Posts tagged ‘Socrate’

1 Marzo, 2023

Il discorso di Alcibiade

by gabriella

alcibiadesNel Simposio è raccontata l’educazione sentimentale dei giovani di buona famiglia, il nobile scambio della loro bellezza per la sapienza di uomini fatti.

Farsi uomo voleva dire farsi fare (uomo) da un uomo (fatto). Ma si potrebbe dire lo stesso per le donne, vedi la scuola di Lesbo.

La giovinezza e la bellezza fanno di Alcibiade un amato perfetto. Socrate dovrebbe essere l’amante e infatti è questo che Alcibiade si aspetta. Il cortocircuito parte dal rifiuto di Socrate di porsi dal lato della sapienza: Socrate nega di sapere. Non ha niente da dare in questo scambio. Di più: non ha niente da prendere perché la bellezza di Alcibiade non ha valore ai suoi occhi.

Altrove Platone fa dire a Socrate che nell’amicizia (philia) amandosi fra amici si ama sempre il Bene ed è proprio quest’oggetto comune d’amore che tiene uniti gli amici (e gli amanti).

Allora Socrate ha ragione a respingere le pretese di esclusività di Alcibiade: nell’amore di Socrate per i bei ragazzi dall’animo bello e nel loro amore per lui c’è il comune amore per la sapienza, per il Bene desiderato come possesso perenne.

Amore è dunque un patto di ricerca in comune. Lo stesso patto che univa gli iniziati nell’Accademia platonica, come ribadito nella Lettera VII.

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Il discorso di Alcibiade

“Questo disse Socrate. Mentre tutti si complimentavano con lui e Aristofane cercava di dirgli qualcosa perché Socrate di sfuggita aveva fatto una allusione al suo discorso, ecco che si sentì bussare alla porta dell’atrio, e un gran vociare di gente allegra, e la voce di una suonatrice di flauto.
“Ragazzi – disse Agatone – andate a vedere, presto. Se è uno dei miei amici, invitatelo ad entrare. Altrimenti dite che abbiamo già finito di bere e che stiamo andando a dormire.”

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28 Febbraio, 2023

La paideia filosofica, Socrate. Il sapere rende liberi

by gabriella

Socrate rappresenta l’atteggiamento filosofico più rigoroso di critica della tradizione e di rifiuto della credenza identificati con l’ignoranza delle ragioni per cui l’opinione si è formata in noi.

La sua insistenza sulla ricerca e sul domandare centrano la filosofia su quel lavoro etico e conoscitivo che chiamò dialettica, dopo averne rovesciato il significato sofista. Se la dialettica sofista era infatti l’arte di vincere un duello verbale, quella socratica è piuttosto il combattimento contro tutto ciò che in noi e nella vita in società è assunto senza intelligenza e senza esame per effetto dell’educazione e dell’influenza.


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8 Febbraio, 2019

Trasimaco, La giustizia è l’utile del più forte

by gabriella

Alle celebre affermazione del sofista secondo il quale la giustizia è la legge con la quale i forti impongono il loro vantaggio, Socrate obietta che la giustizia è piuttosto l’utile del più debole che uomini giusti sono disposti a perseguire.

Questi non cercano onori e fama, ma accettano di guidare lo stato «per non incorrere nel tremendo castigo di essere governati da chi è peggiore di loro».

La Repubblica di Platone nel bell’allestimento teatrale di Claudio Longhi messo in scena dalla Fondazione San Carlo di Modena il 7 e 9 febbraio 2014. Al minuto 22:15 lo scontro tra Socrate e Trasimaco davanti a Polemarco, l’ingenuo figlio del padrone di casa, Cefalo e l’affermazione del sofista, a conoscenza dei meccanismi del potere, che «la giustizia è l’utile del più forte».

Trasimaco: Credi davvero, Socrate, che i pastori mirino al bene delle pecore e dei buoi? Che li nutrano e li ingrassino e li curino per uno scopo diverso da quello dei padroni e del loro proprio? E allo stesso modo pensi che i governanti ignorino il loro profitto? La giustizia! La giustizia è un bene utile a chi è più forte e governa, ma è un danno per chi obbedisce e serve. I sudditi fanno il bene del padrone e lo rendono felice servendolo, ma non riusciranno mai a rendere felici loro stessi. La tirannide porta via i beni altrui, sacri, profani, pubblici, privati. A coloro che si macchiano di simili misfatti di solito si dà il nome di sacrileghi, di schiavisti, di rapinatori, di ladri … e invece quando uno, oltre che delle sostanze dei loro cittadini, si impadronisce anche delle loro persone e se ne serve come di schiavi facendosi tiranno, ecco che viene dato il nome di felice e beato, nonostante abbia realizzato l’ingiustizia assoluta. Ecco, l’ingiustizia è assai più degna di un uomo libero di quanto lo sia la giustizia.

