5 Gennaio, 2014
by gabriella
L’economia, nel doppio senso che l’inglese distingue in economy (l’oggetto) e economics (la disciplina che lo studia), comincia a costituirsi come campo solo nell’era moderna, in un lungo processo che culmina alla fine del XVIII secolo con la costituzione di un nuovo sapere: l’economia politica. Michel Foucault ha studiato questa genesi nel sesto capitolo de Le parole e le cose, un testo che ha il grande merito di mostrare come oggetto e disciplina si strutturino insieme, evitando quindi il grande anacronismo delle “storie interne”, e cioè quella forma narrativa antistorica che mette in scena un oggetto eternizzato nelle forme in cui oggi ci appare e segue l’affinamento degli strumenti concettuali forgiati per analizzarlo come se lo avessero sempre avuto di fronte.
1. Dall’analisi delle ricchezze all’economia politica
Lo sguardo archeologico di Foucault cerca di restituire la dimensione particolare del dibattito da cui nasce l’economia politica, senza cedere alla tentazione di vedere nei dibattiti del passato l’anticipazione di temi e problemi dell’oggi. Mantiene cioè operante quel rapporto di alterità che è condizione fondamentale della conoscenza storica (e antropologica). Attraverso i caratteri del tutto particolari dei problemi, Foucault contribuisce inoltre a indicarci la profonda storicità della teoria economica che non è letta come il progressivo affinarsi di una lettura di un dominio del reale (l’economia) dato come presente da sempre, ma mostra invece come il dibattito teorico e la costituzione del dominio economico procedano parallelamente.
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14 Agosto, 2013
by gabriella
Una buona introduzione alla moneta P2P, valuta crittografica che disintermedia la circolazione del denaro, legandosi (anche) al fenomeno della creazione di monete locali in risposta alla pauperizzazione dei territori investiti dalla crisi.
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L’attuale creazione di denaro dal nulla, operata dal sistema bancario, è identica alla creazione di moneta da parte dei falsari. La sola differenza è che sono diversi coloro che ne traggono profitto.
Maurice Allais, Ascesa e declino della civiltà, 1961/68
1 – Introduzione
Le banconote che usiamo non hanno un valore intrinseco, sono semplici pezzi di carta che accettiamo per facilitare lo scambio di merce e servizi. Il “valore” del denaro circolante è dato dal fatto che molte persone sono disposte ad accertalo in cambio di cose e servizi utili. Un tempo, l’oro era usato per le transazioni commerciali. Si usavano monete d’oro o banconote che potevano, almeno in teoria, essere scambiate per oro fisico. Non che l’oro abbia un valore in sé, esso è solo stato accettato lungo i millenni in modo universale. Le banconote “ancorate” all’oro fisico erano più “forti” e riscuotevano la fiducia della gente. Questo tempo è finito da molto. Oggi le banconote sono create con l’uso di sofisticate stampanti e non possono essere convertite in oro o altri beni fisici da chi le mette in circolazione: sono soldi creati “dal nulla”, le cosiddette monete fiat o monete a corso legale.
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22 Agosto, 2012
by gabriella
Dall‘inflazione al debito pubblico al debito privato. Wolfgang Streeck, direttore dell’Istituto Max-Planck per lo studio delle società di Colonia, spiega in un testo chiarissimo le tre tappe della storia del fallimento delle politiche di mercato nel secondo dopoguerra: la Grande Recessione.
Il testo che segue è una versione abbreviata di un’analisi pubblicata sulla New Left Review, n° 71, Londra, settembre-ottobre 2011 (traduzione dal francese di José F. Padova).
Giorno dopo giorno, gli avvenimenti che segnano la crisi ci insegnano che ormai i mercati dettano la loro legge agli Stati. Falsamente democratici e sovrani, questi ultimi si vedono prescrivere i limiti di ciò che possono fare per i loro cittadini e suggerire quali concessioni devono esigere da questi. Per quanto riguarda le popolazioni s’impone una constatazione: i dirigenti politici non servirebbero gli interessi dei loro concittadini ma quelli di altri Stati o di organizzazioni internazionali – quali il Fondo monetario internazionale (FMI) o l’Unione Europea (UER) – al riparo dalle costrizioni del gioco democratico. Il più sovente questa situazione è descritta come la conseguenza di un inconveniente sullo sfondo della generale stabilità: una crisi. Ma è veramente questo il caso?
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