20 Gennaio, 2019

Il brigantaggio

by gabriella

Didattica della rivolta postunitaria del Sud, del brigantaggio, di briganti e brigantesse.

Vi hanno briganti quando il popolo non li aiuta.
Quando si ruba per vivere e morire con la pancia piena.
e vi ha brigantaggio quando la causa del brigante e la causa del popolo
allorquando questo lo aiuta, gli assicura assalti, la ritirata, il furto e ne divide i guadagni.

Ora noi siamo nella condizione del brigantaggio.

Vincenzo Padula. Cronache del brigantaggio in Calabria, 1864-5

 

Indice

1. Sergio Pasquandrea, Il brigantaggio postunitario

1.1 Le cause
1.2 Chi erano
1.3 Chi li appoggiava
1.4 Cronologia
1.5 Dati
1.6 La repressione

1.6.1 La strage di Pontelandolfo a Casalduni
1.6.2 La legge Pica
1.6.3 L’eredità della Priora

1.7 Carmine Crocco

 

2. Filomena De Marco (Filomena Pennacchio)
3. Michelina De Cesare
4. Rocco Chirichigno (Il Coppolone)
5. Michele Pezza (Fra’ Diavolo)

 

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14 Gennaio, 2019

Tucidide, Il dialogo dei meli: dissoi logoi e diritto del più forte

by gabriella

Tucidide (460 – 395 a.C.)

Nel 416, l’isola di Melo, neutrale anche se amica di Sparta, rifiutò di entrare a far parte della lega ateniese. Dopo un lungo assedio, gli ateniesi passarono per le armi tutti gli adulti maschi caduti nelle loro mani e resero schiavi i fanciulli e le donne, concludendo la guerra con l’occupazione militare dell’isola.

L’episodio, minore per rilevanza militare, riveste evidentemente un significato particolare per l’ateniese Tucidide che riferisce il drammatico colloquio tra i meli e gli emissari ateniesi presentando temi e forma argomentativa propri della sofistica [La guerra del Peloponneso, V, 85-114].

Gli ateniesi presentano la situazione con brutale franchezza: Atene ha interesse a sottomettere Melo, non a distruggerla. E’ meglio perciò che ognuno valuti con realismo la circostanza, perché non si parla di giustizia in una condizione di radicale diseguaglianza dei rapporti di forza.

I meli accettano a malincuore di lasciare il discorso sulla giustizia e di portarsi sul piano dell’utilità e consigliano gli ateniesi di rispettare la loro neutralità perché, in caso contrario, provocherebbero la riprovazione di tutti i greci e la ritorsione di Sparta, ma l’argomento non convince gli emissari che vedono l’ipotesi proposta dai meli come un’ammissione di debolezza da parte di Atene.

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13 Gennaio, 2019

Umberto Eco, Perché la filosofia

by gabriella

Umberto Eco (1932 – 2016)

L’introduzione al manuale di filosofia per i Licei, Storia della Filosofia, curato da Umberto Eco e Riccardo Fedriga per Laterza.

 

 

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10 Gennaio, 2019

Pierre Hadot, Il domandare socratico

by gabriella

Tratto da Che cos’è la filosofia antica? Torino, Einaudi, 2010.

Quando Socrate pretende di non sapere che una cosa, ossia di non sapere nulla, è perché rifiuta l’idea tradizionale del sapere.

Il suo metodo filosofico non consisterà nel trasmettere un sapere, il che equivarrebbe al rispondere alle domande dei suoi discepoli ma, al contrario, nell’interrogare i suoi discepoli, dato che lui stesso non ha niente da dire, niente da insegnare riguardo al contenuto teorico del sapere […].

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Tuttavia, questa critica del sapere, apparentemente del tutto negativa, ha un doppio significato.

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5 Gennaio, 2019

Platone, Eutifrone

by gabriella

L’Eutifrone è un dialogo aporetico (senza soluzione) dedicato al tema della pietà (dell’esser pii).

Il protagonista è un religioso che spicca per ottusità e dogmatismo, espressione vivente di quella mediocrità pericolosa con cui Socrate sta per confrontarsi in tribunale.

