10 Luglio, 2024

La parola ci fa uguali 3. Analfabetismo strumentale, funzionale e di ritorno

by gabriella
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Tullio De Mauro (1932 – 2017)

Terza lezione di sociolinguistica dedicata al rapporto tra pensiero e linguaggio e, specificamente, alla comprensione del rapporto tra pensiero e linguaggio, tra condizione sociale e competenze cognitivo/espressive.

In questa parte si affrontano l’analfabetismo strumentale, funzionale e di ritorno attraverso gli studi di Tullio De Mauro e si cerca di dare risposta alle domande: quanti sono gli italiani che non comprendono le istruzioni di un foglio illustrativo? di un semplice nesso di causalità, oppure il lessico tecnico degli economisti e dei meteorologi e i termini in inglese dell’informazione quotidiana dal Fiscal Compact alla Spending Review?

La prima lezione è stata dedicata ai problemi dell’unificazione linguistica italiana e ai maestri degli esclusi, da don Milani a Bruno Ciari a don Sardelli. La seconda, invece, al contributo dei sociolinguisti anglosassoni Basil Bernstein e William Labov.

 

Indice

1. La camera ardente di De Mauro e l’attacco alla scuola

2. L’analfabetismo strumentale e la battaglia per l’alfabetizzazione in Italia
3. L’analfabetismo funzionale

3.1 Gli studi di Tullio De Mauro sull’analfabetismo

4. L’analfabetismo di ritorno

4.1 Paolo Di Stefano, Se sette italiani su dieci non capiscono la lingua

 

1. La camera ardente di De Mauro e l’attacco alla scuola

Quelle diseguaglianze [sociali] danno luogo a diseguaglianze di trattamento che producono risultati diseguali, da cui nascono diseguali capacità di orientarsi nei percorsi scolastici, che danno luogo a una molto diversa qualità dei titoli ottenuti, da cui infine si determinano diseguali possibilità di inserimento nel lavoro e nella vita sociale.

Tullio De Mauro, Internazionale, 1176, 21 ottobre 2016

Nel giorno della camera ardente di Tullio De Mauro [il 6 gennaio scorso], la ministra Fedeli ha esteso la sperimentazione della secondaria breve ad altre quaranta scuole, facendo toccare il numero di 100 agli istituti che diplomano gli studenti con un anno di anticipo.

Non è chiaro se l’iniziativa, intrapresa dai precedenti governi, abbia altro obiettivo oltre quello di togliere altre risorse alla formazione e far passare più rapidamente i nostri diciottenni dalla condizione di studente a quella di disoccupato, sottooccupato o universitario in difficoltà.

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6 Luglio, 2024

Dalla pedagogia antica alla pedagogia moderna

by gabriella

Dalla fondazione greca della filosofia dell’educazione ai nuovi fini della pedagogia moderna: una lezione introduttiva agli aspetti chiave della transizione.

Il mondo antico scopre che l’eccellenza umana (areté) non è iscritta nel sangue nobile (aristoi) ma può essere allevata con l’educazione. Sono i sofisti a formare i cittadini non nobili che ambiscono al protagonismo politico nell’Atene del V secolo.

Due millenni dopo, il cristianesimo protestante estende a tutti gli uomini il diritto all’educazione come via a Dio attraverso la lettura delle Sacre Scritture. Comincia così la modernità pedagogica che inizia con Lutero la grande impresa dell’alfabetizzazione popolare e culmina con la rivendicazione illuminista che

«la scuola deve al popolo un’istruzione pubblica come mezzo per rendere effettiva l’eguaglianza dei diritti» [Condorcet, Cinq mémoire sur l’instruction publique, 1791].

Dopo la fiammata rivoluzionaria, la pedagogia ottocentesca ripiega sulla filantropia sostituendo l’obiettivo dell’inclusione sociale e dell’avviamento al lavoro dei poveri al protagonismo attivo del popolo.

