Michel Foucault, Discorso e verità. La problematizzazione della parresia
Kant, Progetto per una pace perpetua
Secondo articolo definitivo per la pace perpetua: Il diritto internazionale deve fondarsi su una federazione di stati liberi [I. Kant, Progetto per una pace perpetua, BUR, 1968, pp. 36-40].
I popoli, quali stati, possono venir considerati come singoli individui, che nelle loro condizioni di natura (cioè nell’indipendenza da leggi esterne) si ledono già per la loro vicinanza e ognuno dei quali, per la propria sicurezza, può e deve pretendere dall’altro di entrare con lui in una costituzione simile alla civile, nella quale ad ognuno possa venire assicurato il proprio diritto. Ciò sarebbe una lega di popoli, ma non dovrebbe essere uno stato di popoli.
Carlo Michelstaedter, Il peso. Dialogo della salute
Goriziano, poeta e straordinario disegnatore, Carlo Michelstaedter si iscrisse alla facoltà di filosofia di Firenze, dopo aver scartato gli studi di matematica verso i quali si era orientato in un primo momento. Là preparò la tesi di laurea sui concetti platonici di persuasione e rettorica, senza trovare il coraggio di discuterla, immaginando che una discussione autentica, priva dei riferimenti di circostanza – sebbene il testo si confrontasse in greco con i classici – non avrebbe potuto essere accettata. Si uccise a ventitré anni, dopo aver completato La persuasione e la rettorica [Milano, Adelphi, 1982].
Al suo lavoro ho dedicato la tesi di laurea. Durante la preparazione passai alcuni giorni alla Biblioteca Statale Isontina di Gorizia per consultare i suoi inediti e dopo la laurea presi il passaporto per passare il confine sloveno e andare a trovare la sua tomba, ora a Nova Goriza. Là, nessuno sapeva indicarmi dove fosse il cimitero Rožna dolina finché, gettando lo sguardo giù dal ponte che stavo attraversando vidi delle pietre bianche spezzate tra due alti cipressi. Mi ricordai allora che il padre di Carlo aveva piantato quei due alberi sulle tombe dei figli, morti a breve distanza l’uno dall’altro, ad indicare le vette spirituali raggiunte da loro in vita.
Scesi di corsa e saltato il muro, entrai nel cimitero ebraico abbandonato. Trovai la tomba, con la lapide inclinata, in uno spazio libero dalle erbe selvatiche e dai rovi, sotto il cipresso. Non so se, da allora, qualcosa è stato fatto per ridare alla sua memoria lo spazio che merita.
Il peso [il testo introduttivo de La persuasione e la rettorica]
Un peso pende ad un gancio, e per pender soffre che non può scendere: non può uscire dal gancio; poiché quant’è peso pende, e quanto pende dipende. Lo vogliamo soddisfare: lo liberiamo dalla sua dipendenza. Lo lasciamo andare, che sazi la sua fame del più basso, e scenda indipendente fino a che sia contento di scendere. Ma in nessun punto raggiunto fermarsi lo accontenta, e vuole pur scendere, ché il prossimo punto supera in bassezza quello che essa ogni volta tenga.
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Giorgio Mariani, I reietti migranti di Steinbeck nella Grande Depressione
La recensione all’edizione italiana [I Nomadi, Il Saggiatore, pp. 113] di alcuni articoli dedicati da John Steinbeck alla condizione sociale degli okies nel 1938. Da Il Manifesto del 11 ottobre 2015.
Nel tentativo di costruire un corpus elettronico del romanzo di lingua inglese del Novecento, posti di fronte a una mole enorme di testi, Mark McGurl e Frank Algee-Hewitt hanno deciso di combinare tra loro un numero di elenchi già in circolazione – per esempio «i 100 migliori romanzi del ventesimo secolo della Modern Library» – per ovviare agli interessi implicitamente o esplicitamente partigiani su cui ognuno di questi cataloghi si basa. Dall’analisi quantitativa svolta si scopre che un solo testo ricorre in tutti gli elenchi accorpati: questo unico testo, che incontra l’approvazione dei critici di tendenze più disparate (accademici innamorati dello sperimentalismo, critici fedeli al realismo, studiosi delle letterature postcoloniali e «etniche») e che al tempo stesso è stato un enorme successo commerciale, è Furore di John Steinbeck.
Will Hunting
Una società ingiusta e diseguale esclude chi non ha, ad eccezione di chi è eccezionale.
La storia di Will Hunting è una sorta di prontuario di psicologia con relativo superamento: la lotta di potere al bar di Harvard, la psicoterapia che non cura finché non smette di essere una techne e non diventa una pratica filosofica, l’analfabetismo emotivo del protagonista, l’alcoolismo operaio del padre di Sean e del patrigno di Will e la tradizionale soluzione individuale ad un problema collettivo della sceneggiatura hollywoodiana. Il minutaggio per l’analisi in classe.
-01:52-01:51:34 il mago matematico
-01:51:25-01:46:30 la condizione del lavoro negli States e lotta di potere al bar
-01:37:46-01:33:48 i professionisti di successo della cura, imbottiti di saperi e conoscenze, ma incapaci di curare, cioè di “essere” (la differenza tra gli psicologi e il filosofo Sean)
-01:29:51-1:32 qualcuno che può aprire una breccia in lui perché è dello stesso ambiente
-01:20.31- 01:15:26: comprendere qualcuno e la vita
– 01:10:15- 01:08:12 la superfilosofia della paura
Maria Novella De Luca, La fabbrica del pregiudizio
Tratto da La Repubblica del 1 ottobre 2015.
I libri all’indice a Venezia e la campagna contro le unioni civili. Le “scuole di Dio” di Staggia Senese e i manifesti che minacciano la “compravendita dei bambini” nelle strade di Roma. La famiglia naturale contro “l’omosessualismo”, i comuni della Lega che in Lombardia si proclamano de-genderizzati e gli appelli su WhatsApp delle mamme di Brindisi per difendersi dal “genter” pronunciato con la T al posto della D… Le delegazioni di genitori che chiedono ai dirigenti scolastici di proteggere i loro figli dalla “contaminazione” gay, i filmati dei gruppi pro-life che annunciano un’apocalisse dei costumi, l’assessore veneto alle Pari opportunità Elena Donazzan che si scaglia contro i libretti delle giustificazioni perché, ormai da anni, non c’è più la parola mamma o papà.
Massimo Gramellini, Padri naturali
Il Buongiorno di oggi, tratto da LaStampa.it.
All’improvviso il protocollo un po’ scontato di ogni rito nuziale viene investito da una bufera di sentimenti incontrollabili. Amore e gratitudine. C’è una giovane donna che cammina verso il suo matrimonio, stretta con orgoglio tra l’uomo che l’ha messa al mondo e quello che l’ha cresciuta nella prosa della quotidianità. È un corteo da pelle d’oca, che se ne infischia dei ruoli formali e va dritto al succo della vita. In quest’epoca di famiglie liquide non è l’atto della procreazione a fare di un essere umano un genitore, ma la qualità del tempo che dedica a suo figlio. Biologico, adottivo o acquisito, importa poco. Importa che la paternità e la maternità sono diventati valori da condividere. Persino all’altare.
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