Marx stava più in alto, vedeva più lontano, aveva una visione più larga e più rapida di tutti noialtri. Marx era un genio, noi tutt’al più dei talenti.
All’età di 65 anni muore Karl Marx. È un giovedì e siamo nel 1883. Tre giorni dopo viene sepolto a Londra nel cimitero di Highgate, in quella parte destinata agli indigenti e a fianco della tomba della moglie Jenny von Westphalen, morta 14 mesi prima.
Friedrich Engels con queste parole apre e chiude il discorso di commiato:
Il 14 marzo, alle due e quarantacinque, ha cessato di pensare la più grande mente dell’epoca nostra. L’avevamo lasciato solo da appena due minuti e al nostro ritorno l’abbiamo trovato tranquillamente addormentato nella sua poltrona, ma addormentato per sempre… Il suo nome vivrà nei secoli e così la sua opera.
Quattro studi sull’intelligenza, quello di Lurija con i contadini uzbeki e kirghisi e di Tim Bearsley sul classico della teoria biologica dell’intelligenza di Herrnstein e Murray, The Bell Curve(1994) e due articoli sul programma americano Head Start.
Indice
1.Alexander Lurija, Studi sull’intelligenza con i contadini dell’Uzbekistan e della Kirghisia 2. Tim Beardsley, The Bell Curve e il ruolo dell’educazione nello sviluppo dell’intelligenza 3.Arthur Whimbey, L.S. Whimbey, Le terapie cognitive 4.Jerome Bruner, Successi e insuccessi del programma Head Start
1. Alexander Lurija, Studi sull’intelligenza con i contadini dell’Uzbekistan e della Kirghisia
Fondatore, con Lev Vygotzskij, della scuola storico-culturale, Alexander Lurija sostenne che i sistemi funzionali (l’intelligenza, il linguaggio, la memoria ecc.) non sono espressione di una organizzazione geneticamente prederminata, ma si sviluppano nell’ontogenesi sotto la pressione dell’ambiente e hanno natura storica, in quanto realizzati in un determinato momento della storia umana.
Platone e l’Accademia rappresentano per il pensiero filosofico qualcosa di più della fondazione di un atteggiamento di ricerca o di una scuola filosofica. Sono, in realtà, la più profonda ricognizione dei problemi della vita umana, individuale e collettiva, mai tentata nel mondo antico e forse nella storia occidentale.
In otto lezioni [e dodici videolezioni] tentiamo di presentare questa immensa elaborazione culturale e l’itinerario filosofico di un autore segnato in gioventù dalla morte ingiusta del maestro, la cui vita successiva è stata dedicata alla costruzione delle condizioni di una città giusta, i cui cittadini fossero liberi ed uguali [la versione stampabile della lezione è in coda al testo].
L’intera storia della filosofia non è che note a margine al pensiero di Platone.
3.1.1 È possibile insegnare la virtù politica (arete) come si insegna una conoscenza qualsiasi (techne)? 3.1.2La risposta di Protagora: Prometeo ed Epimeteo 3.1.3 La virtù è unica o molteplice?
4.1.1 Il filo narrativo 4.1.2 L’ipotesi sofista di Teeteto: la conoscenza viene dalla sensazione 4.1.3 La conoscenza è la capacità di cogliere ciò che «è lo stesso in tutti i casi» 4.1.4 La verità non è una cosa, ma un compito
La teoria della conoscenza e la filosofia politica del fondatore del pensiero liberale.
Indice
1. Il problema della conoscenza tra 600 e 700
1.1 Il razionalismo 1.2L’empirismo e la critica dell’innatismo 1.3 Il problema della conoscenza per Locke 1.4La critica all’innatismo e la teoria delle idee 1.5 La critica della metafisica e dell’idea di sostanza 1.6 L’analisi del linguaggio e la concezione della conoscenza
2. Il pensiero politico
2.1 I Due Trattati sul governo civile: lo stato di natura e la fondazione della proprietà privata
2.1.1 L’importanza del pensiero politico lockeano 2.1.2 I due Trattatisul governo 2.1.3 La confutazione delle tesi di Filmer 2.1.4Lo stato di natura e la fondazione del diritto di proprietà 2.1.5 La spinta naturale all’autoconservazione 2.1.6 La derivazione della proprietà dal lavoro 2.1.7 Le due fasi dello stato di natura e la legittimazione del possesso privato
2.2 Locke teorico dello stato liberale
2.2.1 Socievolezza e insocievolezza secondo Locke 2.2.2 La divisione dei poteri dello Stato 2.2.3 I poteri illegittimi e il diritto alla rivoluzione
1. Il problema della conoscenza tra 600 e 700
Niente è nell’intelletto che non fu già nei sensi.
Tommaso d’Aquino
Il problema del valore della conoscenza, cioè della corrispondenza delle nostre rappresentazioni con la realtà esterna, è il problema specifico della filosofia moderna da Cartesio a Kant.
Tra il seicento e il settecento la questione decisiva diventa la determinazione di quanto, nel processo conoscitivo, derivi dall’esperienza e quanto dall’attività dell’intelletto.
Razionalismo ed empirismo possono essere considerate, al riguardo, le due grandi modalità attraverso cui la filosofia tenta di risolvere la discussione circa l’origine, i limiti e la validità della conoscenza.
Testo della lezione sull’evoluzione della nostra specie, elaborato sulla base delle lezioni di Telmo Pievani dell’Universitù di Padova.
