Archive for Febbraio, 2014

28 Febbraio, 2014

Convegno CESP, La S/Valutazione della scuola pubblica. Insegnare oggi tra BES, INVALSI e nuovi tagli

by gabriella

cespLa S/Valutazione della scuola pubblica.

Insegnare oggi tra BES, INVALSI e nuovi tagli

Venerdì 28 Febbraio 2014

Auditorium dell’Istituto Professionale Cavour -Marconi-Pascal
Via Assisana,  Fraz. Piscille – PERUGIA

 

Registrazione partecipanti

8,45 –   9,00    Introduzione ai lavori

9,00 -10,30     Cesp – Perugia. BES – Vestire d’inclusione una politica che giustifica l’esclusione
Andrea Iomini (docente, libero ricercatore, Milano) INVALSI – La trappola della quantificazione: valutazione e meritocrazia
10,30 – 10,45  Pausa

                           Marco Barone (Avvocato, Bologna) Nuovi tagli – Scuola e professione docente nei più recenti provvedimenti normativi

12,00 – 13,30 Dibattito

27 Febbraio, 2014

Alain Gousseau, BES. Quale inclusione?

by gabriella

ESCLUSIONETraggo da La letteratura e noi, questa riflessione critica sulla direttiva MIUR che invita ad individuare nei nostri studenti la presenza di bisogni educativi speciali.

Mi permetto di proporre alcune riflessioni in riferimento al dibattito in corso nel mondo della scuola e degli ambienti pedagogici sulla questione dei cosiddetti ‘bisogni educativi speciali’ che ha trovato una sua esplicita formalizzazione nei documenti del Miur di dicembre 2012 e marzo 2013.

Considero la questione estremamente delicata e complessa ma anche importante poiché è il riflesso di una concezione della scuola e di una visione della gestione delle differenze in termini di apprendimento, crescita individuale e collettiva. In sostanza ne va del modello di società che vogliamo costruire formando le future generazioni e quindi della nostra idea di democrazia.

Faccio rapidamente alcune considerazioni e pongo alcuni quesiti sui quali invito il mondo della scuola ma anche dell’educazione in generale a riflettere seriamente:

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22 Febbraio, 2014

Silvio Antoniano, Del batter i fanciulli

by gabriella

BUB174_R Antoniano SilvioTraggo da Muntu il capitolo dedicato alla severità pedagogica dei Tre libri dell’educatione christiana dei figliuoli (1584) di Silvio Antoniano (1540-1603), pedagogista e filosofo della controriforma ignoto ai più, divenuto improvvisamente celebre con l’inclusione nelle Indicazioni Nazionali per le scienze umane della riforma Gelmini.

In questo testo, la teorizzazione della violenza pedagogica di cui l’autore, erede della visione pedagogica veterotestamentaria, si fa portatore. Qui, una recente riaffermazione della bontà delle sculacciate da parte del papa.

 

Del batter i fanciulli

Cosi come le Città, per bene, et quietamente conservarsi, adoprano il premio, et la pena; con l’uno eccitando la virtù, et con l’altra reprimendo il vitio; così possiamo dire, che il medesimo sia necessario nel governo della casa, che è à guisa d’una piccola Città. Et per tanto non si deve negare, che conviene, che il padre di famiglia, che tiene il luogo del magistrato, adopri la verga, et il flagello, per correttione de i figliuoli, ò per ritirarli dal male, ò per incitarli al bene.

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11 Febbraio, 2014

Cecilia Calamani, I Patti lateranensi

by gabriella

patti_lateranensiEsattamente 85 anni fa il Duce firmava i Patti che ancora oggi governano i rapporti fra lo Stato italiano e la Chiesa cattolica e così li consacrava: «Con gli atti dell’11 febbraio il fascismo raccomanda il suo nome ai secoli che verranno».

Maggio 1929. Il capo del governo Benito Mussolini mette ai voti nel parlamento fascista la ratifica dei Patti lateranensi già firmati l’11 febbraio con il cardinale Pietro Gasparri in rappresentanza della Santa Sede. Nel discorso conclusivo al Senato, il Duce bacchetta apertamente Benedetto Croce, che ravvisa nei Patti un tradimento del principio “Libera Chiesa in libero Stato” evocato da Cavour subito dopo la costituzione del Regno di Italia:

«Ma ora debbo occuparmi del discorso del Senatore Croce […] Ed allora siccome il protocollo lateranense si compone di tre parti: trattato, concordato e convenzione finanziaria, bisogna scendere al concreto. E’ il “modo” del trattato che non vi piace? Vi sembrano forse eccessivi quei quarantaquattro ettari, cioè l’attuale Vaticano con qualche cosa in meno, passati in sovranità al Sommo Pontefice, oppure vi sembra sterminato il numero di quattrocento sudditi volontari, non tutti italiani, che formeranno il popolo della Città del Vaticano? Sono i millecinquecento milioni di lire carta che feriscono la vostra sensibilità di cauti amministratori delle vostre rendite, oppure è il concordato, oppure tutte le tre cose insieme? […] Ho molto riflettuto su questa formula; ma io credo che lo stesso Cavour non si rendesse conto di che cosa, in realtà, questa formula potesse significare. Libera Chiesa in libero Stato! Ma è possibile? Nelle nazioni cattoliche, no. Le nazioni protestanti hanno risolto il problema, facendo in modo che il capo dello Stato sia anche il capo della loro religione, e hanno costituito la Chiesa nazionale.

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10 Febbraio, 2014

Stuart Hall et al., Perché la crisi non ha prodotto il rigetto dell’ideologia e delle prassi che l’hanno causata?

by gabriella

stuarthallIn occasione della morte di Stuart Hall, tra i massimi teorici dei cultural studies, ripropongo la recensione di Claudio Gnesutta al volume collettaneo sulla crisi neoliberale che ha ospitato uno dei suoi ultimi contributi.

L’idea che il mercato è l’unico modo per organizzare la società, l’unico modo per guardare il mondo, l’unico criterio per decidere che cosa è buono e giusto e cosa non lo è, ha reso egemonico un progetto nato come dottrina economica e trasformatosi in una filosofia politica di lotta sociale.

Perché la Grande Recessione non ha prodotto il rigetto dell’ideologia e delle pratiche che l’hanno causata? Le riflessioni nell’e-book “The neoliberal crisis”, di Stuart Hall, Michael Rustin, John Clarke e
Doreen Massey

What is this crisis? è la questione posta dall’ebook The Neoliberal Crisis nel quale Stuart Hall, Michael Rustin, John Clarke e Doreen Massey, collaboratori della rivista Soundings, indagano il ruolo materiale e culturale svolto dalla neoliberal revolution nella trasformazione della società inglese e ricercano le cause dell’attuale crisi e le prospettive politiche che ne possono derivare. Per quanto l’attenzione sia rivolta alla realtà britannica, le loro riflessioni hanno un interesse più generale, tenuto conto dell’importanza che ha avuto il thatcherismo e il suo prolungamento nel blairismo e nell’attuale cameronismo nel pensiero e nell’azione politica dell’ultimo trentennio.

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