Indice

1. La paideia: virtù e cittadinanza

1.1 La virtù
1.2 Il sapere e l’educabilità dell’eccellenza umana
1.3 Sapere e cittadinanza
1.4 L’eccellenza umana non è un fatto di natura, ma di cultura
1.5 L’umanità è una possibilità universale concessa (solo) all’uomo libero

 

2. Il ruolo del cristianesimo nella genesi della modernità

2.1 L’educazione universale dei protestanti
2.2 L’alfabetizzazione popolare

 

3. Dalla pedagogia emancipativa alla filantropia compassionevole

 

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5 Luglio, 2024

Dall’ideale emancipativo dei Lumi alla pedagogia filantropica dei romantici

by gabriella

L’abbandono dell’ideale emancipativo di Condorcet e l’affermazione della filantropia compassionevole dei romantici, da Herder ad Herbart.

Indice

1. Herder e la formazione umanistica
2. Pestalozzi e l’educazione popolare

2.1 Neuhof: istruzione, lavoro e riscatto sociale
2.2 L’esperienza di Stans: istruzione, lavoro ed educazione integrale
2.3 L’elaborazione della didattica a Burgdorf e Yverdon

 

3. Fröbel

3.1 La filosofia frobeliana dell’educazione
3.2 La prima infanzia: il momento dell’espressività ludico-estetica
3.3 La seconda infanzia: il momento dell’apprendimento

 

4. Herbart e la pedagogia come scienza

 

 

1. Herder, la formazione umanistica

Johann Gottfried Herder (1744 – 1803)

La pedagogia di Johann Gottfried Herder media temi illuministici con quelli preromantici e si sviluppa essenzialmente come una critica del sistema tradizionale – che considera intellettualistico e pedante, al quale il filosofo oppone la riscoperta della cultura umanistica e, rousseauianamente, della dimensione emotiva dell’individuo.

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30 Giugno, 2024

Nietzsche, Morale dei signori e morale da schiavi

by gabriella

NietzscheL’aforisma 260 di Al di là del bene e del male.

260. Vagabondando tra le molte morali, più raffinate e più rozze, che hanno dominato fino a oggi o dominano ancora sulla terra, ho rinvenuto certi tratti caratteristici, periodicamente ricorrenti e collegati tra loro: cosicché mi si sono finalmente rivelati due tipi fondamentali e ne è balzata fuori una radicale differenza.

Esiste una “morale dei signori” e una “morale degli schiavi” – mi affretto ad aggiungere che in tutte le civiltà superiori e più ibride risultano evidenti anche tentativi di mediazione tra queste due morali e, ancor più frequentemente, la confusione dell’una nell’altra, nonché un fraintendimento reciproco, anzi talora il loro aspro confronto persino nello stesso uomo, dentro “la stessa” anima. Le differenziazioni morali di valore sono sorte o in mezzo a una stirpe dominante, che con un senso di benessere acquistava coscienza della propria distinzione da quella dominata – oppure in mezzo ai dominati, gli schiavi e i subordinati di ogni grado. Nel primo caso, quando sono i dominatori a determinare la nozione di «buono», sono gli stati di elevazione e di fierezza dell’anima che vengono avvertiti come il tratto distintivo e qualificante della gerarchia.

L’uomo nobile separa da sé quegli individui nei quali si esprime il contrario di tali stati d’elevazione e di fierezza – egli li disprezza. Si noti subito che in questo primo tipo di morale il contrasto «buono» e «cattivo» ha lo stesso significato di «nobile» e «ignobile» – il contrasto di «buono» e «”malvagio”» ha un’altra origine. E’ disprezzato il vile, il pauroso, il meschino, colui che pensa alla sua angusta utilità; similmente lo sfiduciato, col suo sguardo servile, colui che si rende abbietto, la specie canina di uomini che si lascia maltrattare, l’elemosinante adulatore e soprattutto il mentitore – è una convinzione basilare di tutti gli aristocratici che il popolino sia mendace. «Noi veraci» – così i nobili chiamavano se stessi nell’antica Grecia – un fatto palmare che le designazioni morali di valore sono state ovunque primieramente attribuite a “uomini” e soltanto in via derivata e successiva ad “azioni”: per cui è un grave errore che gli storici della morale prendano come punto di partenza problemi quali «perché è stata lodata l’azione pietosa?». L’uomo di specie nobile sente “se stesso” come determinante il valore, non ha bisogno di riscuotere approvazione, il suo giudizio è «quel che è dannoso a me, è dannoso in se stesso», conosce se stesso come quel che unicamente conferisce dignità alle cose, egli è “creatore di valori”.

