Volos: la dracma? no il trueque

by gabriella

Le epoche di crisi di solito fanno germinare soluzioni ingegnose dirette a superare le difficoltà. Nel caso della città greca di Volos (una piccola località di 100.000 abitanti) la creazione della cosiddetta Rete di Interscambio e Solidarietà, due anni fa, non è derivata tanto dalla grave situazione economica che attraversa il Paese, ma dalla necessità di articolare un’alternativa da opporre all’attuale sistema economico [30 maggio 2012].

L’idea di fondo è partita dalle molteplici esperienze di comunità di trueque [1], che scambiano prodotti e servizi senza utilizzare alcuna moneta. Nel caso di Volos l’idea è stata perfezionata con la creazione di un modello di interscambio, il TEM (Unità Alternativa Locale, in greco), e di un avanzato sistema informatico così semplice nel suo funzionamento quanto efficace nei risultati.

“L’euro ce l’ha solo chi lavora, il TEM ce l’hanno tutti”.

Quando qualcuno entra a far parte della Rete gli si assegna un numero di conto e gli si concedono 300 TEM (1 TEM equivale a 1 Euro solo come riferimento nel momento di stabilire il valore di vendita), facilitando così il suo inizio per comprare o vendere prodotti o servizi. Il maggior numero di scambi si realizza il sabato in un mercatino all’apparenza tradizionale ma nel quale è escluso l’uso del denaro. Un’ampia offerta che include frutta, verdura, vestiti, libri, artigianato… ma anche apparecchi elettrici e perfino materiale per l’idraulica. Inoltre il sito web dell’associazione offre una lista completa sia di professionisti (medici, professori, elettricisti…) che di attività del luogo che fanno parte anch’esse della Rete (ottici, officine meccaniche, panetterie, macellerie…), che permettono il pagamento in TEM per tutta la settimana nell’orario commerciale ordinario. La pagina comprende anche una sezione di annunci dove ogni membro offre o chiede quello di cui ha bisogno. Più di 1.000 persone compongono già questo sistema economico alternativo e il numero continua a crescere.

“Con l’aiuto iniziale –spiega a Gara Emilia, una ceramista di 47 anni- ho potuto comprare frutta e zucchero per fare marmellate che poi vendo il sabato. Ho cominciato tre settimane fa e ho già ottenuto 800 TEM”, anche se confessa di averne spesi 500 per il parrucchiere, alimentari e qualche piccolo elettrodomestico di cui aveva bisogno. Alexandra vende insieme a suo padre, Iraklis, uova fresche provenienti dalle galline che tengono nel pollaio, “al principio ci costavano di più perché il loro cibo lo pagavamo in euro, ma ora abbiamo trovato un fornitore di mangimi per animali che vende in TEM”, ci racconta. Per questa giovane di 25 anni l’iniziativa “è una filosofia per cambiare le cose senza denaro. Non sono contro l’euro, ne ho bisogno per pagare certe cose -chiarisce- ma per quanto possibile cerco di non usarlo. Preferisco il TEM perché è una cosa che tutti possono usare, l’euro ce l’ha solo chi lavora”. E assicura convinta che “con il TEM si può accedere a molte opzioni, in vari modi, decidi tu. Tutti hanno qualcosa da dare o da offrire”.

L’uso di internet ha facilitato in grande misura l’interscambio e soprattutto il controllo del debito. Khristos, un ingegnere appassionato di software libero e cofondatore del progetto, è il responsabile dello sviluppo di un sistema informatico che è stato progettato su misura grazie ai programmi a codice aperto. Il suo avanzato funzionamento gli ha valso il riconoscimento della Banca d’Inghilterra per la forma e la sicurezza con cui si effettuano i trasferimenti. Migliore e più veloce di qualsiasi banca su internet, i movimenti tra venditori e acquirenti sono registrati istantaneamente senza commissioni né ritardi, permettendo anche uno scoperto fino a 1.200 TEM nel conto di un utente.

Dato che il TEM non esiste fisicamente, la forma di pagamento si realizza in tre modi: usando un contrassegno (uguale agli assegni bancari) dotato di un marchio di sicurezza, mediante trasferimenti via internet e, fiore all’occhiello, con un semplice SMS. Inviando un messaggio con i numeri dell’ordinante e del beneficiario, oltre all’importo, il sistema manda immediatamente messaggi confermando il trasferimento e mostrando a ognuno di essi il saldo risultante nel loro conto dopo l’operazione effettuata.

