10 marzo 1948, assassinio di Placido Rizzotto

by gabriella

Placido Rizzotto (2/01/1914 – 10/03/1948)

Platone (328-27 – 348-7)

Placido Rizzotto era un giovane contadino che dopo aver visto la seconda guerra mondiale e aver combattuto la guerra partigiana, si era messo alla testa delle rivolte contadine per l’occupazione delle terre incolte a Corleone, in Sicilia.

Placido combatteva contro l’ingiustizia millenaria dei feudatari e dei loro squadristi che ogni mattina, sulla piazza del paese, chiamavano i lavoratori a giornata ad uno ad uno, escludendo quelli che avevano alzato la testa e non avevano mostrato rispetto.

Portato via sulla piazza del paese il 10 marzo 1948, senza che nessuno osasse uscire a difenderlo, fu gettato, forse ancora vivo, in un dirupo inaccessibile a Roccabusambra, poco fuori Corleone.

Aveva appena tenuto un discorso memorabile alla Camera del Lavoro, nel quale aveva spiegato ai braccianti che lo ascoltavano che il nemico da combattere non erano il padrone o la mafia, ma la paura e l’ignoranza che cementano un potere ingiusto.

Quando le sue ossa sono state ritrovate, 64 anni dopo la sua scomparsa, il 9 marzo 2012, avevo la radio accesa e scrivevo il testo di una lezione introduttiva su Platone.

Sentendo leggere passi del suo ultimo discorso, mi sono accorta che Placido aveva capito, senza aver mai letto un dialogo platonico, il problema di “pensare la città giusta” e usava  proprio le stesse parole di quell’uomo vissuto duemilacinquecento anni prima, per spiegare ai suoi compagni che l’ignoranza e la paura sono ciò che tiene in piedi l’ingiustizia.

Per questo la lezione introduttiva su Platone contiene un frammento di quel discorso [dal minuto 3:34]:

 

Nel video seguente, la sua storia raccontata da Pippo Fava nell’ultima intervista rilasciata prima di essere, a sua volta, ucciso [la versione integrale qui e qui].

 

Il discorso di Placido Rizzotto: pensare la «città giusta» in termini socratico-platonici

Il discorso che precede la decisione dei contadini di Corleone di occupare il feudo incolto dello Sciasatto incarna fedelmente lo spirito socratico.

Rizzotto mostra infatti, con precisione esemplare, come la giustizia sia il risultato dell’agire giusto e come l’oppressione e l’ingiusta servitù siano il prodotto dell’incapacità di “vedere” il bene affermandolo nella concretezza della propria vita.

ammazzateci tutti«Non si nasce schiavi o padroni – spiega Rizzotto – se uno ci vuole diventare ci diventa».

La condizione servile è, infatti, prima ancora che sociale ed economica, spirituale e “conoscitiva”, perché vivere da uomini liberi, cioè affermare infinitamente la giustizia, disattiva i meccanismi di oppressione e di controllo e libera nello stesso momento se stessi e la città.

MassimoE’ quindi l’ignoranza del bene che prende forma nelle «nostre paure e nei nostri piccoli egoismi» a rendere effettivo l’arbitrio dei potenti e la violenza dei mafiosi.

La conclusione del sindacalista è così convintamente socratica:

«noi dobbiamo restare uniti compagni, perché da soli non si cambiano le cose»,

non è la santità di un individuo o la (platonica) reggenza dei filosofi a riportare la città alla giustizia, ma la cittadinanza, cioè l’intelligenza del vero e del bene di tutti i suoi abitanti.

Quella enunciata da Rizzotto è quindi l’indicazione di un mondo giusto in cui non «i re», ma tutti i cittadini sono diventati «per grazia divina», filosofi (cfr. Lettera settima in Platone), uomini nuovi.

Rizzotto non era un eroe isolato, in quegli anni (in cui la CGIL era diretta da Giuseppe Di Vittorio, non Lama o Trentin) i sindacalisti non morivano di sola mafia.

Il video seguente, tratto da Pane e liberta, ritrae un Di Vittorio in Parlamento, tenere il suo discorso sull’eccidio di tre braccianti in sciopero durante la repressione ordinata da Mario Scelba, Ministro degli Interni del governo De Gasperi.

 

 

Per approfondire la figura di Rizzotto e le circostanze del suo omicidio, si vedano: Giuseppe Casarrubea, Placido Rizzotto e la mafia corleonese e Giuseppe Casarrubea, Un bel funerale per Placido Rizzotto.

 

 

Riepilogo didattico

 

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