Onorano tutto quanto sanno appartenere a sé: una siffatta morale è autoglorificazione. Sta in primo piano il senso della pienezza, della potenza che vuole straripare, la felicità della massima tensione, la coscienza di una ricchezza che vorrebbe donare e largire – anche l’uomo nobile presta soccorso allo sventurato, ma non, o quasi non, per pietà, bensì piuttosto per un impulso generato dalla sovrabbondanza di potenza. L’uomo nobile onora in se stesso il possente, nonché colui che sa parlare e tacere, che esercita con diletto severità e durezza contro se medesimo e nutre venerazione per tutto quanto è severo e duro. «Un duro cuore Wotan mi ha posto nel petto» – si dice in un’antica saga scandinava: in questo modo l’anima di un superbo vichingo ha trovato la sua esatta espressione poetica. Un simile tipo di uomini va appunto superbo di “non” essere fatto per la pietà: per cui l’eroe della saga aggiunge, in tono d’ammonizione, «chi non ha da giovane un duro cuore, non lo avrà mai». Nobili e prodi che pensano in questo modo sono quanto mai lontani da quella morale che vede precisamente nella pietà o nell’agire altruistico o nel “desintéressement” l’elemento proprio di ciò che è morale; la fede in se stessi, l’orgoglio di sé, una radicale inimicizia e ironia verso il «disinteresse», sono compresi nella morale aristocratica, esattamente allo stesso modo con cui competono a essa un lieve disprezzo e un senso di riserbo di fronte ai sentimenti di simpatia e al «calore del cuore».

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30 Giugno, 2024

Gregory Bateson, La mappa non è il territorio

by gabriella

 

La mappa non è il territorio: da Korzybski all'esperimento di Lyle Brenner, Derek Koehler e Amos Tversky – Alma Venus

La frase “la mappa non è il territorio” viene usata per indicare la differenza tra la rappresentazione e la realtà.

Alfred Korzybski (1879 – 1950)

L’espressione si deve inizialmente ad Alfred Korzybski che intendeva sottolineare la differenza tra un oggetto e la rappresentazione dell’oggetto, tra una realtà e la rappresentazione di quella realtà, perché era convinto che molte persone faticassero a distinguere le due cose.

Gregory Bateson(1904-1980)

A questa espressione Korzybski ne aggiungeva un’altra, “la parola non è la cosa”, che spiega ancora meglio quali siano le conseguenze del farsi carico di questa comprensione.

La mappa e la parola hanno strutture simili rispetto al territorio e alla cosa, ma non esauriscono quel che rappresentano.

L’insegnamento più difficile e importante di questa comprensione riguarda la sostanziale impossibilità di conoscere pienamente qualsiasi territorio: accecati da mappe incrociate che ci sottopongono miriadi di dati, siamo convinti che questo garantisca la conoscibilità totale del territorio.

Ma una rappresentazione dettagliatissima della realtà non potrà mai essere la realtà: ogni realtà aumentata a ben vedere sarà sempre una diminuzione di realtà. Ne coprirà fisicamente delle parti sovrapponendo immagini o scritte e ne indirizzerà semplicemente la fruizione verso la selezione di quelle aree che altri utenti hanno preferito o messo in evidenza.

Scriveva Gregory Bateson che il territorio non può mai essere colto nella sua interezza e che approssimare troppo la mappa al territorio – aumentando la definizione della mappa – è solo un modo per complicare le cose: le mappe (e le parole, piccole cartine geografiche della nostra psiche) servono per muoversi nel reale, ma se sono troppo vaste diventano ingombranti e pericolose.

Paul Valery ne Il nostro destino e le lettere espresse così questa tesi:

«Tutto quel che è semplice è falso. Tutto ciò che è complesso è inutilizzabile».

Il potere magico della filosofia consiste proprio nell’alimentare la voglia e la capacità di decifrare l’incommensurabile ordine della realtà.

 

Rieborato a fini didattici da Tlon.

