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Gabriella
Attacco informatico
Gianni Rodari
L’infanzia come possibilità e alternativa al mondo adulto, lo sberleffo popolare e la critica sociale in Gianni Rodari di cui oggi ricorre il 29 anniversario della morte.
Indice
1. Una scuola grande come il mondo
1.1 RadioRai3, Sognando in grande
1.2 C’era due volte Gianni Rodari
2. Boero, DeLuca,Gianni Rodari
2.1 La lingua di Gianni Rodari
1. Una scuola grande come il mondo
C’è una scuola grande come il mondo.
Ci insegnano maestri e professori,
avvocati, muratori,
televisori, giornali,
cartelli stradali,
il sole, i temporali, le stelle.
Ci sono lezioni facili
e lezioni difficili,
brutte, belle e così così…
Si impara a parlare, a giocare,
a dormire, a svegliarsi,
a voler bene e perfino
ad arrabbiarsi.read more »
La performance di Marina Abramovic
In una sua performance l’artista Marina Abramovic ha voluto mostrare il potere del contesto su spiriti impreparati alla riflessione e alla comprensione degli eventi, confermando i risultati dei celebri esperimenti di psicologia sociale di Zimbardo, Milgram, Sherif ed altri.
In una delle sue opere è rimasta immobile per 6 ore e ha chiarito che non si sarebbe mossa a prescindere da ciò che le sarebbe stato fatto.
Su un tavolo ha messo 72 oggetti, alcuni erano di piacere, altri di distruzione, fiori, piume, profumi, un coltello, un’arma da fuoco carica. Ha invitato le persone a usare gli oggetti che volevano nel modo che preferivano.
“Inizialmente erano pacifici e timidi, ma rapidamente è iniziata un’escalation di violenza. Quello che ho imparato è che se lasci la decisione al pubblico, possono ucciderti. Mi sono sentita davvero violentata, mi hanno tagliato i vestiti, mi hanno piantato spine di rosa nello stomaco, uno mi ha messo la pistola alla testa, un altro l’ha portata via. Hanno creato un’atmosfera di aggressività. Dopo 6 ore mi sono alzata e ho iniziato a camminare tra il pubblico. La gente se ne andava, non riuscivano a guardarmi in faccia. Scappavano al confronto”.
Quest’opera rivela qualcosa di terribile dell’umanità, simile a quanto dimostrato dall’esperimento di obbedienza all’autorità di Stanley Milgram. Dimostrano quanto velocemente una persona possa farti del male in circostanze favorevoli.
Dimostra quanto sia facile disumanizzare una persona che non combatte, che non si difende.
Dimostra che se viene fornito lo scenario adatto, la maggior parte delle persone, apparentemente normali, non avrà coscienza della crudeltà perpetrata dagli altri, che a loro volta sembrano normali.
April 19, 2015 Keukenhof, Netherlands
Il primo giorno dello scambio culturale dell’anno scorso con il Liceo Marianum di Groenlo (NL), dove stiamo per tornare. Il giardino dei tulipani più celebre e grande del mondo, fa tornare alla mente il commercio dei bulbi in cui gli olandesi si impegnarono fin dal ‘600, inventando le vendite allo scoperto (short selling), i futures, la speculazione. La “bolla dei tulipani” fu il primo caso di crack finanziario della storia.
Tra il 1636 e il 1637, nel Secolo d’Oro olandese, la crescita della domanda dei pregiati bulbi di tulipano (divenuto uno status symbol della classe media), l’impennata del loro prezzo (un singolo bulbo giunse a costare un migliaio di fiorini, il reddito medio di un anno in Olanda) e la speculazione (si vedevano bulbi anche fuori delle borse merci, sell-over-the counter, nelle locande e negli ostelli), generarono una bolla finanziaria causata dall’allontanamento del prezzo di mercato dei bulbi dalle condizioni di mercato.
