a chi la spara più grossa o a chi intona più forte la solita solfa. Vediamo quest’anno a che altezza arriva l’asta degli infoibati, e se è un’annata buona possiamo contare su un bell’incidente diplomatico.

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8 Febbraio, 2019

Trasimaco, La giustizia è l’utile del più forte

by gabriella

Alle celebre affermazione del sofista secondo il quale la giustizia è la legge con la quale i forti impongono il loro vantaggio, Socrate obietta che la giustizia è piuttosto l’utile del più debole che uomini giusti sono disposti a perseguire.

Questi non cercano onori e fama, ma accettano di guidare lo stato «per non incorrere nel tremendo castigo di essere governati da chi è peggiore di loro».

La Repubblica di Platone nel bell’allestimento teatrale di Claudio Longhi messo in scena dalla Fondazione San Carlo di Modena il 7 e 9 febbraio 2014. Al minuto 22:15 lo scontro tra Socrate e Trasimaco davanti a Polemarco, l’ingenuo figlio del padrone di casa, Cefalo e l’affermazione del sofista, a conoscenza dei meccanismi del potere, che «la giustizia è l’utile del più forte».

Trasimaco: Credi davvero, Socrate, che i pastori mirino al bene delle pecore e dei buoi? Che li nutrano e li ingrassino e li curino per uno scopo diverso da quello dei padroni e del loro proprio? E allo stesso modo pensi che i governanti ignorino il loro profitto? La giustizia! La giustizia è un bene utile a chi è più forte e governa, ma è un danno per chi obbedisce e serve. I sudditi fanno il bene del padrone e lo rendono felice servendolo, ma non riusciranno mai a rendere felici loro stessi. La tirannide porta via i beni altrui, sacri, profani, pubblici, privati. A coloro che si macchiano di simili misfatti di solito si dà il nome di sacrileghi, di schiavisti, di rapinatori, di ladri … e invece quando uno, oltre che delle sostanze dei loro cittadini, si impadronisce anche delle loro persone e se ne serve come di schiavi facendosi tiranno, ecco che viene dato il nome di felice e beato, nonostante abbia realizzato l’ingiustizia assoluta. Ecco, l’ingiustizia è assai più degna di un uomo libero di quanto lo sia la giustizia.

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4 Febbraio, 2019

Massimo Gramellini, INVALSI 2018 Il bambino azienda

by gabriella

Sta passando il principio che la scuola serva soltanto a trovare un lavoro e non anche se stessi.

Condizionati dal Pensiero Unico Materialista, gli estensori dei questionari Invalsi hanno chiesto ai bambini della primaria:

«Pensando al tuo futuro, quanto pensi che siano vere queste frasi?».

Segue un elenco di traguardi esistenziali immaginati come eccitanti per dei bambini di dieci anni: avere abbastanza soldi, comperare ciò che si vuole, trovare un buon lavoro. Alle piccole cavie vengono concesse sei gradazioni possibili di risposta, da «per niente» a «totalmente».

Se avessi dieci anni, ma non è detto che non li abbia, risponderei: «per niente».

E, con un linguaggio appena un po’ più ingenuo di quello che userò, aggiungerei:

«Alla mia età rivendico il diritto di potere ancora sognare e di non associare la felicità al possesso di beni materiali. Il lavoro e i soldi sono importanti, specie se non li hai. Ma dalla scuola mi aspetto che insegni anche altro. Che mi dia gli strumenti culturali per vivere meglio, per cogliere la bellezza in un’opera d’arte, per ammirare un tramonto e non solo una vetrina.

Che, almeno alle elementari, mi spinga a fantasticare e a cercare dentro di me il talento unico e irripetibile che sicuramente posseggo, come tutti. Che non faccia di me solo un consumatore compulsivo e uno sbarratore di crocette nei questionari, ma un essere umano completo, capace di abitare la vita nella sua interezza o — come direste voi — totalmente».

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27 Gennaio, 2019

Giulio Cavalli, La memoria non si commemora, si esercita

by gabriella

Perché ogni tempo e ogni luogo ha le sue «vite indegne di essere vissute».

Esattamente dove sono le istruzioni per festeggiare una “giornata della memoria” come quella di questo 27 gennaio dell’anno 2019 facendo finta di niente? Ma davvero oggi risulta possibile citare Primo Levi fingendo di non sapere quanto sia tradito nelle chiacchiere da bar, tra i commenti che galleggiano nel web, nei giudizi immorali passati come scherno?

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25 Gennaio, 2019

Anna Meldolesi, Alla nascita siamo uguali (basta falsità)

by gabriella

Tratto dal Corriere della Sera del 25 gennaio 2019.