 

24 Giugno, 2024

The Economist, Tecnologia e occupazione. Bussano all’ufficio proprio accanto al tuo

by gabriella

Un interessante articolo dell’Economist, Technology and Jobs: Coming to an office near you [traduzione mia], analizza la nuova ondata di distruzione tecnologica dell’occupazione appena iniziata. Il settimanale evidenzia come il 47% degli impieghi oggi esistenti sia suscettibile di automatizzazione nei prossimi vent’anni e come anche le iniziative economiche di successo siano oggi a bassa intensità di lavoro ed alta specializzazione (ad es.: Istagram, 30 milioni di utenti, 13 impiegati, un milione di dollari di profitto).

L’articolo snocciola dati drammatici e dipinge un futuro prossimo socialmente insostenibile, nonostante mantenga uno sguardo fiducioso sulla distruzione creatrice dell’attuale fase economica. Il testo si conclude con la considerazione che l’unica leva in mano ai governi per sostenere le proprie popolazioni è di innalzare la qualità della scuola e cercare di fornire strumenti di crescita intellettuale e sviluppo della creatività ai giovani. Il nostro paese ha invece imboccato la strada opposta.

L’innovazione, il volano del progresso, ha sempre fatto perdere alla gente il proprio lavoro. Durante la rivoluzione industriale, gli artigiani vennero infatti spazzati via dal telaio meccanico. Durante gli ultimi trent’anni, la rivoluzione digitale ha smantellato molti dei lavori specializzati che hanno caratterizzato la classe media del XX secolo. Dattilografi, impiegati di banca, impiegati nei servizi e insieme a loro molti lavori produttivi sono stati accantonati così come era accaduto agli artigiani. Per quelli che, anche nel nostro settimanale, credono che il progresso tecnologico abbia reso il mondo un posto migliore in cui vivere, una simile perdita è parte di una crescente prosperità.

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24 Giugno, 2024

Maria Montessori

by gabriella
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Maria Montessori (1870 – 1952)

Il profilo di una donna di scienza in un mondo maschile e di una grande innovatrice della pedagogia novecentesca.

Indice

1. Una donna tra gli uomini
2. Dalla psicologia misuratrice alla pedagogia
3. Una scuola nuova come condizione della pedagogia scientifica
4. La concezione educativa

4.1 Il nuovo profilo psicologico dell’infanzia liberata
4.2 Il bambino «spezzato» e il processo di normalizzazione
4.3 Lo sviluppo fisico e psicologico dell’«embrione spirituale»

                     4.3.1  Dalla mente assorbente alla mente cosciente

5. Il metodo

5.1 La «casa»
5.2 Il materiale didattico
5.3 La maestra «umile»

 

1. Una donna tra gli uomini

La biografia di Maria Montessori è quella di una precorritrice delle scelte di emancipazione e affermazione femminile.

Nata a Chiaravalle (AN) nel 1870 coltiva interessi scientifici e si iscrive, con un certo scalpore, alla Facoltà di Medicina dell’Università di Roma, dove si laurea nel 1896, divenendo la prima e unica italiana ad esercitare la professione medica. L’anno dopo diviene assistente alla Clinica psichiatrica della stessa università.

Sempre nel 1896 rappresenta l’Italia al Congresso del movimento femminista, che si tiene a Berlino, intervenendo sul tema dei diritti politici e sociali delle donne.

L’anno successivo prende parte al Congresso nazionale di medicina, che si tiene a Torino, approfittandone per richiamare l’attenzione sull’assistenza dovuta ai bambini anormali.

Nel 1898 partecipa al primo Congresso pedagogico italiano, dove espone i risultati del suo lavoro presso la Clinica psichiatrica romana. La sua tesi, sostenuta con forza e confortata dai dati sperimentali del suo lavoro, è che il soggetto anormale richiede un intervento che sia prevalentemente educativo e non medico, tale da perseguire come scopo non solo la «cura» e l’«assistenza», ma la modificazione complessiva della sua personalità.

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24 Giugno, 2024

Vygotskij vs Piaget

by gabriella

 Un veloce confronto tra le due opposte visioni dello sviluppo infantile che affondano in due concezioni profondamente diverse dell’uomo e del suo rapporto col mondo.