Un’asta di bulbi andata deserta (febbraio 1637), scatenò così il primo caso di panico da vendite della storia e il catastrofico crollo del valore del tulipano che travolse l’economia e migliaia di famiglie in Olanda e in tutta Europa.
Alessandro Volpi, L’Erasmus della classe disagiata
La scuola di adattamento al disadattamento in cui consiste l’Erasmus nell’efficace racconto di Alessandro Volpi per Senso Comune.
Come molti giovani europei anche io sono partito per uno scambio Erasmus: dopo quasi tre mesi mi concedo qualche riflessione che vuole essere il più generale possibile, in cui i soggetti che compaiono sono – citando Marx – delle semplici “maschere di rapporti sociali”, per cui non se ne abbia a male nessuno, visto che lo stesso scrivente è ben dentro quei processi che cerca di descrivere.
Il diagramma linguistico della maturità dell’Io
Le parole, quelle che usiamo tutti i giorni e che poco hanno che vedere col nostro curriculum scolastico, sono un po’ come dei marcatori, indicatori del nostro livello di Ego, cioè dello stadio di sviluppo o maturazione della personalità degli individui in termini cognitivi, di pensiero, sociali e morali.
Questa è la conclusione, sebbene semplificata, di una ricerca sul linguaggio parlato realizzata da psicologi Usa e pubblicata su Nature Human Behavior.
1. Il livello dell’ego e le parole
Kant, l’educazione come umanizzazione
Le dispense utilizzate da Kant nel suo insegnamento quasi decennale di pedagogia all’Università di Könisberg, furono pubblicate un anno prima della sua morte a cura dell’allievo Friedrich Theodor Rink.
Il fatto che Kant non si sia preso cura di pubblicarle durante la sua attività, potrebbe indurci a credere che la riflessione sull’educazione abbia un ruolo marginale nella sua opera. Ma, l’intero suo pensiero filosofico, al contrario, può essere considerato l’indicazione di un percorso di autoeducazione della ragione.
Indice
1. L’autoeducazione della ragione nell’opera di Kant
1.1 Libertà e natura umana
1.2 L’autonomia della ragione nel sapere aude
2. L’educazione come umanizzazione
2.1 La formazione della personalità: dall’anomia all’autonomia
2.2 L’anomia nel bambino e il disciplinamento
2.3 L’eteronomia nel fanciullo e l’interiorizzazione della norma
2.4 La conquista dell’autonomia
3. L’etica kantiana nella filosofia contemporanea
3.1 Dall’interiorizzazione di un modello condiviso alla scoperta della morale universale
3.2 Dalla natura, comunità o Dio alla morale razionale
1. L’autoeducazione della ragione nell’opera di Kant
La ragione si sottomette solo ed esclusivamente alla legge che essa stessa si dà.
[Pensare, significa quindi] cercare in se stessi [non nell’io, ma nella ragione, NDR.] la pietra ultima di paragone della verità.
Non bisogna insegnare pensieri, ma insegnare a pensare.
Che cosa significa orientarsi nel pensare?, 1786
Nel suo complesso, l’opera kantiana può essere considerata un percorso di autoeducazione della ragione.
Nella Critica della ragion pura (1781), infatti, la ragione si rivolge a se stessa per garantirsi della possibilità di conoscere e sapere entro quali limiti [vedi il tribunale della ragione pura (4)], ma può farlo solo dopo aver rinunciato alle proprie illusioni, cioè dopo aver chiarito a se stessa il funzionamento delle proprie facoltà e la natura delle proprie eccessive pretese [vedi la Dialettica trascendentale (10)].
Guglielmo Forges Davanzati, L’economia è una scienza esatta?
Un utile articolo sul presente dell’economia e sull’elisione dell’aggettivo «politica» che negli ultimi trent’anni ha trasferito ideologicamente questo sapere dal campo delle scienze umane a quello delle scienze esatte. Tratto da Micromega.it.