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10 Gennaio, 2019

Pierre Hadot, Il domandare socratico

by gabriella

Tratto da Che cos’è la filosofia antica? Torino, Einaudi, 2010.

Quando Socrate pretende di non sapere che una cosa, ossia di non sapere nulla, è perché rifiuta l’idea tradizionale del sapere.

Il suo metodo filosofico non consisterà nel trasmettere un sapere, il che equivarrebbe al rispondere alle domande dei suoi discepoli ma, al contrario, nell’interrogare i suoi discepoli, dato che lui stesso non ha niente da dire, niente da insegnare riguardo al contenuto teorico del sapere […].

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Tuttavia, questa critica del sapere, apparentemente del tutto negativa, ha un doppio significato.

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1 Gennaio, 2019

Platone, Apologia di Socrate

by gabriella

socrateIl testo dell’Apologia, basato sulle edizioni curate da Patrizio Sanasi per Ousia.it e di Gabriele Giannantoni [Platone, Opere complete, Bari-Roma, Laterza, 1982].

Vedi anche Giampaolo Terravecchia, Socrate e l’Aikido verbale dell’Apologia, dicembre 2015

 

Parte Prima. La difesa di Socrate

I – Ufficio dell’oratore è dire la verità

[17] Io non so proprio, o Ateniesi, quale effetto abbiano prodotto su di voi i miei accusatori. Quanto a me, mentre li ascoltavo, divenivo quasi dimentico di me stesso: tale era il fascino della loro eloquenza! Eppure, se debbo proprio dirlo, non una parola di verità era in loro. Ma, tra tutte le loro menzogne, quella che mi ha maggiormente colpito è  questa: essi dissero che dovevate stare bene in guardia per non lasciarvi trarre in inganno da me, essendo io un astuto parlatore. E questa mi è parsa la loro maggiore impudenza, in quanto si sono esposti con vergogna a farsi immediatamente smentire, giacchè vi mostrerò con i fatti come io non sia quell’ “astuto parlatore” che dicono. A meno che essi non intendano per “astuto parlatore” chi dice la verità; in tal caso concedo loro di essere un “oratore”, ma non certo alla loro maniera.

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28 Maggio, 2018

Nietzsche

by gabriella
Nietzsche

Friedrich Nietzsche (1844 – 1900)

Vissuto interamente nell’800, il genio di Nietzsche ha condizionato potentemente il 900 con la sua lettura dell’Occidente e i grandi temi e concetti della morte di Dio, dell’Übermensch (il superuomo, nel senso dell’oltrepassamento di sé), della volontà di potenza e dell’eterno ritorno dell’uguale.

 

Indice

1. La fine, la grandezza, la strumentalizzazione e la rilettura
2. La nascita della tragedia

2.1 L’apollineo e il dionisiaco

3. Socrate e la morte della tragedia
4. Il prospettivismo
5. Le Considerazioni inattuali

5.1 La seconda Inattuale: Sull’utilità e il danno della storia per la vita
5.2 Terza e quarta Inattuale: Schopenhauer come educatore, Richard Wagner a Bayreuth

6.La filosofia del sospetto.Il Nietzsche illuminista di Umano, troppo umano
7. La filosofia del mattino

7.1 La morte di Dio
7.2 La diagnosi del nichilismo dell’Occidente

8. Il pensiero meridiano e i temi di Zarathustra

8.1 Il superuomo
8.2 L’eterno ritorno dell’uguale

9. La volontà di potenza

10. Filosofare col martello

Wikiradio, I biglietti della follia e la biografia filosofica di Nietzsche raccontati da Maurizio Ferraris


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20 Dicembre, 2017

Kant e l’ascensore. E’ possibile un’etica della libertà? Cioè un mondo giusto senza regole, prescrizioni e autorità?

by gabriella

KantstudentiDa qualche anno, affrontando l’etica kantiana, propongo ai miei studenti un delicato quesito morale: è giusto prendere l’ascensore della scuola (l’uso è stato riservato dalla Preside al personale scolastico e alla disabilità motoria, ma molti studenti lo violano)? E’ libero chi lo fa?

