3 Marzo, 2018

Zeev Sternhell, Israele, fascismo in crescita e razzismo come il nazismo degli esordi

by gabriella

La denuncia dello storico israeliano Zeev Sternhell del clima politico-culturale attuale in Israele pubblicata su Haaretz e in traduzione italiana da Micromega.

Spesso mi chiedo come, tra 50 o 100 anni, uno storico interpreterà la nostra epoca. Quand’è – si chiederà – che la popolazione in Israele ha iniziato a realizzare che lo Stato, nato dalla guerra d’indipendenza, sulle rovine dell’ebraismo europeo, e pagato col sangue dei combattenti, alcuni dei quali erano sopravvissuti all’Olocausto, si è trasformato in una tale mostruosità per i suoi abitanti non ebrei? Quand’è che alcuni israeliani hanno capito che la loro crudeltà e la capacità di prevaricazione sugli altri, palestinesi o africani, ha iniziato a erodere la legittimità morale della loro esistenza come entità sovrana?

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1 Marzo, 2018

Gregory Bateson, Verso un’ecologia della mente

by gabriella

Gregory Bateson (1904 – 1980)

Che cosa intendi per «Ecologia della Mente»?

Beh…più o meno sono le cose di vario tipo che accadono nella nostra testa e nel nostro comportamento… e quando abbiamo a che fare con altre persone… e quando andiamo su e giù per le montagne…. e quando ci ammaliamo e poi stiamo di nuovo bene… Tutte queste cose si interconnettono e, di fatto, costituiscono una rete che, in un linguaggio orientale, si potrebbe chiamare Mandala. Io mi sento più a mio agio con la parola Ecologia, ma sono idee che hanno molto in comune.

Alla radice vi è la nozione che le idee sono interdipendenti, interagiscono, che le idee vivono e muoiono. Le idee che muoiono, muoiono perché non si armonizzano con le altre. E’ una sorta di intrico complicato, vivo, che lotta e che collabora, simile a quello che si trova nelle boschi di montagna, composto dagli alberi, dalle varie piante e dagli animali che vivono lì – un’ecologia , appunto. All’interno di questa ecologia vi sono temi importanti di ogni genere che si possono enucleare e su cui si può riflettere separatamente. Naturalmente si fa sempre violenza al sistema nel suo complesso se si pensa alle sue parti separatamente; ma se vogliamo pensare dobbiamo fare così, perché pensare a tutto contemporaneamente è troppo difficile. G. Bateson, Verso un’ecologia della mente, Steps to an Ecology of Mind, 1972].

20 Febbraio, 2018

Pierre Clastres, La questione del potere nelle società primitive

by gabriella
Pierre Clastres e la giovane Guayaki Raipurangi

Pierre Clastres e la giovane Guayaki Raipurangi

Da dove viene il potere politico, il comando dell’uomo sull’uomo? Queste le domande al centro del breve, illuminante, saggio La question du pouvoir dans le société primitives (1976) di Pierre Clastres [1934-1977], disponibile in traduzione italiana ne L’anarchia selvaggia. Le società senza stato, senza fede, senza legge, senza re, Milano, Elèuthera, 2013, pp. 25-31.

Clastres osserva che l’etnologia occidentale ha sofferto di un etnocentrismo che le ha impedito di prendere sul serio le forme politiche delle società tradizionali, nelle quali l’assenza di stato è stata interpretata come segno di immaturità e incompletezza. Analoga sorte è stata riservata alle forme economiche, considerate espressione di un’economia di sussistenza, sinonimo di arretratezza e sottosviluppo.

La cultura occidentale pensa infatti il potere in termini di relazioni gerarchiche e autoritative di comando e obbedienza, dimensione assente in società non coercitive e prive di stato come quelle tradizionali. Ne segue che le cosiddette società primitive sarebbero incapaci di esprimere relazioni di potere, di darsi organizzazione politica: sarebbero cioè allo stato presociale o di natura. Clastres nota invece che il potere politico è diretta emanazione del fatto sociale, quindi universale, ma si realizza nella doppia modalità coercitiva e non coercitiva, così che la prima non esprime l’essenza del potere politico, ma semplicemente un suo caso particolare [Copernic et le sauvages, (1969) poi in La société contre l’Etat, 1974].