Per quanto il volume degli scambi non sia ancora molto elevato, Khristos calcola che un sabato di mercato si possano raggiungere i 3.000 o 4.000 TEM, anche se questa cifra scende durante la settimana. I prodotti alimentari, la frutta e la verdura sono di gran lunga i più richiesti, insieme ai servizi professionali (idraulici, avvocati…). In ogni caso, “la cosa più importante è che la gente si conosca e  che esista una reciproca fiducia, la Rete è importante ma il contatto diretto è fondamentale -ci spiega Khristos-. La nostra iniziativa non è stata motivata dalla crisi economica, ma dalla necessità di applicare i nostri valori e cambiare l’attuale sistema economico. Contro tutto questo è stata pensata la Rete, come forma alternativa di interscambio economico”.

Un’altra dei fondatori di questo progetto è Marita Hupis, fortemente influenzata dalle esperienze sviluppate in Argentina e Uruguay dieci anni fa. Marita espone i principi sui quali si basa la Rete di interscambio: uguaglianza, parità, trasparenza, solidarietà e partecipazione. “Tutti i membri sullo stesso piano decidono in assemblee periodiche le questioni relative al funzionamento della Rete. Le decisioni sono collettive, facendo leva sul carattere sociale dell’iniziativa, e sono orientate alla creazione della società che vogliamo”.

La crescita dell’organizzazione li ha portati a pensare la creazione di un “centro assistenza” nelle strutture cedute dall’Università della Tessaglia. “Il centro disporrà di ambulatori medici, naturopati,  massaggiatori… tutto ciò di cui uno può aver bisogno nel campo della salute”, ci informa. E ci sarà anche un caffè dove lavoreranno diverse persone disoccupate. Dato che gli edifici erano abbandonati da tempo si è dovuto restaurarli e condizionarli, contando per questo sull’aiuto di tecnici e, anche di artisti locali che hanno collaborato alla ristrutturazione. Tutti i componenti dei gruppi di lavoro (segreteria, pubblicità, infrastrutture, pulizia…) riscuotono lo stesso importo: 6 TEM ogni ora di lavoro. “Questi gruppi sono aperti e vi partecipa tanta gente quanta è necessaria in un dato momento”, ci spiega Marita.

Il successo della Rete, che oltrepassa già le frontiere, sta incoraggiando altre città greche a seguire l’esempio. “È una buona opzione per cambiare le cose e in un certo senso è un cambiamento rivoluzionario”, aggiunge orgogliosa Alexandra.

Fonte: http://www.rebelion.org/noticia.php?id=149932

NOTA [1]: Sembra opportuno lasciare il termine originale spagnolo trueque (baratto) proprio perché nell’esperienza di Volos c’è un evidente riferimento al modello argentino, come spiega più avanti uno dei fondatori della rete

Traduzione Andrea Grillo

http://www.senzasoste.it/le-nostre-traduzioni/la-citta-greca-di-volos-mette-in-pratica-un-sistema-economico-alternativo

Contro il cancro del debito anche a Lisa Bortolotti è venuto in mente qualcosa del genere.

[youtube=http://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=0zOeYR8DbJE]

Dal Guardian del 2 gennaio 2013, tradotto da Voci dall’Estero

Al mercato di Volos la giornata è stata molto intensa. Angeliki Ioanitou ha venduto una quantità decente di olio d’oliva e di sapone, mentre la sua amica Maria ha fatto buoni affari con le sue torte fresche.