Lo sviluppo fisico e cognitivo segue un andamento condiviso e universale. Quindi neonati diversi tra loro cresceranno forti e intelligenti allo stesso modo. Non importa chi di loro vive in India, Kenya, o Brasile, Inghilterra o Italia.

Lo dimostrano i dari raccolti nell’arco di 7 anni dal progetto Intergrowth-21st in 5 Paesi e coordinati dall’Università di Oxford.

Date loro una mamma in buona salute, cibo nutriente, una casa pulita, affetto e attenzione. Neela, Aasir, Izabel, Isaac e Sofia cresceranno forti e intelligenti allo stesso modo. Non conta nulla che abbiano l’incarnato più o meno scuro. Non importa chi di loro vive in India, Kenya o Brasile, piuttosto che in Inghilterra o Italia. Le tappe della loro crescita saranno le stesse. Perché lo sviluppo fisico e cognitivo segue un andamento condiviso e universale. Lo dimostrano i dati raccolti nell’arco di 7 anni dal progetto Intergrowth-21st in 5 Paesi del mondo.

 

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20 Gennaio, 2019

Il brigantaggio

by gabriella

Didattica della rivolta postunitaria del Sud, del brigantaggio, di briganti e brigantesse.

Vi hanno briganti quando il popolo non li aiuta.
Quando si ruba per vivere e morire con la pancia piena.
e vi ha brigantaggio quando la causa del brigante e la causa del popolo
allorquando questo lo aiuta, gli assicura assalti, la ritirata, il furto e ne divide i guadagni.

Ora noi siamo nella condizione del brigantaggio.

Vincenzo Padula. Cronache del brigantaggio in Calabria, 1864-5

 

Indice

1. Sergio Pasquandrea, Il brigantaggio postunitario

1.1 Le cause
1.2 Chi erano
1.3 Chi li appoggiava
1.4 Cronologia
1.5 Dati
1.6 La repressione

1.6.1 La strage di Pontelandolfo a Casalduni
1.6.2 La legge Pica
1.6.3 L’eredità della Priora

1.7 Carmine Crocco

 

2. Filomena De Marco (Filomena Pennacchio)
3. Michelina De Cesare
4. Rocco Chirichigno (Il Coppolone)
5. Michele Pezza (Fra’ Diavolo)

 

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14 Gennaio, 2019

Tucidide, Il dialogo dei meli: dissoi logoi e diritto del più forte

by gabriella

Tucidide (460 – 395 a.C.)

Nel 416, l’isola di Melo, neutrale anche se amica di Sparta, rifiutò di entrare a far parte della lega ateniese. Dopo un lungo assedio, gli ateniesi passarono per le armi tutti gli adulti maschi caduti nelle loro mani e resero schiavi i fanciulli e le donne, concludendo la guerra con l’occupazione militare dell’isola.

L’episodio, minore per rilevanza militare, riveste evidentemente un significato particolare per l’ateniese Tucidide che riferisce il drammatico colloquio tra i meli e gli emissari ateniesi presentando temi e forma argomentativa propri della sofistica [La guerra del Peloponneso, V, 85-114].

Gli ateniesi presentano la situazione con brutale franchezza: Atene ha interesse a sottomettere Melo, non a distruggerla. E’ meglio perciò che ognuno valuti con realismo la circostanza, perché non si parla di giustizia in una condizione di radicale diseguaglianza dei rapporti di forza.

I meli accettano a malincuore di lasciare il discorso sulla giustizia e di portarsi sul piano dell’utilità e consigliano gli ateniesi di rispettare la loro neutralità perché, in caso contrario, provocherebbero la riprovazione di tutti i greci e la ritorsione di Sparta, ma l’argomento non convince gli emissari che vedono l’ipotesi proposta dai meli come un’ammissione di debolezza da parte di Atene.

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13 Gennaio, 2019

Umberto Eco, Perché la filosofia

by gabriella

Umberto Eco (1932 – 2016)

L’introduzione al manuale di filosofia per i Licei, Storia della Filosofia, curato da Umberto Eco e Riccardo Fedriga per Laterza.

 

 

Download (PDF, 2.25MB)

 

10 Gennaio, 2019

Pierre Hadot, Il domandare socratico

by gabriella

Tratto da Che cos’è la filosofia antica? Torino, Einaudi, 2010.

Quando Socrate pretende di non sapere che una cosa, ossia di non sapere nulla, è perché rifiuta l’idea tradizionale del sapere.

Il suo metodo filosofico non consisterà nel trasmettere un sapere, il che equivarrebbe al rispondere alle domande dei suoi discepoli ma, al contrario, nell’interrogare i suoi discepoli, dato che lui stesso non ha niente da dire, niente da insegnare riguardo al contenuto teorico del sapere […].

Download (PDF, 79KB)

Tuttavia, questa critica del sapere, apparentemente del tutto negativa, ha un doppio significato.

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