Nelle società «senza stato, il cui corpo non possiede organi separati di potere», cioè in cui «il potere non è separato dalla società», i capi, i Big Man, non hanno alcun potere sulla tribu: come osservarono i conquistatori europei del XVI secolo, si trattava di selvaggi «senza fede, senza legge, senza re».

[l’uomo moderno] ha barattato una parte della sua possibilità di felicità per un po’ di sicurezza.

Sigmund Freud, Il disagio della civiltà

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19 Febbraio, 2018

Alberto Magnani, Le inutili lauree umanistiche danno sempre più lavoro

by gabriella

L’occupabilità, il reddito e la soddisfazione dei laureati nelle humanities, secondo il report dell’American academy of arts and sciences. Pubblicato da IlSole24Ore del 16 febbraio 2018.

Trovano lavoro, guadagnano tanto da «permettersi tutto quello che vogliono», soffrono di tassi di disoccupazione simili a quello degli altri dipartimenti. I luoghi comuni sui laureati in discipline umanistiche, diffusi anche al di fuori dell’Italia, rischiano di essere contraddetti dalla loro stessa argomentazione: le prospettive economiche.

Mentre a Milano i licei classici sono assediati da un numero di iscrizioni superiori alle proprie disponibilità, negli Stati Uniti un report dell’American academy of arts and sciences rivela che gli studi nelle «arti liberali» garantiscono margini di entrate e soddisfazione in linea agli altri corsi di studio.

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19 Febbraio, 2018

Alessandro Massone, Il paradosso della tolleranza

by gabriella

Suprematisti bianchi

Due testi sull’intolleranza verso gli intolleranti. Un articolo sul paradosso della tolleranza che, come quello del mentitore, deve escludere l’universalità per poter valere [tratto da TheSubmarine] e il discorso di Sandro Pertini a Genova nel 1960 contro la libertà di manifestazione dei neofascisti, riproposto da Christian Raimo su Minima et Moralia. 

 

Alessandro Massone, Il paradosso della tolleranza

“La tolleranza illimitata porta alla scomparsa della tolleranza.” Ma allora come si fa a non diventare una società intollerante?

Dopo i fatti di Charlottesville l’opinione pubblica statunitense ha riscoperto l’antifascismo. È un momento importante, drammatico quanto storico — se c’è un popolo oggi al mondo che oltre a eleggere Donald Trump può anche cacciarlo, è quello statunitense.

Nel contesto contemporaneo della realtà dell’informazione, però, ogni operazione di lotta contro neo–nazisti e “suprematisti bianchi” non può che essere operata attivamente con limitazioni della loro presunta libertà di parola.

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19 Febbraio, 2018

Paolo Fabbri, Umberto Eco maestro del sospetto

by gabriella

Umberto Eco (1932 – 2016)

Uno stralcio dell’introduzione a Cosi parlò Umberto Eco [raccolta di articoli e interviste di prossima pubblicazione in traduzione araba per Dar El Farabi] in cui Fabbri presenta la semiotica di Eco come una disciplina del sospetto e una pratica di indagine poliziesca alla ricerca dei moventi della falsificazione. due anni dalla morte del semiologo. L’intera introduzione è accessibile su Doppiozero.

La reputazione di Eco, il tratto pertinente della sua figura intellettuale, resta tuttavia quello di Semiologo, analista di linguaggi e decifratore di segni. A dispetto d’una certa crisi disciplinare, era la semiotica, l’ardua disciplina – come recitavano i suoi elogi funebri – di cui era il semioforo e di cui credeva ottimo lo spread, cioè la differenza di rendimento con altre discipline umanistiche.

Per Eco, è quasi superfluo ricordarlo, il segno è vettore e attrattore di comunicazione – per Agostino di Ippona era “qualcosa che fa venire nella testa degli altri quello che c’era nella mia”.

Il tratto più rilevante però e il più produttivo nel pensiero dell’autore di Semiotica e filosofia del linguaggio (1984) e del Numero zero (2015) – è che il

“segno è fatto per mentire”.