Indice

1. Jean Piaget

1.1 L’intelligenza come processo attivo di adattamento
1.2 Il processo cognitivo
1.3 Lo sviluppo stadiale dell’intelligenza
1.4 Le implicazioni pedagogiche

 

2. Lev Vygotskij

2.1 La critica all’egocentrismo infantile di Piaget
2.2 Il linguaggio come prodotto sociale e base dell’intelligenza.
2.3 L’origine sociale dei processi psichici superiori
2.4 L’educazione e la zona di sviluppo prossimale

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24 Giugno, 2024

Ovide Decroly

by gabriella

Ovide Decroly (1871 – 1932)

La teoria e il metodo di uno dei pionieri delle Scuole nuove e dei maggiori innovatori del novecento pedagogico.

 

Indice

1. Dalla pedagogia positivistica a quella sperimentale

1.1 Il ruolo della psicologia sperimentale
1.2 La nascita della pedagogia sperimentale

 

2. Il ruolo di Decroly del dibattito pedagogico novecentesco

2.1 L’insofferenza per la scuola tradizionale e l’interesse per i ragazzi «irregolari»

2.1.1 La fondazione de l’École de l’Hermitage

 

3. Il rinnovamento scolastico

3.1 L’interesse e l’unitarietà dell’esperienza scolastica
3.2 Il metodo Decroly

3.2.1 I problemi della scuola tradizionale
3.2.2 Il piano delle idee associate
3.2.3 La funzione di globalizzazione

 

1. Dalla pedagogia positivistica a quella sperimentale

l’intelligenza è un mezzo di adattamento, gli interessi sono l’equivalente dei bisogni

Decroly è uno dei protagonisti del passaggio da una pedagogia ancora classica, costruita sula base di riflessioni teoretiche, a una pedagogia scientifica intrecciata con la psicologia, la medicina e la biologia e messa alla prova della ricerca sperimentale.

Il filo conduttore di questo passaggio è la ricerca di un’educazione basata su interessi spontanei dei ragazzi legata a stimoli adeguati al ritmo del loro sviluppo psico-biologico.

È evidente l’influenza dell’evoluzionismo che in questo contesto, spiega l’intelligenza come uno strumento adattivo di sopravvivenza [vedi L’intelligenza come problem solving] e gli interessi dell’individuo come l’equivalente dei bisogni nell’adattamento di un organismo biologico al suo ambiente.

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18 Giugno, 2024

Il tema di scienze umane. Vademecum per la seconda prova

by gabriella

 

LA LETTURA DELLA PROVA

Il giovedì d’esame, la traccia della seconda prova viene inviata dagli uffici del Ministero alle segreterie delle scuole, stampata e consegnata alla vostra Commissione.

Il Presidente la legge e il commissario che la correggerà alcune indicazioni per lo svolgimento: annotatevele e cominciate a riflettere su questo primo inquadramento del problema che vi è stato assegnato.

 

 

DOPO LA LETTURA DELLA TRACCIA 

1. Leggere attentamente il testo della prova, cercando di situare l’argomento e l’autore e ricordando le indicazioni del docente che ve l’ha letto.

2. Consultare il dizionario per capire termini chiave del cui significato non si è certi o per controllare se il significato che si ha in mente è corretto.

3. Riflettere dieci minuti su ciò che si ha da dire sull’argomento. Valutare spassionatamente le affermazioni che si pensa di fare, scartando luoghi comuni e considerazioni troppo ovvie.

4. Stendere uno schema dello svolgimento con la seguente struttura:

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

oppure, se in questa fase non vi riesce di indicare l’ordine con cui si vogliono affrontare gli argomenti, con questa:

 

 

 

 

5. Non impiegare più di mezz’ora per queste operazioni preliminari.

 

COSTRUZIONE DEL TESTO

E STRATEGIE PER UN TEMA APPREZZATO DALLA COMMISSIONE

 

1. Fare una piccola ricognizione del problema o una semplice parafrasi del testo presentato dalla traccia d’esame.

Esempio: “Il passo proposto sul tema del disadattamento minorile, evidenzia come non sia sufficiente indicare in alcuni fattori sociali le cause del disagio di bambini e adolescenti, ma sia necessario trovare rimedi efficaci, anche attraverso l’istituzione scolastica”.

Introdurre in questo modo, aumenta il vostro punteggio perché permette al professore che corregge la vostra prova di valutare l'”adeguata comprensione del testo”

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