In un recente articolo sul blog lavoce.info, il prof. Guido Tabellini, ex Rettore dell’Università Bocconi, propone un’entusiastica recensione di un libro di due autori francesi – Pierre Cahuc e André Zylbrerger, un vero best seller – sul c.d. “negazionismo economico”. La tesi di fondo è che
la conoscenza economica ha ora solide basi empiriche e le sue prescrizioni sono diventate più affidabili” e ciò nonostante “questi progressi sono spesso ignorati al di fuori della disciplina, con la conseguenza che il dibattito di politica economica è di frequente viziato da pregiudizi ideologici.
È evidente il presupposto dal quale Cahuc, Zylberger e e il prof. Tabellini partono: l’Economia è una scienza esatta, esiste un’unica ‘verità in Economia alla quale si arriva mediante un processo di continua e progressiva eliminazione di errori, l’Economia è una scienza sperimentale il cui statuto metodologico è (o deve tendere a) quello delle scienze della natura.
Non è una tesi nuova e le obiezioni rivolte a questo modo di concepire l’Economia sono state e sono molteplici.
La tattica del genio distratto
Dalla distrazione arrogante all’incompetenza strategica all’egocentrismo contemporaneo: l’evoluzione dello stereotipo del genio distratto nello spassoso reportage del filosofo canadese Joseph Heath. Tratto da Internazionale del 3 aprile 2018.
“Lavoro con molti esempi dello stereotipo del professore distratto”,
scriveva tempo fa il filosofo di Toronto Joseph Heath sul blog canadese In due course. Un ex collega, ricordava,
“un venerdì sera mi ha chiamato per chiedermi perché non ero ancora a casa sua. Sua moglie gli aveva affidato il compito di fare gli inviti per la cena, lui se n’era dimenticato e poi si era dimenticato di essersene dimenticato”.
Gli accademici tra i miei lettori capiranno sicuramente di che cosa sto parlando, ma anche tutti gli altri, perché è uno stereotipo che risale a migliaia di anni fa: si racconta che l’astronomo dell’antica Grecia Talete, un giorno cadde in un pozzo perché camminava guardando le stelle. Quelli che hanno sempre la testa tra le nuvole dovrebbero tenerlo presente, ma anche quelli che camminano mentre mandano messaggi dal telefono.
A rendere particolarmente fastidiosa questo tipo di smemoratezza è che non dovrebbe neanche darci fastidio: il professore distratto può non presentarsi a un appuntamento o dimenticare che vi deve dei soldi, ma il mondo
“la trova una cosa adorabile e forse anche un segno di genialità”.
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Gianfranco Marini, Le fallacie argomentative: comprendere e riconoscere i ragionamenti non validi
Esaminando il sito argomentare.it, e la raccolta di fallacie del progetto Linux Nizkor.org, tradotto da Matteo dell’Amico, Gianfranco Marini ha raccolto e organizzato un materiale completo e interessante sulle fallacie argomentative, difetti strutturali del ragionamento capaci di ingannare, inducendo false conclusioni.
Si tratta, come osserva il curatore, di un buon contributo alla diffusione del pensiero critico e argomentativo e una interessante risorsa didattica per l’educazione al ragionamento.
Indice
1. L’età della post-verità
1.1 Non solo fake news ma anche fake argument
2. L’argomentazione e le fallacie argomentative
2.1 I 41 tipi di fallacie
3. Una classificazione delle fallacie
4. Uno schema di classificazione delle fallacie
1. L’età della post verità
Molti ritengono che l’attuale ecosistema dell’informazione sia strutturalmente contraddistinto dal fenomeno della post-verità che consiste in un modo di rapportarsi alle informazioni e notizie senza che venga presa in considerazione la loro verità o falsità; queste sarebbero percepite su basi emotive – acritiche, senza porsi il problema della loro attendibilità e oggettività.
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