I due si incontrano in piazza, davanti al palazzo dell’arconte al quale entrambi chiedono udienza poiché stanno per agire in giudizio o, nel caso di Socrate, per subirlo.

Eutifrone muove, infatti, causa a suo padre che ha lasciato morire in cella un omicida mentre mandava a chiedere agli interpreti della legge cosa dovesse farne. Le circostanze fortuite della morte dell’uomo, che escludono la volontarietà dell’azione paterna, evidenziano il dogmatismo del sacerdote che pretende di conoscere cosa sia pio e cosa empio senza riuscire però a definirli.

Eutifrone sostiene, infatti, che santo è ciò che lui stesso sta facendo, cioè trascinare in giudizio un omicida benché sia suo padre. Socrate lo spinge allora a dichiarare se santo sia ciò che è amato dagli dèi o se, viceversa, proprio perché santo sia amato, con una discussione che si snoda per più ipotesi concludendosi senza risultati.

Per realizzare l’ipertesto in cui al termine dell’introduzione si aprono i tre tentativi di risposta di Eutifrone, ho utilizzato la traduzione di Gigante-Valgimigli della classica edizione Laterza (la più bella, a mio avviso), alleggerendola delle espressioni più antiquate per renderla accessibile ai miei studenti.
Eutifrone

4 Gennaio, 2019

Andrea Camilleri, Il filosofo e il tiranno

by gabriella
1GR-13-E2-B (192086) 'Dion führt Platon bei Dionys ein' Platon; griech. Philosoph; Athen 427 v.Chr. - ebd. 347 v.Chr. - 'Dion führt Platon bei Dionys ein'. - (Um 390 v.Chr.; Platon am Hofe des Tyrannen Dionysius in Syrakus). Holzstich, unbez., spätere Kolorierung. Aus: Hermann Göll, Die Weisen und Ge- lehrten des Alterthums, Leipzig (Otto Spamer) 1876, S.89. Berlin, Slg.Archiv f.Kunst & Geschichte. E: 'Dion presents Plato to Dionysius' Plato; Greek philosopher; Athens 427 BC - ibid. 347 BC. - 'Dion presents Plato to Dionysius'. - (c.390 BC; Plato at the court of the tyrant Dionysius in Syrakus). Wood engraving, unsigned, later colouring. From: Hermann Göll, Die Weisen und Ge- lehrten des Alterthums, Leipzig (Otto Spamer) 1876, p.89. Coll. Archiv f.Kunst & Geschichte.

Otto Spamer, Dione presenta Platone a Dioniso, 1876

In questo racconto relativo all’incontro di Platone con il tiranno di Siracusa [Micromega 4, 1999 – pp. 17-33], Camilleri dichiara di essersi basato su due documenti sconosciuti: una lettera di Dione a Crisippo di Mitilene nella quale minutamente racconta come riuscì a far invitare a cena Platone dal tiranno e un testo che Cratilo di Megara asserisce essere una fedele trascrizione del dialogo notturno tra i due.

Aveva piovuto per due giorni e due notti di fila, ma la mattinata del terzo giorno, fin dalle prime luci dell’alba, si era annunziata come una generosa riparazione. Al sole era bastata appena un’oretta per asciugare case, palazzi, templi e strade.

A malgrado del calore umidizzo provocato dall’evaporazione, dintra di sé Dione sentiva tanticchia di freddo. La sera avanti, a casa sua, si era presentato il cerimoniere di corte.

«Dionigi domattina vuole vederti. Prima che puoi».

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Dionigi, tiranno di Siracusa, era suo cognato. C’era stato un tempo nel quale i loro rapporti erano improntati a reciproca cortesia, dovuta soprattutto al legame di parentela. Non ad amicizia, ch’era parola del tutto sconosciuta a Dionigi. Poi però il tiranno si era fatto persuaso (o l’avevano fatto persuadere) che Dione sparlasse di lui e dell’uso che faceva del potere per ottenere il consenso della gente mosso da malcelate ambizioni politiche. E i loro rapporti, di colpo, erano diventati gelidi e formali.