La semiotica echiana è una disciplina illuminista, che guarda al Vero dal punto di vista del Falso e del Segreto, della Menzogna e del Complotto. Il Segreto, tanto più potente quanto è più vuoto, e soprattutto il Falso – epistemico, politico, religioso ecc. – che sarebbe un motore della storia, teatro di illusioni. Per questo Eco sostiene che nella sua immensa biblioteca non c’erano autori come Freud e Darwin, ma tanti inventori di pseudo semiotiche, testi occultisti e alchimisti in attesa di nuova lettura, di cui era un noto ed erudito collezionista. La sua semiotica è disciplina del sospetto continuo e dell’indagine poliziesca acutamente argomentata.

Una procedura conflittuale, una guerra in cui i segni falsi simulano quelli veri e quelli veri fingono di essere falsi; le prove sono sempre riprovevoli e inquinate, le affermazioni smentite da smentire; anche i silenzi la dicono lunga. I ferri del mestiere di chi investiga i nessi narrativi della causalità sono la paranoia privata e i Complotti collettivi. Seguendo K. Popper, Eco ha mostrato e illustrato che la pretesa spiegazione di un fenomeno sociale consiste nella scoperta di uomini o gruppi interessati al verificarsi di un dato fenomeno (un interesse nascosto che va prima rivelato) e che hanno progettato e congiurato per promuoverlo.

Le pretese cospirazioni delle società segrete e le loro fantasiose gerarchie hanno ispirato a Eco gli intrecci di romanzi come Il cimitero di Praga (2010), che illustra gli infami “Protocolli di Sion”, redatti dalla polizia segreta russa agli inizi del Novecento. Seppur smascherato fin dagli anni ’20, questo falso rapporto di un progetto ebraico per il controllo planetario è ancora creduto e diffuso. Eco ne trae l’ovvia conclusione che la causa, se non la ragione, non è l’accidia cognitiva o la stupidità dei riceventi, ma la tattica di interessi riconoscibili e tuttora in gioco.

18 Febbraio, 2018

Il nuovo senso comune fascista e razzista

by gabriella

Ciò che più colpisce nei fatti di Macerata, non è soltanto il ritorno di un fascismo per strada con le armi in pugno (e qui poco importa che si tratti delle mani di un disadattato), ma il senso comune razzista che rivela: dalla solidarietà al feritore alla brava gente che non chiama l’ambulanza per soccorrere un innocente ragazzo nero che trascina una gamba.

L’ironia di Celestini, l’analisi di Portelli su Il Manifesto del 6 febbraio 2018, Aperta la diga dell’antifascismo dilaga l’odio razziale.

 

Alessandro Portelli, Aperta la diga dell’antifascismo, dilaga l’odio razziale

Lo scrittore afroamericano Richard Wright descrive nella sua autobiografia il clima di terrore che incombeva sulle comunità nere nel Sud della segregazione. Erano tempi, scrive, in cui un crimine commesso da un nero diventava un crimine commesso dai neri; e la conseguenza era la punizione collettiva, il massacro ritualizzato che abbiamo imparato a chiamare linciaggio.

Per molto tempo abbiamo creduto che queste cose fossero un tardo residuo di barbarie da superare con il progresso e la civiltà; quello che è successo nel 2018 nella civilissima città di Macerata conferma che il razzismo non è un residuo che ci lasceremo alle spalle ma un mostro che più credi di averlo ammazzato e più risorge, più orrendo di prima.

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15 Febbraio, 2018

Babak Habibifar, Il pesce ed io

by gabriella

Il commovente cortometraggio del registra iraniano Habibifar, qui anche attore protagonista, sull’importanza della vita degli altri.

15 Febbraio, 2018

Daniela Lucangeli, Cervello e mente

by gabriella

12 Febbraio, 2018

Creare una videolezione con Adobe Spark

by gabriella

Un videotutorial sulla funzione video di Adobe Spark creato per una giornata di formazione per docenti.

Intervento

– Perché integrare la videolezione nella didattica
– Come funziona la web app Adobe Spark

Laboratorio

– Condivisione del videotutorial e dei materiali per la realizzazione dei video (un frammento video di 30″ e un file MP3 da usare come colonna sonora) via NetSupportSchool
– Realizzazione di un video contenente una copertina con titolo e sottotitolo, un frammento video, un’immagine con didascalia e un’immagine con testo a lato, utilizzando i materiali già a disposizione o scaricandoli ed elaborandoli direttamente.



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