Il bullismo è un fenomeno sociale che solo di recente ha attirato l’attenzione dei ricercatori.
In particolare, nelle scuole inglesi il fenomeno è monitorato dagli anni ’80.
Con il termine bullismo, dall’inglese bullying (prepotenza, vessazione) si identificano tutti quegli atti che mirano deliberatamente a far male o a danneggiare un coetaneo e che si ripetono nel tempo, protraendosi per settimane, talvolta mesi o anni
Indice
1. Identikit del fenomeno
2. Il bullismo per la psicologia
3. Il profilo psicologico del bullo: gli esempi deamicisiani di Franti e Maria Vinini
4. Il bullismo come fenomeno sociale
1. Identikit del fenomeno
Che cos’è
Le caratteristiche dell’azione del bullo sono:
- L’intenzionalità della condotta vessatoria: il bullo agisce deliberatamente con la precisa finalità di arrecare danno e procurare sofferenza fisica o psicologica, alla vittima;
- La persistenza nel tempo di tali atti: sebbene anche un singolo episodio grave possa essere considerato una forma di bullismo, solitamente le prevaricazioni sono frequenti e ripetute;
- L’asimmetria di potere: tra il soggetto bullo e la vittima intercorre una relazione asimmetrica, all’interno della quale il bullo mantiene stabilmente una posizione up, la vittima rimane down, senza avere la forza di reagire per porre fine alla situazione di disagio.
Come si manifesta:
- Bullismo fisico: colpire con pugni e calci, appropriarsi degli effetti personali di qualcuno o danneggiarli;
- Bullismo verbale: deridere, insultare, prendere in giro ripetutamente qualcuno, fare affermazioni razziste;
- Bullismo indiretto: diffondere pettegolezzi fastidiosi o false dicerie sul conto di qualcuno;
- Bullismo relazionale: escludere uno o più coetanei dai gruppi di aggregazione.
2. Il bullismo per la psicologia
L’uso scientifico del termine “bullismo” è stato introdotto in Svezia, nel 1972, nell’ambito di una ricerca sull’aggressività, con significato del tutto analogo a quello di mobbing.
Il termine mobbing (dall’inglese mob, folla), coniato nel 1962 da Lorenz nel contesto della nascente etologia, indicava
l’attacco collettivo di una moltitudine di animali più deboli nei confronti di un animale più forte, il predatore.
Lorenz, insomma, ha utilizzato il temine per riferirsi a un tipo di comportamento animale, in particolare a quello di un piccolo uccello, la cutrettola, che attacca in gruppo per allontanare un uccello più grande, il falco, dal proprio territorio.
Il termine ha dunque acquisito maggiore potenza metaforica per esprimere con tutta la forza dell’immagine dell’assalto e dell’accerchiamento in gruppo, la situazione di terrore psicologico dovuta all’isolamento della vittima di fronte all’ostilità degli altri.
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