Indice
1. La filogenesi della specie Sapiens del genereHomo 2. La Rift Valley 3. Il genere Homo 4.Out of Africa
4.1 L’Out of Africa di Homo Ergaster e le sue filiazioni orientali di Homo georgicus e Homo Erectus 4.2L’Out of Africa di Homo Heidelbergensis 4.3 Gli Out of Africa di Homo Sapiens
6.L’evoluzione del cervello umano
6.1 Conclusioni: encefalizzazione, linguaggio e cultura negli ominidi
6.2 Cavalli Sforza, Evoluzione culturale ed evoluzione biologica
Banalizzazione e ignoranza sono, secondo lo Spiegel, i due ingredienti della rimozione collettiva dei crimini fascisti e del conseguente culto di Mussolini.
L’articolo seguente, tradotto da italiadallestero.info, fa luce sull’incredibile persistenza delle falsità sul fascismo davanti a un popolo, quello tedesco, che a differenza del nostro non ha mancato di fare i conti con la storia. In coda l’elenco delle bufale fasciste, la storia di Faccetta nera, il campo di concentramento di Arbe.
Ci sono infiniti mondi, dunque l’universo è senza centro, senza gerarchia. Le gerarchie terrene che si pretendono specchio delle celesti sono dunque senza fondamento.
L’uomo non è il fine del creato, non essendo diverso dagli altri viventi, se non per la mano e per la sua libertà.
Le ragioni del rogo del17 febbraio 1600, 424 anni fa.
L’8 Febbraio 1600, dinanzi ai Cardinali inquisitori ed ai consultori Benedetto Mandina, Francesco Pietrasanta e Pietro Millini, Giordano Bruno fu costretto ad ascoltare in ginocchio la sentenza di condanna a morte. Alzatosi, indirizzò agli inquisitori l’ultima ammonizione:
Maiore forsan cum timore sententiam in me fertis quam ego accipiam [Forse tremate più voi nel pronunciare questa sentenza che io nell’ascoltarla].
Dopo aver rifiutato i conforti religiosi e il Crocefisso, il 17 Febbraio, con la lingua in giova – inchiodata ad una tavoletta di legno – perché non potesse accusare i suoi carnefici, fu condotto in Campo de’ Fiori, denudato, legato a un palo e arso vivo; le sue ceneri gettate nel Tevere.
Desideriamo la verità e non troviamo in noi se non l’incertezza. Cerchiamo la felicità e non troviamo se non miseria e morte. Siamo incapaci di non aspirare alla verità e alla felicità e siamo incapaci di certezza e felicità. Noi vaghiamo in un vasto mare, sospinti da un estremo all’altro, sempre incerti e fluttuanti. Ogni termine al quale pensiamo di fissarci e di ormeggiarci vacilla e ci lascia; e se lo seguiamo, ci si sottrae, scorre via e fugge in un’eterna fuga. Nulla si ferma per noi. E’ questo lo stato che ci è naturale e che, tuttavia, è più lontano dalle nostre inclinazioni. Noi bruciamo dal desiderio di trovare un assetto stabile e un’ultima base sicura per edificarci una torre che si innalzi all’infinito; ma ogni nostro fondamento scricchiola, e la terra si apre fino agli abissi.
Pensieri, 72
Indice
1. La polemica anticartesiana 2. La critica del principio d’autorità 3. Il sospetto verso lo «spirito di sistema» 4.Il divertissement, lo spirito religioso, la difesa del giansenismo 5. I Pensieri
5.1 La condizione umana 5.2Contro il moralismo 5.3Il pari, la scommessa sull’esistenza di Dio
Blaise Pascal è, dopo Cartesio, il più originale pensatore francese del Seicento.
La vastità dei suoi interessi lo portò a contribuire giovanissimo alla geometria (appena sedicenne scrive il Trattato sulle coniche) alla matematica (costruisce una macchina calcolatrice, la pascaline) e alla fisica, lavorando sulla scia dei problemi sollevati dal cartesianesimo, mentre, sul piano filosofico e religioso, la sua riflessione si intreccia con le vicende storiche del giansenismo – dalle tesi del vescovo Cornelio Giansenio che con Augustinus (postumo, 1641), proponeva, contro la rilassata morale gesuitica, di tornare alla religiosità severa di Agostino, centrata sul peccato originale e sulla limitata capacità di salvezza dell’uomo, senza l’intervento della grazia – e con la diffusione delle sue tesi semiprostestanti che si diffondevano dal convento di Port Royal.
Di Fabio Chiusi. L’articolo è uscito nel 2016 su Valigia Blu.
È un giorno qualunque, nell’era dei robot, e il lavoratore tipo esce di casa per recarsi in ufficio. Le macchine, per strada, si guidano da sole. Il traffico pure: si dirige da sé. Lo sguardo può dunque alzarsi sopra la testa, dove, come ogni giorno, droni consegnano prodotti e generi alimentari di ogni tipo – oggi, per esempio, il pranzo suggerito dal frigorifero “intelligente”.
Sul giornale – quel che ne resta – gli articoli sono firmati da algoritmi. Giunto alla pagina finanziaria, il nostro si abbandona a un sorriso beffardo: il pezzo, scritto da un robot, parla delle transazioni finanziarie compiute, in automatico, da altri algoritmi.
Entrato in fabbrica, poi, l’ipotetico lavoratore di questo futuro (molto) prossimo si trova ancora circondato dall’automazione; per la produzione, ma anche per l’organizzazione, la manutenzione, perfino l’ideazione del prodotto: a dirci cosa piace ai clienti, del resto, sono ancora algoritmi.
Quel che mi resta, pensa ora senza più sorridere, è coordinare robot, o robot che coordinano altri robot. Finché ne avranno bisogno.
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