Ma non un solo euro è passato di mano – nessuno dei clienti di questa mattina piovosa di sabato si è preso la briga di portare soldi. Per molti di coloro che frugano tra gli scaffali degli abiti usati, degli elettrodomestici e delle marmellate fatte in casa, il bisogno di sopravvivere ha fatto sì che il denaro sia stato completamente soppiantato.
E’ tutta una questione di scambio e di solidarietà, di aiuto reciproco in questi tempi molto duri” dice entusiasta Ioanitou, i capelli raccolti sotto un berretto di feltro. “Si potrebbe dire che molti di noi sognano un’utopia senza l’euro.”
In questa vivace città portuale, ai piedi del Monte Pelio, nel cuore della più fertile pianura della Grecia, gli abitanti locali hanno escogitato un nuovo modo di affrontare l’austerità – l’adozione di una loro propria valuta alternativa, conosciuta come il Tem. Mentre il paese combatte con la sua peggiore crisi dei tempi moderni, con i Greci che perdono fino al 40% del loro reddito disponibile a causa delle politiche imposte in cambio degli aiuti internazionali, il sistema ha avuto un enorme successo. Gli organizzatori dicono che circa 1.300 persone si sono iscritte alla rete informale del baratto.
Per utenti come Ioanitou, ad esempio, la moneta – una forma di community banking controllata esclusivamente on-line – non è solo un antidoto efficace contro i tagli salariali e l’impennata delle tasse, ma è il “miglior tipo di shopping therapy”. “Un Tem è l’equivalente di un euro. Il mio olio e il mio sapone mi hanno fruttato 70 Tem con i quali ho comprato arance, dolci, pannolini, prodotti per la pulizia e decorazioni natalizie» ha detto la giovane. “Mi sono rimasti 30 Tem. Per le donne, che sono le più colpite dalla disoccupazione, e non hanno i kafeneia [caffè] dove andare, come fanno gli uomini, è come appartenere a un’associazione che offre un enorme sostegno.
La crisi economica sempre più profonda che la Grecia sta attraversando ha portato nuovi utenti. Con le famiglie che sempre più numerose precipitano nella povertà e nella disperazione, i negozi, i caffè, le fabbriche e le imprese hanno fatto ricorso ad un sistema in cui i beni e i servizi – tutto, dalle sessioni di yoga alle cure sanitarie, al baby-sitting alla consulenza informatica – sono negoziati in cambio di crediti.
Per molti questo svolge un duplice ruolo, da un lato  supplisce a una completa perdita di reddito e dall’altro crea una rete di protezione, in questa fase di particolare difficoltà della loro vita” dice Yiannis Grigoriou, un sociologo laureatosi nel Regno Unito, tra i fondatori della rete. “La vecchia generazione in questo paese si può ancora ricordare di quando il baratto era un fatto comune. Nei villaggi si scambiava latte e formaggio di capra con farina e carne.
Altre iniziative popolari sono fiorite in tutta la Grecia. Sempre più privi di sostegno sociale, di uno stato sociale capace di soddisfare le esigenze di un numero crescente di poveri e di affamati, la gente ha messo in atto delle reti commerciali di questo tipo nei sobborghi di Atene, nell’isola di Corfù, nelle città di Patrasso e di Katerini.
Ma Volos è stata la prima, e la rete è di gran lunga la più estesa. Fino a poco tempo fa la città, 200 km a nord di Atene, era un fiorente centro industriale con un porto che non solo collegava la terraferma alle isole vicine, ma, prima che la Siria precipitasse nella guerra civile, era una rotta commerciale tra la Grecia e il Medio Oriente. Una volta famosa per il suo tabacco, Volos era sede di mulini e cementifici, acciaierie e lavorazioni di metalli.
Ma, oggi, è famosa per la disoccupazione, in un paese il cui tasso di disoccupazione ha recentemente raggiunto il record europeo del 26%, superando anche quello della Spagna.
Francamente il Tem è stato un salvavita,” ha detto Christina Koutsieri, venendo dal mercato con dei DVD e una borsa di generi alimentari. “Nel mese di marzo ho dovuto chiudere il negozio di alimentari che avevo da 27 anni, perché semplicemente non potevo sostenere tutte le nuove tasse e le bollette. Tutti quelli che conosco hanno perso il lavoro. E’ una tragedia.
L’anno scorso, il governo greco ha introdotto una legge che agevola i modi creativi di far fronte alla crisi. Per la prima volta, forme alternative di imprenditorialità e di sviluppo locale sono state attivamente incoraggiate.
Anche se la gente del posto insiste che il Tem, che è disponible anche sotto forma di voucher, non potrà mai sostituire le banconote – e non è stato pensato per evadere le tasse – dice che è comunque una valida alternativa.
Per i funzionari locali come Panos Skotiniotis, il sindaco di Volos, la moneta alternativa ha dimostrato di essere un ottimo modo di integrare l’euro. “Siamo tutti per il sostegno di alternative che possano contribuire ad alleviare le conseguenze della crisi economica e sociale“, ha detto. “Non potrà mai sostituire l’euro ma sta davvero aiutando i membri più deboli della nostra società. In tutte le attività sociali e culturali del comune, stiamo incoraggiando l’uso del Tem.”
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