Seconda lezione di sociolinguistica dedicata alla comprensione del rapporto tra pensiero e linguaggio, tracondizione sociale e competenze cognitivo/espressive. In questo testo esaminiamo il contributo dei sociolinguisti anglosassoni Basil Bernstein e William Labov.
La prima lezione è stata dedicata ai problemi dell’unificazione linguistica italiana e alle esperienze dei maestri degli esclusi, da don Milani a Bruno Ciari a don Sardelli.
La terza, invece, agli studi di Tullio De Mauro sull’analfabetismo strumentale, funzionale e di ritorno.
Quattro studi sull’intelligenza, quello di Lurija con i contadini uzbeki e kirghisi e di Tim Bearsley sul classico della teoria biologica dell’intelligenza di Herrnstein e Murray, The Bell Curve(1994) e due articoli sul programma americano Head Start.
Indice
1.Alexander Lurija, Studi sull’intelligenza con i contadini dell’Uzbekistan e della Kirghisia 2. Tim Beardsley, The Bell Curve e il ruolo dell’educazione nello sviluppo dell’intelligenza 3.Arthur Whimbey, L.S. Whimbey, Le terapie cognitive 4.Jerome Bruner, Successi e insuccessi del programma Head Start
1. Alexander Lurija, Studi sull’intelligenza con i contadini dell’Uzbekistan e della Kirghisia
Fondatore, con Lev Vygotzskij, della scuola storico-culturale, Alexander Lurija sostenne che i sistemi funzionali (l’intelligenza, il linguaggio, la memoria ecc.) non sono espressione di una organizzazione geneticamente prederminata, ma si sviluppano nell’ontogenesi sotto la pressione dell’ambiente e hanno natura storica, in quanto realizzati in un determinato momento della storia umana.
Pablo Pineda è un insegnante a attore spagnolo nato nel 1975 con la sindrome di Down. E’ stato il primo ragazzo europeo con Trisomia 21 a laurearsi (in Scienze della formazione).
Con il video Si podemos, girato con il gruppo di ragazzi down dell’Obra social di Madrid, la sua storia ha superato i confini della Spagna. Dall’età di sedici anni conduce trasmissioni televisive, rilascia interviste, gira film. La sua interpretazione in Yo tambien, una storia d’amore tra un ragazzo down e una ragazza normodotata, è stata premiata al Festival internazionale del film di San Sebastiàn. [Sottotitoli miei, traduzione di Greta Dormentoni. Attivarli cliccando sull’icona ]
In questa intervista, pubblicata da El Pais, il 12 dicembre 2003 e tradotta in italiano dal blog di Gigi Cortesi, Pablo Pineda ricostruisce la propria infanzia e la propria educazione. Il sevillano, ora trentanovenne, noto per essere stato il primo portatore di sindrome di Down a laurearsi, vi descrive la sua lotta per l’abbattimento del pregiudizio e dell’esclusione verso i ragazzi down, combattuta con il coraggio e l’abnegazione di chi ha qualcosa di più importante di se stesso a cui pensare [per approfondire, L’intelligenza].
La prima notizia che la mia era la sindrome di Down la ebbi a sei o sette anni. Un professore universitario che portava avanti il Progetto Roma¹, don Miguel Garcia Meleto, nell’ufficio del rettore mi domandò: ‘sai che cos’è la sindrome di Down?’. Io, innocentemente, gli dissi di si, anche se non ne avevo idea. Lui lo notò e si mise a spiegarmi che cosa fosse, anche se non era un genetista, ma un pedagogista. E io, siccome sono puntiglioso e ho una certa acutezza mentale, gli chiesi: ‘don Miguel, sono stupido?’ .
D. Perché glielo domandò?
Non so. E’ difficile saperlo. Chissà, se a sei anni ti associano ad una sindrome, tu lo associ al fatto di essere stupido o no. Lui mi disse che non ero stupido, e io gli domandai: “potrò continuare a studiare?”. Lui mi disse: “Si, certo”. Poi cominciò il processo della strada ; i bambini cominciarono a dirmi: “Poverino è malato”. E io mi infuriavo, perché non ero malato.
Come nasce il gesto violento e omicida dell’uomo sulla donna. Qual è il portato della società patriarcale di cui non riusciamo a liberarci. Come realizzare una “educazione sentimentale” che porti il maschio all’accettazione dell’altro come libertà e non come oggetto?
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