Dione perciò aveva motivo di sentirsi inquieto per quella convocazione che non arrivava del tutto inaspettata. Anzi, essa segnava un punto a favore di un piano accuratamente preparato. La sensazione di freddo diventò più forte quando finalmente giunse a Palazzo. Era una costruzione grandiosa dovuta ad orecchio_dionisioEripilo, il migliore architetto della Sicilia e della Magna Grecia. Sorgeva in cima allo stesso colle nelle cui pendici era stato ricavato il Teatro.

Anzi si diceva che l’orecchio di Dionigi, la grande fenditura nella roccia, la latomìa nella quale il tiranno teneva i prigionieri, terminasse in un sotterraneo del palazzo e precisamente in una cameretta nella quale Dionigi poteva ascoltare, in virtù delle straordinarie proprietà acustiche del luogo, tutto ciò che i suoi nemici in cattività dicevano di lui.

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1 Gennaio, 2019

Platone, Apologia di Socrate

by gabriella

socrateIl testo dell’Apologia, basato sulle edizioni curate da Patrizio Sanasi per Ousia.it e di Gabriele Giannantoni [Platone, Opere complete, Bari-Roma, Laterza, 1982].

Vedi anche Giampaolo Terravecchia, Socrate e l’Aikido verbale dell’Apologia, dicembre 2015

 

Parte Prima. La difesa di Socrate

I – Ufficio dell’oratore è dire la verità

[17] Io non so proprio, o Ateniesi, quale effetto abbiano prodotto su di voi i miei accusatori. Quanto a me, mentre li ascoltavo, divenivo quasi dimentico di me stesso: tale era il fascino della loro eloquenza! Eppure, se debbo proprio dirlo, non una parola di verità era in loro. Ma, tra tutte le loro menzogne, quella che mi ha maggiormente colpito è  questa: essi dissero che dovevate stare bene in guardia per non lasciarvi trarre in inganno da me, essendo io un astuto parlatore. E questa mi è parsa la loro maggiore impudenza, in quanto si sono esposti con vergogna a farsi immediatamente smentire, giacchè vi mostrerò con i fatti come io non sia quell’ “astuto parlatore” che dicono. A meno che essi non intendano per “astuto parlatore” chi dice la verità; in tal caso concedo loro di essere un “oratore”, ma non certo alla loro maniera.

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27 Dicembre, 2018

Cathy O’Neill, Armi di distruzione matematica

by gabriella

La recensione di Rosario Paone su Laletteraturaenoi del libro della studiosa americana, tradotto da Bompiani nel 2018 [di cui Google Books offre un’ampia porzione]

La tesi di ‘ONeill non è nuova, ma l’autorevolezza della fonte e la chiara indicazione che la costruzione di Big data dell’educazione e l’uso inconsapevole dei metodi quantitativi in ambito scolastico siano vere e proprie armi di distruzione matematica ne fanno una lettura indispensabile per gli insegnanti e per tutti quelli che si servono dei dati sulla scuola.

Indice e immagini sono mie.

 

1. Un linguaggio costruttivo dalle potenzialità infinite
2. Scuole e Università in classifica
3. La minaccia delle armi di distruzione matematica

3.1 Tre domande

3.1.1 Chi fa ricorso allo strumento matematico ha chiaro il metodo usato per modellizzarlo?
3.1.2
Il modello va contro l’interesse del soggetto? Potrebbe modellizzarlo?
3.1.3 Il sistema può scalare?

Cathy O’Neill

La matematica è il più potente strumento di cui l’uomo disponga. Per quanti non sono matematici di professione essa è un ricordo scolastico o un utile strumento per i calcoli della vita quotidiana. Ma l’idea più corrente su di essa è che “non è un’opinione”. Per distruggere quest’ultima convinzione è utile la lettura di Cathy O’Neill Armi di distruzione matematica (Bompiani, 2018).

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23 Dicembre, 2018

Dendrostyla, il primo fiore è sbocciato nel Giurassico

by gabriella

Dendrostyla

Il mondo giurassico ha forse conosciuto i primi fiori. Tratto da Repubblica.it.

Anche i dinosauri vissuti nel primo Giurassico hanno potuto vedere i fiori sbocciare. La prova del fiore più antico della storia, il Nanjinganthus dendrostyla, è in un fossile trovato nella regione cinese del Nanjing, a ovest di Shanghai. Fino ad ora i resti più antichi di una pianta con infiorescenza, dette angiosperme, era datata 130 milioni di anni fa, nel Cretaceo.