Tra gli ottimi lavori di quest’anno c’è quello di Rita che insiste socraticamente sull’universalità della ragione umana e sulla possibilità di diventare autonomi obbedendo solo ad essa, dunque a se stessi. Tra quelli di due anni fa c’è quello di Lucrezia che osserva quanto sia difficile uscire dallo stato di minorità ed eterodirezione a causa della tutela educativa imposta da piccoli e diventata un’abitudine; quello di Sonia che scandisce con precisione la differenza tra massima e imperativo, cioè tra un comportamento che si impone per sé, necessariamente, e ciò che giova solo al singolo, e quello di Benedetta, che analizza non tanto la minorità diffusa e soffocante, ma la naturale libertà e razionalità dell’uomo, quale possibilità sempre (e per tutti) a portata di mano e da scegliere con coraggio.

 

Problema

Nella Risposta alla domanda Che cos’è l’Illuminismo, Kant oppone la minorità e l’eterodirezione al sapere e all’autonomia. Ma cosa vuol dire esattamente essere “autonomi”? Che rapporto c’è tra l’autonomia e il “fare di testa propria”? E’ autonomo chi agisce in base alla propria opinione?

Tenendo conto che, nella Critica della ragion pratica, Kant esprime questa relazione con il rapporto tra massime e imperativo categorico, esamina il caso dell’ascensore: nella nostra scuola è vietato agli studenti usare l’ascensore perché riservato agli insegnanti e a tutto il personale scolastico. Si tratta di una norma spesso disattesa. Perché alcuni studenti la violano? Con quale ragione? Si tratta di un comportamento autonomo, cioè libero, in senso proprio o no? Quale sarebbe il comportamento libero, rispetto al caso in questione? 

 

Materiali

Commento alla Critica della ragion pratica e Risposta alla domanda “Che cos’è l’Illuminismo”? in Kant, e Kant. L’educazione come umanizzazione.

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27 Aprile, 2017

Senofonte, Detti memorabili di Socrate

by gabriella

Il testo online

Senofonte (430/425 – 354 a. C.)

5 Maggio, 2016

Kierkegaard

by gabriella
Soren Kierkegaard (1813 - 1855)

Søren Kierkegaard (1813 – 1838)

L’esistenza non può essere pensata senza movimento e il movimento non può essere pensato sub specie aeterni. Trascurare il movimento non è propriamente un capolavoro, e introdurlo come passaggio nella logica, e con esso il tempo e lo spazio, non è che una nuova confusione.

Infatti, nella misura in cui il pensiero è eterno c’è una difficoltà per l’esistente. L’esistenza è come il movimento: è molto difficile avere a che fare con essa. Se li penso li abolisco e quindi neanche li penso più. Sembra pertanto che sia esatto dire che c’è qualcosa che non si lascia pensare: l’esistere. Ma la difficoltà ritorna, e ciò per il fatto che il pensatore esiste, e il pensare pone insieme l’esistenza […]. L’esistere è per l’esistente il suo supremo interesse e l’interessamento ad esistere è la sua realtà. Ciò in cui consiste la realtà non può essere esposto nel linguaggio dell’astrazione. La realtà è un inter-esse tra l’unità ipotetica dell’astrazione di essere e pensiero […].

Dio non pensa, Egli crea; Dio non esiste, Egli è eterno. L’uomo pensa ed esiste e l’esistenza separa pensiero ed essere, li distanzia l’uno dall’altro nella successione […].

Kierkegaard, Postilla conclusiva non scientifica

Vita di Søren

Nella vita di Søren Kierkegaard c’è un grande scarto tra la esiguità degli avvenimenti esteriori e la complessità di un’esperienza interiore che rimane in più punti indecifrabile, nonostante le migliaia di pagine del Diario e i numerosissimi spunti autobiografici presenti nelle opere. Il filosofo stesso ha voluto che così fosse:

«dopo la mia morte, nessuno troverà fra le mie carte (e questa è la mia consolazione) una sola spiegazione di ciò che propriamente ha riempito la mia vita».

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