Perfino i modelli di simulazione virtuale stimavano che i fiori sulla terra fossero comparsi non prima di 140 milioni di anni fa. Adesso questa nuova scoperta, pubblicata su eLife, porta molto più indietro l’arrivo dei primi petali.

“I ricercatori non sapevano dove e come si fossero sviluppati i primi fiori. Sembrava quasi che fossero semplicemente spuntati dal nulla durante il Cretaceo- afferma Qiang Fu, autore dello studio e professore all’Istituto di geologia e paleontologia del Nanjing – studiare i fossili dei fiori, specialmente quelli risalenti a periodi geologici molto lontani, è l’unico modo per risolvere questo interrogativo”.

Le prime angiosperme

Per riuscire a individuare il fiore, Fu e i suoi colleghi hanno esaminato oltre 30 campioni di rocce contenenti tracce di 200 piante diverse. Tutti i campioni provenienti dalla regione del Nanjing contenevano tracce fossili risalenti al Giurassico. Tra questi, i ricercatori hanno potuto individuare molte tracce del fiore.

Dall’analisi dei resti si deduce che il fiore aveva petali incurvati a forma di cucchiaio, simili a quelli di un fiore di magnolia, disposti intorno a un corpo centrale. Una delle caratteristiche distintive delle angiosperme, sono gli ovuli completamente racchiusi, gli antenati dei semi, che appaiono prima dell’impollinazione.

La Dendrostyla appartiene senza dubbio a questa categoria, affermano i ricercatori. Il fiore ha infatti una struttura a coppa in grado di accogliere e conservare ovuli e semi.

Il fiore di 99 milioni di anni: è ancora perfetto, incastonato nell’ambra

Alcuni dei ricercatori coinvolti avevano preso parte anche a uno studio che ha riguardato un altro esemplare di fiore, di almeno 160 milioni di anni fa, anche se la datazione è rimasta controversa.

I ricercatori sperano che la scoperta della dendrostyla possa fare luce sull’evoluzione dei fiori. Ancora non è chiaro se questo esemplare sia uno degli “antenati” che ha dato poi origine a specie di fiori successive, o se invece la sua linea genetica si è persa senza tramandare il proprio patrimonio.

“L’origine delle angiosperme è sempre stato un grattacapo per molti botanici. – ha dichiarato Xin Wang, ricercatore all’Istituto di geologia del Nanjing – La nostra scoperta è stata un grande passo avanti per la botanica è aiuterà a comprendere meglio le origini delle angiosperme. In questo modo, forse un giorno saremo in grado di sviluppare tecniche che ci permetteranno di prenderci cura in modo più efficace delle risorse vegetali del nostro pianeta”.

22 Dicembre, 2018

Alessio Figalli, IL fascino della matematica

by gabriella

Autografi e pioggia di selfie. Per una volta il destinatario delle richieste di un gruppo di giovani adolescenti non è stata una popstar o un vip della tv, ma il vincitore dell’ultima medaglia Fields, l’analogo del premio Nobel in campo matematico. Si tratta del professor Alessio Figalli, romano classe 1984 tornato nel suo quartiere di origine, l’Eur, per incontrare gli studenti delle superiori della zona interessati a provare a seguirne le orme.

“Della matematica mi affascina la sua struttura esatta dove tutti i pezzi si mettono insieme e tutto è certo, uno più uno fa sempre due”,

racconta il professore. Per Figalli però la matematica non è solo astrazione.

“Cos’è una foto? Milioni di pixel colorati ognuno in maniera diversa. In termini matematici è un oggetto composto da milioni di dimensioni, una per ogni pixel. Assegnando un numero a ciascuna dimensione, il nostro cellulare ci permette di potercele scambiare tra di noi”,

spiega. Tutto rose e fiori, insomma?

“Assolutamente no, la matematica è anche frustrazione – risponde Figalli agli studenti -. Per ogni idea buona ce ne sono venti e forse più che non funzionano. L’importante è non prenderla sul personale perché anche i fallimenti hanno moltissimo da insegnare”.

Tratto da https://video.repubblica.it.


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